Corriere della Sera, 14 maggio 2022
Elisabetta Franchi condannata per condotte anti sindacali
Nella moda si lavorerà anche 24 ore al giorno, ma non si possono minacciare sanzioni nei confronti delle lavoratrici che scioperano contro l’obbligo degli straordinari. Per questo motivo, l’azienda di Elisabetta Franchi è stata condannata per comportamento anti sindacale.
Il giudice del tribunale di Bologna, Chiara Zompi, ha dato ragione alla Cgil che aveva fatto causa a Betty Blue, la società dell’imprenditrice-influencer. Nei giorni scorsi, Franchi era finita al centro delle polemiche perché aveva dichiarato di non assumere donne sotto i 40 anni in ruoli dirigenziali per non doverne poi fare a meno per lunghi periodi in caso di maternità. Ora arriva un’altra grana. L’imprenditrice Cavaliere della Repubblica con 2,8 milioni di followers si trova da mesi al centro di una dura vertenza sindacale. Colpa del sabato al lavoro imposto alle lavoratrici della fabbrica di Granarolo, (Bologna). La società, che ha chiuso il 2021 con ricavi superiori a 120 milioni di euro e ora sogna la quotazione in Borsa, è ripartita alla grande dopo le difficoltà legate alla pandemia. L’allungamento oltre l’orario standard era stato motivato dalla necessità di soddisfare il picco di ordini. Una richiesta che ha messo in difficoltà le dipendenti.
Chi si è rifiutato di presentarsi al lavoro di sabato, era l’accusa del sindacato, è stato colpito da un procedimento disciplinare. Una ritorsione, secondo la versione della Cgil. L’azienda, dal canto suo, aveva spiegato che quelle sanzioni erano state cancellate. Il sindacato, nelle scorse settimane, aveva proclamato lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari e diffidato l’azienda dagli ordini di servizio con i quali si richiamavano i dipendenti al lavoro. La risposta di Betty Blue era stata perentoria: «Durante il periodo di chiusura obbligatoria ci avete contestato l’applicazione della cassa integrazione e ora che i dipendenti hanno la possibilità di ricevere uno stipendio più elevato ci contestano anche questo aspetto».
Alla fine il sindacato aveva proclamato lo sciopero di sabato, la giornata di straordinari. Una mossa che l’azienda ha bollato come «una grave lesione dell’esercizio dell’attività di impresa oltre che come un ingiustificato e pretestuoso accanimento nei confronti del brand». Arrivati al punto di massima tensione, la Cgil ha stabilito di presentare ricorso per comportamento anti sindacale affidandosi agli avvocati Bruno Laudi e Clelia Alleri. Ieri è arrivata la decisione della giudice che ha accolto, almeno in parte, le argomentazioni del sindacato.
Quello degli straordinari, infatti, è un tema delicato nel settore del commercio. Se, da un lato, il contratto nazionale garantisce all’impresa la facoltà di allungare l’orario di lavoro, dall’altro, definisce la possibilità per i sindacati di verificarne il ricorso chiedendo incontri alla società. In ogni caso il giudice ha stabilito «che non può essere messa in atto alcuna azione contro le lavoratrici e i lavoratori in sciopero», spiega Lorenza Giuriolo della Filcams Cgil. «Auspichiamo – conclude il sindacato – che ora possa avere termine la conflittualità che ha caratterizzato questa fase, avviando nuove relazioni strutturate sul confronto». L’azienda ha due possibilità: può fare ricorso in tribunale o mettersi d’accordo con i sindacati per chiudere lo scontro sugli straordinari del sabato.