La Stampa, 15 maggio 2022
Intervista alla tennista tunisina Ons Jabeur
Ons Jabeur ha iniziato a giocare a tre anni, spinta da sua madre, quando era giovane nessuno credeva in lei. Quest’anno ha vinto il «1000» di Madrid, oggi sfida la n.1 Iga Swiatek in finale a Roma, da lunedì sarà n. 6 del mondo. Un idolo in Tunisia, e nell’intero mondo arabo.
Ons, è vero che se lei gioca in Usa o in Australia in Tunisia i bar stanno aperti tutta la notte?
«È vero: è come se giocasse la nazionale di calcio. Sono usciti con le macchine per festeggiare le mie vittorie. Il calcio in Tunisia è il primo sport, ma il tennis ormai è sullo stesso livello, ci sono tanti ragazzi e ragazze che riempiono i club»
Le pesa essere un modello per loro?
«È un privilegio. Cerco di comportarmi bene perché voglio che in Tunisia i giovani ispirandosi a me possano credere in se stessi e nel futuro».
Sente di rappresentare l’intero mondo arabo?
«Lo voglio, e credo sia così. Mi hanno invitata in Kuwait e sono rimasta sorpresa di quanti giovani mi seguono. Ho tifosi a Dubai e in Qatar, in Arabia Saudita, in Marocco, in Algeria, in Egitto. La comunità araba può essere molto unita in questo».
I suoi inizi sono stati difficili?
«Investire tanto denaro sul tennis, senza sapere se ce l’avrei fatta, è stata dura. Ho passato momenti difficili. Grazie a Dio la mia famiglia credeva in me e il mio Paese mi ha aiutato».
Ha dovuto lottare con i pregiudizi?
«In Tunisia non ce ne sono contro lo sport femminile. Però quando ero junior se dicevo che un giorno avrei vinto il Roland Garros, i giornalisti ridevano. Ho dovuto imparare a convincere me stessa, prima degli altri».
In Afghanistan i Talebani hanno reintrodotto il burka e proibiscono lo sport alle donne…
«È doloroso. Ho visto il video di una ragazza che piangeva perché voleva andare a scuola, ma non poteva. Se la politica vuole avere un ruolo deve aiutare queste ragazze. Mi ferisce profondamente perché non mi sento diversa da un’italiana o da una francese, le donne devono avere ovunque gli stessi diritti degli uomini».
Che cosa pensa del bando di Wimbledon ai tennisti russi e bielorussi?
«È una decisione difficile. Vedo bene che la gente soffre in Ucraina, ma il mio cuore è anche con Paesi come la Palestina e la Siria. È un peccato, perché in passato mi dicevano che sport e politica non vanno mescolati mentre ora, per qualche motivo, accade ogni giorno. Mi sembra che i tennisti bielorussi e russi non c’entrino nulla con la guerra, spero che possano giocare a Wimbledon perché lo sport dovrebbe unire, non dividere».
Il tennis è uno degli sport più globalizzati, all’appello manca l’Africa....
«Quest’anno potrebbe esserci un torneo Wta ‘250’ in Tunisia: non un grande evento in assoluto, ma enorme per il mio paese. Abbiamo molti campi in terra, le strutture ancora non sono sufficienti. Uno dei miei sogni è vedere un grande torneo in Africa. Se non in Tunisia, spero in Egitto o in Marocco».
Oltre al tennis quale sport le piace?
«Amo molto il calcio e il mio idolo è Cristiano Ronaldo. Alla sua età è in piena forma, lavora sodo, anche se non è in una squadra forte segna sempre. La sua determinazione è un esempio»
È diventata la beniamina del Foro Italico. Che cosa le piace di più dell’Italia?
«Il cibo è fantastico e mi piacciono anche i vestiti, ma la cosa più importante sono le persone: sempre allegre, piene di energia. Poi vorrei imparare l’italiano…».
Per capire i testi di Ghali, il rapper italo-tunisino che le ha inviato un messaggio?
«Sì, sono una sua grande fan. Mi ha iscritto «sono orgoglioso di te», con una bandiera tunisina, spero di poterlo incontrare. Mi piace molto il rap, adoro anche Eminem».
Ha vinto il Roland Garros da u. 18, ora è fra le favorite per Parigi. Il segreto del suo tennis brillante?
«La libertà. Sono una che odia la routine e il mio allenatore mi ha sempre lasciato giocare come volevo».