la Repubblica, 14 maggio 2022
In morte dello sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan
L’uomo più potente del Medio Oriente ora lo è ancora di più. Con un breve comunicato ufficiale, gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato ieri la morte dello sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, presidente della federazione che unisce le sette città-Stato guidate da Abu Dhabi. Benchè non sia stato ufficialmente comunicato, la presidenza degli Emirati passerà, dopo il periodo del lutto, al fratello minore Mohammed bin Zayed, che già dal 2014 – dopo il ritiro dalla vita pubblica del monarca, colpito da infarto – ha guidato la federazione, rendendola uno degli attori più importanti della scena regionale. E ritagliando per se stesso il ruolo di nuovo artefice dei destini del mondoarabo. Khalifa bin Zayed aveva 73 anni ed era il figlio maggiore dello sceicco Zayed bin Sultan al Nahyan, considerato il padre degli Emirati: guidava Abu Dhabi, e insieme ad essa la federazione che occupa le coste del Golfo Persico fino al Golfo dell’Oman, dal 2004. Nei suoi anni al potere, ha contribuito a cambiare il volto di Abu Dhabi avviando progetti come la costruzione del Louvre e la diversificazione di un’economia a lungo dipendente da gas e petrolio. Ma il suo nome è conosciuto in tutto il mondo soprattutto in associazione alla torre più alta del pianeta, il Burj Khalifa della vicina Dubai. L’edificio fu battezzato in suo onore nel 2010 ed è in qualche modo simbolico del lascito diKhalifa. Per anni Dubai aveva tentato di offuscare Abu Dhabi con i progetti architettonici faraonici e attirando capitali da tutto il mondo: ma nel 2009 avrebbe dovuto dichiarare bancarotta se a salvarla non fossero arrivate le finanze di Abu Dhabi, rafforzate dalle politiche di Khalifa. Di qui, la scelta di onorare lo sceicco dando il suo nome alla torre simbolo di tutti gli Emirati.
«Gli Emirati hanno perso il loro pio figlio, il leader che li ha guidati nel periodo di trasformazione e a cui hanno affidato il loro percorso», ha scritto su Twitter lo sceicco Mohammed bin Zayed. Benchè nel comunicato ufficiale non si faccia riferimento alla successione, è pressochè certo che MbZ (come è conosciuto) assumerà la carica di monarca al posto del fratello, dopo averne fatte le veci per più di 8 anni. È a lui che si devono le posizioni più forti assunte dagli Emirati a livello regionale nell’ultimo decennio: dalla scelta di affiancare l’Arabia Saudita nella campagna in Yemen e nel boicottaggio contro il Qatar a quella di guidare il mondo sunnita a una nuova fase dei rapporti con Israele firmando, nel 2020, gli Accordi di Abramo. Fino alla modernizzazione delle Forze armate, diventate la realtà più potente della regione insieme a quelle israeliane.
Se in una prima fase MbZ ha giocato quasi dietro le quinte, mandando avanti il principe saudita Mohammed bin Salman, dalla caduta in disgrazia di quest’ultimo dopo il delitto Khashoggi, il suo ruolo di motore dei nuovi equilibri regionali è diventato chiarissimo: fino alla consacrazione con gli Accordi di Abramo. Con la morte di Khalifa, il processo che vede MbZ al centro dei destini della regione è destinato ad accelerare. «Avrà ancora meno motivi per cercare consensi a Dubai e negli altri Emirati», commenta via Twitter Cinzia Bianco, research fellow sul Golfo presso dello European Council for Foreign Affairs. All’orizzonte c’è il nodo dell’Iran e dei suoi alleati regionali: gli Houthi che negli ultimi mesi hanno a più riprese colpito gli Emirati Arabi Uniti per punirli della loro presenza in Yemen. Ma anche la Siria: la recente visita del presidente Bashar al Assad ad Abu Dhabi punta ad allontanarlo dall’asse con Teheran per riportarlo nell’orbita del mondo sunnita. Se il ruolo di MbZ non è in discussione, è invece aperta invece la partita per la successione nella carica che lascia scoperta, quella principe ereditario degli Emirati: in pole position il fratello Tahnoon, potente responsabile della Sicurezza nazionale emiratina, o uno dei figli del nuovo leader.