la Repubblica, 14 maggio 2022
La Spagna verso il congedo mestruale
La Spagna potrebbe essere il primo Paese europeo a riconoscere alle donne il diritto a un “congedo mestruale”: tre giorni di permesso al mese, ma con la possibilità di estenderli a cinque in caso di necessità, che verranno concessi quando la lavoratrice dimostri con un certificato medico di soffrire di mestruazioni particolarmente dolorose e invalidanti. Nausea, vomito, sudore freddo, fitte, un forte dolore pelvico e addominale. Non si sa esattamente quante siano le donne che hanno problemi di questo tipo legati al ciclo, anche se in Spagna si calcola che possano essere circa il 15 per cento. Un fenomeno per niente marginale, dunque, che l’esecutivo di Madrid ha deciso di affrontare nel testo della nuova legge sull’aborto che verrà portata in Consiglio dei ministri martedì prossimo.
Ma sono bastate le prime indiscrezioni di stampa sul documento – che prevede tra l’altro il ripristino del diritto all’interruzione della gravidanza a partire da 16 anni senza il permesso dei genitori – per scatenare un dibattito da cui si capisce che lo stesso governo è profondamente diviso al suo interno. La proposta del permiso menstrual è della ministra dell’Uguaglianza Irene Montero, una delle massime dirigenti di Podemos. Ma il suo collega José Luis Escrivá, socialista, titolare del dicastero dell’Inclusione, Previdenza sociale e Migrazioni, si è subito affrettato a precisare che l’idea è ancora «in fase di discussione».
Poi sono scese in campo, su fronti opposti, le due vicepremier. Prima la socialista Nadia Calviño,non sospetta di scarsa sensibilità sui temi dell’uguaglianza di genere ma dubbiosa sull’opportunità di questa riforma: «Il governo non adotterà nessuna misura che stigmatizzi le donne». La preoccupazione, in sostanza, è che la legge possa essere usata strumentalmente dalle imprese per ostacolare l’accesso delle donne al mondo del lavoro o per creare nuove discriminazioni. Immediata la replica di Yolanda Díaz, leader di Podemos, che oltre a essere la seconda vicepresidente del governo, è proprio la titolare del Ministero del Lavoro. Ciò che contribuisce a stigmatizzare le donne, secondo Díaz, non è approvare il congedo mestruale ma «non avere la sensibilità sufficiente» per capire che «donne e uomini sono diversi. Il mondo del lavoro non è neutro. Ci vuole una politica del lavoro di genere, e questa lo è».
La polemica, insomma, è servita, tra le due anime del governo di sinistra. Un’imprudenza, secondo i socialisti. Una conquista sociale importante, per Podemos, che sottolinea come la Spagna potrebbe fare da battistrada in Europa. Il congedo mestruale esiste finora in pochi Paesi al mondo, soprattutto in Asia: in Giappone, addirittura dal 1947, Corea del Sud, Indonesia e Taiwan. E, in Africa, nello Zambia. Gli imprenditori, per ora, tacciono, in attesa di conoscere il testo definitivo della legge. Il leader dell’opposizione Alberto Nuñez Feijóo, presidente del Partito popolare, liquida invece la proposta come una trovata inutile di un governo litigioso: la questione non dovrebbe essere regolata per legge, perché «i medici sanno benissimo quando intervenire».