Il Messaggero, 15 maggio 2022
Tutto nasce dalla matematica
Da ottanta giorni gli ucraini tengono testa agli invasori russi. A spiegare il miracolo che ha sorpreso Putin e il mondo intero non è il sostegno delle armi occidentali o l’atavismo di Taras Bulba, l’indomito cosacco pronto a sbranare il figlio pur di difendere la libertà, come racconta Gogol. Bensì l’irragionevole efficacia della matematica nelle sue ultime portentose applicazioni. È la matematica che permette di manovrare i droni kamikaze forniti dagli americani e quelli turchi del genero di Erdogan, di adattare il GPS di Uber alla distruzione dei missili russi, e di deviare l’uso della messaggistica digitale per sgominare i tank in tempo reale. Spetta a un professore emerito all’Università di Warwick, membro della Royal Society e divulgatore di lungo corso, il merito di spiegare tutto ciò. Ian Stewart ha infatti il dono di combinare la storia della matematica, dai tempi di Euclide e Pitagora quelli di Heisenberg, teorico del principio di indeterminazione alla base della meccanica quantistica, con la trattazione di teoremi complessi. Il risultato è un saggio che tiene alta la tradizione dell’empirismo inglese e che consigliamo vivamente a studenti, professori, ragazze pronte a abbracciare la filiera STEM (acronimo per Scienza, Tecnologia, Economia, Matematica), ma anche ai semplici patiti di tecnologia e alla ben più folta schiera dei cultori di letteratura, dei lettori di romanzi e non solo di fantascienza. Ciascuno di essi troverà in queste pagine smaglianti di che nutrire la sua passione moltiplicando le sue conoscenze.
CAMPI
Eh sì perché i campi di applicazione della matematica sono infiniti. Basta vedere l’elenco che il professore stila, simulando ciò che perderemmo se un giorno gli alieni aggredendoci finissero per eliminarla. Scomparirebbe tutto l’armamentario dei voli spaziali, coi satelliti per le tlc, quelli per la navigazione aerea, quelli per le previsioni meteo, quelli che servono per il car sharing. Salterebbero le centrali elettriche, dunque computer, frigoriferi, aspirapolvere, e non parliamo di radio e tv, che si fondano sulle equazioni di Maxwell per le radiazioni elettromagnetiche, e cioè le onde radio. Crollerebbero le torri di Isozaki, la Nuvola di Fuksas, la stazione di Afragola per l’Alta velocità progettata da Zaha Hadid con metodi informatici e in base alla teoria dell’elasticità. Un mondo senza la matematica sarebbe la fine del nostro mondo, e non perché l’universo è fatto di matematica come pensavano Galileo e Descartes, ma perché la matematica è un’astrazione e una tecnologia incorporata ormai in tutto ciò che esiste: è il tessuto stesso delle nostre vite, anche se non lo sappiamo.
ANEDDOTI
Per capirlo e dunque uscire dall’ebetudine dei moderni denunciata da Goethe («Niente è più terribile di un’ignoranza attiva») bisogna tuffarsi capofitto negli aneddoti apparentemente peregrini di Ian Stewart, quando racconta per esempio il rompicapo cretino degli abitanti di Koenigsberg (come passeggiare per la città attraversando una volta sola i cinque ponti che la collegano alle due isole) che fu risolto dal genio di Leonhard Euler, matematico alla corte di Caterina II, aprendo le porte alla topologia e allo sviluppo della teoria dei grafi, che studia i punti uniti da linee, e che oggi offre un metodo potente per abbinare i donatori di organi ai riceventi.
FUTURIBILE
E bisogna seguirlo nella dimensione del futuribile, quando ricorda come i numeri complessi e la tecnologia quantistica siano già alla base della a banda larga, senza la quale oggi non riusciamo a vivere, dove gli impulsi luminosi della fibra ottica trasportano molte più informazioni dei cavi in rame e senza interferenze elettriche, o quando annuncia che presto verrà sostituita dalla banda spintronica ultramaxiveloce, prima che qualcuno non s’inventi l’olografia sensoriale a risoluzione estrema e sei dimensioni, cambiando così non solo il nostro modo di connessione, ma il nostro stesso essere.