il Fatto Quotidiano, 15 maggio 2022
In California mai così poche piogge
In Italia. Le piogge di inizio maggio, benefiche ma non risolutive della lunga siccità, hanno indugiato al Sud tra domenica 8 e lunedì 9 con forti scrosci su Foggiano, Calabria ionica e Sicilia (126 mm domenica a Cerignola), più localmente in seguito con qualche temporale pomeridiano. Altrove – sotto un anticiclone associato ad aria nord-africana – è arrivato un precoce assaggio d’estate. I primi 30 °C dell’anno sono apparsi al Nord, fino a 31,8 °C presso Modena e 31 °C anche ai 590 m di Bressanone, valori sopra media di circa 8 °C. Aria più instabile ha rinfocolato temporali a partire da venerdì sera causando copiose grandinate sulle valli trentine, ma nei prossimi giorni il tempo tornerà soleggiato e ancora più caldo. Aprile 2022 era stato leggermente fresco secondo il Cnr-Isac con anomalia nazionale di -0,3 °C rispetto all’ultimo trentennio, ma il secco ha imperato facendo toccare un deficit di precipitazioni, dal 1° gennaio, prossimo al 50 per cento nell’insieme del Paese e al 60 per cento al Settentrione. E il prosieguo non promette bene: non sono in vista piogge rilevanti, l’intenso soleggiamento e le temperature elevate faranno fondere la poca neve rimasta sulle Alpi ed evaporare dai suoli l’umidità delle piogge recenti, mentre lungo il Po si sta esaurendo la già modesta onda di deflussi che una settimana fa a valle di Cremona aveva fatto alzare di un metro il livello del fiume in magra storica.
Nel mondo. Il caldo precoce ha invaso l’Europa con temperature fino a 36,0 °C in Andalusia e 32,4 °C in Austria presso il confine ungherese (qui record per la prima metà di maggio). Intanto il Pakistan soffoca in una nuova ondata di calore che, dopo l’aprile più caldo mai registrato in Asia, venerdì ha portato 50 °C a Jacobabad, città tra le più esposte al mondo a episodi estremi di caldo-umido che il riscaldamento globale renderà sempre più frequenti e potenzialmente letali. Piena estate pure dal Texas ai Grandi Laghi, record mensile di 35,6 °C in una serie dal 1896 in riva al Lago Michigan. Mentre parte del Canada è sott’acqua per le piogge e il rapido disgelo, il 76 per cento degli Stati Uniti occidentali è in siccità da “severa” a “eccezionale” secondo il Drought Monitor dell’Università del Nebraska-Lincoln, la California ha ricevuto una media di appena 82 mm d’acqua in gennaio-aprile, minimo in 128 anni di misure, e il Shasta Lake, il maggiore invaso del Paese, è sceso al 40 per cento della sua capacità – primato negativo per il periodo – costringendo a restrizioni idriche nella valle del Sacramento in cui si concentra la produzione agricola nazionale, e la stagione secca è appena iniziata! Proprio in questi giorni si sta tenendo in Costa d’Avorio la quindicesima conferenza delle Parti della Convenzione Onu per la lotta alla desertificazione (Unccd), ed è stato diramato il rapporto “Drought in numbers 2022”: dal 2000 le siccità nel mondo sono aumentate del 29% in numero e durata, in mezzo secolo hanno causato 650mila vittime e minacciano di far migrare 700 milioni di persone entro il 2030. Sono urgenti nuove strategie di adattamento, dai servizi di allerta tempestiva, al ripristino di suoli ed ecosistemi, a un’agricoltura meno avida d’acqua e territori, anche tramite un minor consumo di carne. Intanto il riscaldamento globale galoppa, la Noaa indica aprile 2022 come il quinto più caldo al mondo, e il Metoffice britannico stima che ci sia una probabilità su due che in un anno entro il 2026 la temperatura media globale superi – sebbene per ora solo temporaneamente – la soglia di +1,5 °C rispetto all’era preindustriale, campanello di allarme di un successivo superamento più duraturo che l’Accordo di Parigi invoca di evitare per non inoltrarci in un clima inedito e ostile all’umanità. Lo ripetiamo invano da anni, e il punto di non ritorno si avvicina sempre di più.