La Stampa, 14 maggio 2022
Fabio Cannavaro e la bicicletta
Ha scalato l’Olimpo del calcio fino a conquistarne la vetta assoluta, con il trionfo mondiale del 2006. Ma Fabio Cannavaro, 48 anni, Pallone d’Oro, si è sempre portato nel cuore un’altra grande passione, quella per il ciclismo. Nessuno meglio di lui può raccontarci l’abbraccio che la sua Napoli tributerà oggi al Giro. «Il circuito del Monte di Procida è impegnativo, sarà un su e giù spettacolare. L’ho fatto diverse volte. Purtroppo non potrò assistere allo spettacolo, sono a Londra per lavoro, ma sarà di certo un gran successo».
Come è nata la sua passione per la bicicletta?
«Ho iniziato più di un anno fa, quando ero in Cina. L’idea me l’ha data Ivan Basso. Allora andavo in mountan bike, lui ha visto i miei dati, mi ha consigliato di scegliere la strada e mi ha spedito una bici Trek. Ho cominciato a Guanghzou, andavamo a pedalare 10 chilometri fuori dalla città. Là usano la bici per spostarsi ma non c’è ancora un movimento sportivo così sviluppato».
Per tenersi in forma oggi pedala, invece di correre?
«Non posso fare jogging, ho un problema alle ginocchia, invece la bici non mi procura dolore. Così pedalo anche 3-4 ore per potermi poi concedere il lusso della tavola. Ma non solo. Le due ruote sono sempre più amate, un po’ come mezzo per spostarsi visto il costo della benzina, un po’ perché ti permette di stare all’aria aperta».
Il suo amico Basso ha vinto sullo Zoncolan. Lei si sente passista o scalatore?
«Passista veloce. Non amo in particolar modo le salite, ho una massa muscolare ancora importante, peso 80 chili e sono troppi da portare su! Se c’è una salita vado alla mia velocità, non sono uno che insegue i record in bicicletta. Resto sempre un uomo di calcio».
I suoi miti nel ciclismo?
«Marco Pantani, era il Maradona delle due ruote».
E del gruppo dei campioni del Mondo chi è più portato per le due ruote?
«Grosso e Perrotta pedalano. Guardi, per andare in bicicletta devi aver voglia di soffrire. Per me è un passatempo, ci vuole tempo per dedicarsi, in tanti mi invitano a fare dei giri di tre, quattro ore. Mi appassiona e mi permette di goderti il paesaggio».
Il percorso più amato?
«La salita al Vesuvio. Perché il panorama è mozzafiato».
Ha trasmesso la sua passione ai figli?
«Sì, tutti vanno in bicicletta ma sono in quella età in cui ti guardano in modo strano e ti prendono in giro quando ti vedono vestito con la tutina da ciclista. Ma sono sportivi e questo è importante».
Cosa ne pensa della sicurezza sulle strade?
«In Italia c’è ancora molto da fare, le strade sicure sono poche. Ho pedalato a Londra, a Madrid e in Cina, ovunque c’è molto rispetto per le due ruote. In Spagna ad esempio c’è grande attenzione per il ciclismo, ci sono addirittura i cartelli che indicano agli automobilisti di mantenere la distanza. Lì si percepisce che la gente vuole spostarsi così. Da noi, invece, non ci sono aree attrezzate».
Oggi il Giro d’Italia arriva a Napoli. Lei sulla bicicletta è lo spot perfetto per la sua città.
«Sì, ma tutta la Corsa Rosa è stata bella. Che spettacolo, questo viaggio lungo le strade d’Italia. Mi piace tantissimo, sono partiti dalla Sicilia, poi la Calabria, Potenza e adesso Napoli. Pedalare con questi scenari regala sempre forti emozioni».