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 2022  maggio 15 Domenica calendario

L’arte digitale è ormai da museo

Pensavamo fosse amore e invece era un calesse. La grande mostra Let’s Get Digital! , dedicata alle nuove forme di cripto arte, che inaugura martedì a Firenze fino al 31 luglio, non poteva arrivare in un momento più interessante per capire cosa sta accadendo da quelle parti. Su questa storia degli NFT infatti è in corso un riposizionamento brutale. Il modo più efficace di raccontarlo forse è attraverso due momenti. Il primo, venerdì scorso, il 13 maggio, quando ha chiuso l’asta di beneficenza per tre video di cripto arte realizzati da Mike Winkelmann, noto come Beeple, con Madonna. Tre video piuttosto inquietanti in cui Madonna viene rappresentata nuda, fra piante, fiori e artefatti tecnologici. All’asta gli NFT di quei video sono stati venduti per 620 mila e 820 dollari. Tanto? Vediamo. Poco più di un anno fa la versione NFT della grande opera di Beeple Everydays è stata venduta da Christie’s per 69,2 milioni di dollari. In poco più di un anno, tre zeri sono scomparsi e nessuno ha capito dove siano finiti. La differenza è tutta qui. Che è successo?
Quell’asta di Christie’s – era l’11 marzo – ha segnato l’inizio della prima breve, travolgente e un po’ maldestra stagione degli NFT. Uno strumento tecnologico che trasforma un artefatto digitale qualunque (un video, una foto, una canzone, persino un tweet) in un oggetto unico garantendone per sempre l’autenticità, e quindi consentendo di attribuirgli un valore; è finito nelle mani di speculatori ed esperti di marketing. I primi hanno fatto rialzare artificiosamente le quotazioni, spesso comprandosi tramite prestanome le opere che vendevano, in modo da attirare nel mercato folle di ingenui convinti che questa fosse la strada per diventare ricchi in fretta (persino Melania Trump è ricorsa a questo inganno con l’NFT di un acquerello che ritrae i suoi occhi azzurri). I secondi hanno infilato la parola NFT in tutto quello che dovevano vendere: dalle ricette di cucina alle automobili, per renderle più attraenti ma svuotando l’espressione di qualunque significato. Infine è arrivata la gelata nel settore delle criptovalute, ovvero le valute con cui si comprano e vendono gli NFT: a causa della guerra, della ripresa dell’inflazione e dei tassi di interesse, nel giro di poche settimane il loro valore si è polverizzato, e il mercato si è ridotto di molto.
In questo contesto debutta la mostra di Palazzo Strozzi che avrebbe dovuto essere una festa, quando è stata progettata da Serena Tabacchi e dal direttore della Fondazione Arturo Galansino, ma non sarà certo un funerale. Dice Serena Tabacchi: «Sono contenta di questa crisi, questo mondo si era popolato di persone con una forte spinta speculativa, bene che si siano allontanati; chi è rimasto invece ha un valore. Ed il fatto che i prezzi super gonfiati si siano ridotti, crea una maggiore accessibilità ». Aggiunge Arturo Galansino: «Un’opera di Refik Anadol, Casa Batllò , è stata appena venduta da Christie’s come NFT per 1,38 milioni di dollari, e questo conferma la solidità del mercato dell’arte rispetto a quelli di altricollectables ».
Anadol e Beeple sono tra i protagonisti della mostra fiorentina assieme ad Anyma, Krista Kim, Andres Reisinger e Daniel Arsham. I curatori propongono una selezione ragionata di opere d’arte unite da un’idea di fondo. Dice Tabacchi: «La mostra è una sorta di invito a cercare di digitalizzarsi, non vedere la tecnologia in maniera negativa, ma come qualcosa che può amplificare le nostre possibilità». Chiosa Galansino: «Abbiamo l’obiettivo di avvicinare ilgrande pubblico a opere e temi che stanno trasformando in maniera radicale il nostro rapporto con l’arte, e con il mondo digitale nel suo complesso ». Per esempio di Beeple saràpossibile ammirare da vicino alcune parti diEverydays (l’opera originale è infatti un collage di cinquemila opere, una per ogni giorno, e l’artista ha creato diversi NFT anche disingole porzioni); oltre aBull Run ,perfetta per inquadrare il difficile momento delle criptovalute, visto che rappresenta un enorme toro che porta in groppa un bitcoin d’oro.
Mentre Refik Anadol ha realizzato una installazione per il cortile del palazzo, Machine Hallucination- Renaissance Dreams, in cui degli algoritmi compongono e scompongono immagini sul tema del Rinascimento. E laMars House di Krista Kim ci invita a ragionare sul metaverso e la sensatezza degli investimenti immobiliari nella realtà virtuale.
Insomma, secondo Tabacchi gli NFT non sono una bolla, ma resteranno: «Sono uno strumento utile, che aiuta a certificare il valore dell’arte digitale e fisica. È una tecnologia che consente di tracciare la vita di un’opera e quindi è indispensabile per generare royalties per gli artisti nel mercato secondario, ogni volta che un’opera passa di mano». La novità della cripto arte però secondo i curatori non è solo questa: dire che gli NFT sono uno strumento per la certificazione dell’arte digitale è riduttivo. C’è, nelle opere in mostra a Palazzo Strozzi, una estetica nuova. Dice Tabacchi: «C’è un aspetto quasi sovversivo, che celebra il fenomeno della decentralizzazione. Ed è molto forte la commistione fra natura e tecnologia in un futuro distopico». Come nella celebratissima Eroding and Reforming Bust of Rome (One Year) di Daniel Arsham, in cui l’artista ha creato una scultura con una vita propria, che si modifica nel corso delle stagioni e che fra mille anni si distruggerà. Gli NFT allora, i curatori ne sono convinti, cisaranno.