il Fatto Quotidiano, 15 maggio 2022
Biografia di Mara Maionchi raccontata da lei stessa
Ricorda Adriano Pappalardo: “Primissimi anni Settanta, ero in crisi, improvvisamente trasparente, rifiutato dai giornalisti. Una mattina vado alla casa discografica e becco Mara Maionchi; le chiedo il motivo di tanta ostilità, e lei: ‘Adrià, di te non frega un cazzo a nessuno’ ‘E me lo dici così?’ ‘Se vuoi te lo dimostro…’ Così ha chiamato il direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, lo ha messo in vivavoce e ho scoperto che aveva ragione”.
Mara Maionchi può essere (idealmente) l’acronimo di schiettezza, pane al pane, sintesi popolare, niente perdita di tempo, nessuna presa per il culo (come ogni tanto rivendica), goliardia e grande orecchio. Non solo musicale. Ma proprio come stile o strategia di vita (“ho sempre guardato i comportamenti di chi mi stava intorno, dei fuoriclasse, e ho imparato”). Così davanti alla frase di Pappalardo non si scompone, resta due secondi in silenzio giusto il tempo per inquadrare quell’attimo, poi con la solita franchezza si arrende: “Non lo ricordo. Ma ci credo”.
Quando aveva 67 anni, e dopo decenni da talent scout nel mondo della musica, ha trovato la sua ennesima strada, quella televisiva (“devo dire sempre grazie a X Factor”), ed è diventata uno dei personaggi-opinionisti-giudici più amati dal pubblico, più citati, più sfruttati dai social grazie alle sue frasi secche, gli sbotti e le parolacce che arricchiscono senza svilire. Ora è l’ideatrice di Quelle brave ragazze, (produzione Sky Original realizzata da Blu Yazmine, su Sky Uno e in streaming su NOW dal 19 maggio), dove in compagnia di Orietta Berti e Sandra Milo affronta un on the road in terra di Spagna (“E abbiamo 248 anni in tre: siamo delle vecchie ragazze”).
Come le è venuto in mente?
Ho pensato fosse divertente vedere un’avventura basata sul viaggio di tre di una certa età; solo l’idea mi faceva ridere, anche perché quando si è anziani, spesso si è anche più liberi.
Gli “over” sono sempre più schietti nelle risposte.
(Ride) Perché non ce ne frega più un cazzo di niente; ho rivisto le puntate e mi sono stupita di certe situazioni, di certe nostre intraprendenze, di certe follie.
Addirittura follie.
La Berti la conosco da anni, mentre la Milo è stata una scoperta (pausa). Oh, la Milo ha qualche annetto più di me, mentre Orietta è la giovane del gruppo: 78 anni.
Nel viaggio cosa ha scoperto di sé?
La pazienza. Per viaggiare in tre è fondamentale.
Lei paziente?
Basta prendersi per il culo; poi è stato inevitabile un bilancio della mia vita.
E…
Mi sono resa conto di aver viaggiato solo per lavoro, sempre per qualche impegno professionale, di non aver visto nulla se non studi d’incisione; comunque a 80 anni un po’ ci si rincoglionisce.
Qual è il segno del rincoglionimento?
Ho rivisto le foto del viaggio: spesso ho sbagliato le inquadrature e mi sono fotografata i piedi, una cosa da deficienti.
Sandra Milo.
È partita con i tacchi.
Giusto.
No, non è chiaro: lei indossa solo scarpe con i tacchi; (pausa) ho provato un’invidia assurda: non sono mai stata capace.
È abitudine.
Ecco, questa è la risposta della Milo: secondo lei basta una sorta di allenamento.
Anni fa a una concorrente di X Factor ha spiegato: “Sul palco è fondamentale risultare erotici”.
Vuol dire trasmettere convinzione rispetto a quello che si fa. Questa è comunicazione; (torna a prima) la Milo è una donna così, come appare, leggiadra e con una forte indole fanciullesca; è una donna attiva ed erotica, sa comunicarefisicamente. Io no.
Non si abbatta.
Io sono una carota.
Tratti comuni tra voi tre.
Il numero di pillole che ingeriamo quotidianamente.
Quante?
Uno sproposito.
Tempo fa ha dichiarato: “Sono pigra”.
Confermo, però quando ho un impegno…; (silenzio, ci ripensa) sono pigra di invenzioni, sono abitudinaria, alla fine ho la sensazione di aver combinato una stramaledetta minchia.
Da famosa oramai è una maître à penser…
Non ci penso proprio: su certi argomenti non mi pronuncio.
Come mai?
Perché sono un’ignorante, il mio parere è solo quello della strada; anche sulle canzoni oramai sono fuori moda, non sono più dentro l’immediatezza della musica.
Il suo orecchio c’è sempre.
(Cambia tono) Non mi sento più all’altezza.
Un esempio.
Se ascolto un pezzo di Madame (giovane cantante, tra le più acclamate) mi domando come avrei potuto aiutarla a far emergere le sue qualità e mi chiedo anche come l’avrei giudicata; in questo Caterina Caselli è più avanti di me, è più attuale e più giovane.
Ribadisco: il suo orecchio è lì…
(Ride) Sono una pippa, il mio tempo è finito.
Lo diceva a X Factor quando è emerso Anastasio con il suo rap.
Infatti facevo fatica a capire le sue scelte; appartengo a un mondo che improvvisamente non c’è più e non voglio causare danni ai ragazzi. È importante comprendere in quale tempo si vive.
