Corriere della Sera, 13 maggio 2022
Tom Cruise torna a volare dopo 36 anni
All’anteprima mondiale a San Diego del sequel del suo film più amato, la settimana scorsa, si è presentato alla guida di un elicottero, con atterraggio sulla portaerei Midway. Ancora non è chiaro cosa farà Tom Cruise, 60 anni il prossimo luglio, a Cannes. Con Top Gun Maverick (in sala con Eagles Pictures il 25), il divo riparte 36 anni dopo dal tenente Pete Maverick Mitchell, pilota formidabile che ha evitato ogni promozione per non rinunciare a volare. Tocca a lui addestrare la squadra di allievi dell’accademia Top Gun per una missione segreta, dove oltre a ritrovare Iceman (un toccante Val Kilmer) incontrerà il tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), figlio di Goose, suo vecchio compagno di volo e miglior amico morto nell’incidente che ha segnato le loro vite. E la storia del cinema degli anni Ottanta.
Uscito nel 1986 – oltre 350 milioni di dollari di incasso – resta un cult movie che ha fatto di Cruise la star più longeva di Hollywood. Un sequel era un rischio. «Ci ho pensato per anni» ha ammesso l’attore, anche produttore. Il primo problema era sostituire alla regia Tony Scott, scomparso nel 2012. Al suo posto c’è Joseph Kosinski. «Non è un’imitazione, né una cover di Top Gun. Ma il sound è quell0». Con la Hold my hand di Lady Gaga già successo certificato.
Un’impresa enorme, conferma al Corriere il produttore, già dell’originale, Jerry Bruckheimer. «Non potevano rovinare il ricordo di un film così iconico. Mantiene quel sapore ma con la tecnologia di oggi. Tom ha progettato il programma di addestramento per i giovani attori, hanno passato tre mesi in quattro Boeing F18, per recitare in condizioni impossibili, come avere un elefante sul petto».
Tra i nuovi innesti, Jennifer Connelly. «Sono Penny, solo nominata nel film originale – ci racconta –. Una madre single. Ha una sua attività, il bar dove vanno tutti i piloti, va in barca a vela, affronta la vita con gioia. Non dipende da nessun uomo. Anche il mondo dell’aviazione Usa è meno maschilista di 30 anni fa. Mi è piaciuto anche che tra i piloti ci sia una donna». Un problema per lei, confessa. «La paura di volare, ci avevo lavorato prima ma sono stata messa alla prova quando sono salita in volo con Tom. Credo sia stato terapeutico, lui è davvero un pilota straordinario e mi ha liberata dal timore».
A Teller (lanciato da Chazelle con Whiplash) l’onere del ricordo di Goose. «Sono Rooster, il figlio. Eredità impegnativa. C’è anche una scena in cui canto come faceva lui Great Balls of Fire. Ha un rapporto complicato con Maverick che lo considera un suo figlioccio». Cruise, dice, ha fatto da trainer come Maverick. «Dovevamo fingere di essere piloti di caccia. Tom è un leader, un grande motivatore».
Girato prima della pandemia, arriva in sala mentre una guerra insanguina l’Ucraina. «Certo non potevamo immaginare», dice Bruckheimer. Il nemico – nel 1986 i piloti di Mig sovietici – qui non è mai nominato. «È un film sullo spirito di squadra, sull’importanza di non lasciare mai solo il tuo compagno, sull’amore. E su Tom: su quello che è oggi, sul viaggio che ha percorso». Sempre con giubbotto di pelle e occhiali a specchio.