il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2022
Tom Cruise, l’eroe dei due tempi
Vola da trentasei, e il prossimo 3 luglio compirà sessant’anni. Anagraficamente siamo nei cieli dell’inverosimile, eppure chi più di lui merita la sospensione del- l’incredulità?
Tom Cruise è l’ultimo baluardo del cinema per come lo conosciamo. Sorriso splendido splendente, fisico tonicissimo e aura intatta, Top Gun: Maverick, dal 25 maggio nelle nostre sale per la regia di Joseph Kosinski, è il ritorno al futuro. L’ennesimo.
Avrebbe le primavere buone per essere etichettato boomer, ma il cognome e la velocità, oltre Mach 10 (12.438 km/h), sono da missile da crociera ipersonico: la Russia di Putin non è contemplata, Cina e Corea del Nord idem, il target è un non precisato “Stato canaglia”, però il tenente Pete “Maverick” Mitchell è ancora l’arma più potente – e irriverente – di cui l’Occidente possa disporre. Quando decollò la prima volta, il Muro non era ancora caduto, oggi che s’alza una nuova Cortina di ferro, che la Guerra fredda punge, gli sceneggiatori mettono la testa sotto la sabbia e gli ingiungono, tramite l’ex rivale e ora protettore Tom “Iceman” Kazansky (Val Kilmer), di “lasciarsi dietro il passato”. (Ri)chiamato ad addestrare una squadra di allievi dell’accademia Top Gun per una missione più suicida che impossible, Mav incontra il tenente Bradley “Rooster” (Miles Teller), figlio del suo vecchio compagno Nick “Goose” Bradshaw: il passato che non passa, e neppure i fantasmi. Che non sono solo i suoi, ma i nostri: infrangendo le regole, vola e fa volare al di sotto dell’hard deck, un’altitudine di 5 mila piedi, 1.524 metri. I superiori si stracciano le divise, ma dei colleghi di Mav hanno fatto di peggio, e non sullo schermo: ve la ricordate la strage del Cermis, 3 febbraio 1998, allorché un Grumman EA-6B Prowler del corpo dei Marine decollato da Aviano tranciò il cavo di una funivia a una quota di 360 piedi, 110 metri, provocando 20 vittime? L’omologo di Maverick, il capitano Richard J. Ashby, e il suo navigatore furono processati negli Stati Uniti e assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio colposo. Hollywood ha l’immaginario grosso e la memoria corta: non da oggi.
Ma torniamo a Tom, che non ne ha solo per Marte, pure per Venere. Rammentate – il filo del sequel è la nostalgia – Kelly McGillis, la bella Charlie dell’originale? Non ve n’è traccia, l’attrice classe 1957 è stata sostituita quale love interest nell’inedito ruolo di Penny da Jennifer Connelly, classe 1970: Cruise, classe 1962, s’è ringiovanito per interposta partner. Torso palestrato esibito in spiaggia, denti bianchissimi, ciuffo al vento: un culto apollineo, cui offrire un altro sacrificio, Val Kilmer. Il cancro alla gola e la tracheostomia, raccontati nel bel doc Val, da nemesi che era l’han trasformato in sodale con le mostrine: vince sempre Tom. Un Icaro che rischia le penne, ma confida nella clemenza del sole, perché sa di assomigliargli: il 18 maggio anche il 75° Festival di Cannes gli renderà omaggio, proiezione di Maverick e retrospettiva, trent’anni dopo la prima e ultima apparizione sulla Croisette, nel ’92 per Cuori ribelli, con l’allora moglie Nicole Kidman. Già, il cuore: “Non spezzarglielo di nuovo a mamma”, gli intima la figlia di Penny, ma il dubbio è che Maverick punti al nostro.
L’emozione e il sentimento, fino al sottofinale caciarone e assai improbabile, sono ineludibili, l’edonismo, ancorché marziale, brilla a stelle e strisce, e il com’eravamo prende a braccetto – utopia canaglissima – il come siamo. È il miracolo di Tom Cruise, l’eroe dei due tempi.