Il suo tempo “musicale” fino a quando è durato?
L’ultimo è stato Tiziano Ferro: con lui è nato un bellissimo progetto, un percorso emozionante; dopo abbiamo continuato un po’, abbiamo costruito dei bei progetti, ma non è stata la stessa cosa.
Beppe Carletti dei Nomadi la definisce una “volpona che non si fa mai prendere in contropiede”.
Davvero? “Volpona” mi piace, anche se non mi ci ritrovo; con Beppe ci conosciamo da decenni, non abbiamo lavorato insieme, ma con mio marito (il produttore Alberto Salerno) ha lanciato pezzi importanti come Io vagabondo; (resta zitta, poi cambia tono) però “volpona” mi piace tanto, e sono sempre stata una donna in grado di difendersi.
Da chi e cosa?
Anche da certi artisti convinti di essere dei geni.
I geni li ha visti da vicino.
A partire da Mogol e Battisti, poi penso ad Alfredo Rossi (produttore discografico); Alfredo era micidiale, sapeva come trattare gli artisti, come soppesarli e gestirli al meglio sul piano commerciale.
Nel mondo della musica ci è capitata per un colpo di fortuna.
Da giovanissima dopo aver letto un’inserzione sul Corriere della sera…
Da un’inserzione al ruolo di guru…
Ma quale guru! Sa quanti errori ho commesso.
Esempio.
Tristezza cantata dalla Vanoni non mi faceva impazzire; così come La bambola della Pravo; (pausa) un pezzo, per capirne le potenzialità, lo dovevo ascoltare una ventina di volte.
Gianna Nannini l’ha scelta lei.
Una folgorazione. Mi trovai davanti una forza, una potenza unica.
La Nannini ricorda una certa irruenza…
Di chi? Mia?
Sì.
Per forza, dopo averci lavorato, dopo aver impostato la strategia, mi comunicò di voler proseguire con altri: mi incazzai, diedi una cazzotto sulla scrivania e spaccai il vetro.
Sempre la Nannini aggiunge: “Quel vetro me lo ha messo in conto. Ed ero povera”.
Povera è vero, non aveva veramente una lira, ma non le ho chiesto alcun rimborso; piuttosto è lei chi un giorno si è presentata con il conto della lavanderia.
Saldato?
No, l’ho rimandato indietro; (sorride) con Gianna siamo rimaste amiche.
In carriera ha prodotto il Gruppo Italiano con il successo Tropicana. Come si può creare una hit del genere e poi sparire?
È una questione di mentalità e di approccio: loro non erano predisposti alla carriera, erano più dei bravi ragazzi che insieme si divertivano (pausa). Quella della musica non è un gioco.
Altro suo “protetto”: Alberto Fortis.
Un giorno arriva nel mio ufficio: era stato respinto dalla sua etichetta.
Perché?
A causa del brano A voi romani; invece si siede al pianoforte, inizia a cantare e lo trovo formidabile.
Secondo Fortis lei lo ha salvato.
(Ride, a lungo) Esagerato; (pausa) la mia fortuna è davvero aver frequentato persone geniali e aver copiato tutto: come ci si comporta, come si vestono gli artisti, come si valutano i brani. Poi magari ti trovavi di fronte personaggi come Renato Zero e il genio ti arrivava chiaro in faccia; o artisti come la PFM o Eugenio Finardi.
E la Vanoni…
L’ho conosciuta (pausa, sospira)… mica ricordo bene quando, mannaggia al rincoglionimento. (S’illumina) Ecco, per La musica è finita! Lei ancora oggi la trovo gradevole e mantiene il suo atteggiamento erotico, un po’ come la Milo. Le vedi e ci credi.
Durante il viaggio la Milo vi ha raccontato di Fellini o di altri…
(Stupita) No! Il passato non ci interessa, il passato ci rompe le palle: noi abbiamo 248 anni in tre, se avessimo rivangato le puntate sarebbero durate un infinito.
Mesi fa Morandi l’ha segnalata come papabile alle Quirinale.
(Ride a lungo) Una volta sono stata assessore?
Dove?
A San Fermo della Battaglia (provincia di Como), paese di mia madre: ho accettato solo per rispetto a lei.
Insomma…
Ho capito quanto è impossibile occuparsi di politica: se l’opposizione lanciava una proposta, anche se sensata andava bocciata a prescindere.
La morale?
Dopo quattro anni ho detto basta e ho lasciato la politica.
Secondo Mimma Gaspari Golino, Morandi è la più bella voce italiana.
Come vocalità è rara, ma come cantante dico Battiato; con Franco ridevo alle lacrime, era un tipo fortissimo e spesso giocavamo a poker.
Chi vinceva?
Ma no, non giravano soldoni, non eravamo come Celentano: era per ridere.
Lei chi è?
Una che ha avuto un gran culo.
Magari anche chi l’ha conosciuta.
Qualcuno sì, ma non sempre quel qualcuno lo ha capito.
E non si riferisce a suo marito.
No, assolutamente.
State insieme da tanto.
Sposati dal 1976 ed è un attimo passare dalle luci rosse all’abat-jour.
Ha dieci anni meno di lei.
All’inizio avevo dei dubbi, lo trovavo troppo giovane; poi è arrivata mia madre e ha risolto la questione: “Il problema è suo, non tuo: è lui che si prende una vecchia”.