la Repubblica, 13 maggio 2022
Intervista all’agente sportivo Federico Pastorello
Federico Pastorello, uno dei più attivi agenti del mondo. Il prossimo sarà il primo vero calciomercato post pandemia, il City ha appena annunciato l’acquisto di Haaland. Che estate dobbiamo aspettarci?
«Saranno proprio gli attaccanti a movimentare il mercato, non c’è solo Haaland. L’anno scorso tanti club cercavano un numero 9 e non sono riusciti a prenderlo. Non è un segreto: ne cercano Barcellona, Atletico Madrid, uno lo prenderà il Real. Se dovesse comprare Mbappé, anche il Psg avrebbe bisogno di un goleador. In Italia: il Milan, vista l’età delle sue punte, credo cerchi un centravanti. L’Inter dovrà capire che fare: ha due grandi attaccanti, ma uno ha una certa età, l’altro sembra interessare il mercato. Il Bayern può perdere Lewandowski, il Tottenham Kane. Poi c’è chi come il Chelsea l’attaccante ce l’ha ma la situazione è molto particolare…».
È Lukaku, che lei rappresenta.
Cosa succede a Romelu?
«Per i parametri del trasferimento, nessuno poteva aspettarsi una situazione così. Non discuto le scelte tecniche, ma è ovvio che c’è stato un problema. I numeri però vanno pesati: è il miglior marcatore della squadra, con un minutaggio basso rispetto ai compagni. La situazione va valutata con attenzione, ora c’è da difendere il posto in Champions, c’è la finale di Fa Cup: Romelu è concentrato su questo, non abbiamo parlato di altro».
Si parla di telefonate con l’Inter.
«Tanto rumore per nulla. Ha nel cuore il club e i tifosi, non l’ha mainascosto, come l’amore per l’Anderlecht dove vorrebbe chiudere la carriera. Ma non possiamo ipotizzare trattative: il Chelsea ha definito la cessione del club, non conosciamo gli interlocutori, figuriamoci se possiamo aprire discorsi con Inter o Milan. Bisogna aspettare».
Al Chelsea lei portò Conte, ora al Tottenham. La sua inquietudine non rischia di penalizzarlo?
«Lui è ossessionato dalla vittoria.
Questo lo ha reso tra i più vincenti in circolazione, ha l’abilità di cambiare la mentalità di una squadra, ma in Premier non vinci solo con questo. Avolte Antonio appare un allenatore difficile: ma se fossi un ds non vorrei uno che mi fa vivere bene ma uno che mi fa vincere. L’ho sentito molto soddisfatto della squadra, lo segue: credo che al 60-70% resterà».
Sempre più spesso calciatori importanti vanno via a parametro zero: qual è la causa?
«È uno degli effetti della pandemia.
Molti club stanno ridimensionando gli stipendi: per anni si è esagerato con ingaggi da 4-5 milioni anche a giocatori forti, ma non campioni assoluti. L’effetto è che adesso questi non prenderanno più certe cifre».
A volte vanno via anche per ingrossare i ricavi degli agenti, che a portarli a parametro zero guadagnano commissioni enormi.
«Noi non scappiamo con la valigetta: reinvestiamo molto anche per offrire servizi ai nostri calciatori, per migliorarne le prestazioni. Abbiamo nove dipendenti che lavorano al loro servizio: non siamo i protagonisti, ma senza di noi l’ingranaggio non andrebbe avanti».
Certe commissioni non le sembrano folli?
«Non siamo contrari a nuovi tetti sulle percentuali: a volte guadagniamo troppo, è vero. Ma tutte le cifre che si leggono sono pagate al 30%, le commissioni vengono ridiscusse e incassate con stagioni di ritardo».
C’è un problema di poca considerazione dei giovani italiani?
«Dico una cosa contro i miei interessi: il decreto Crescita ha ammazzato il calcio italiano, oggi conviene andare a prendere uno straniero in Olanda che un under 21 azzurro. Gestisco i fratelli Esposito: Sebastiano è dovuto andare in Svizzera per trovare continuità, Salvatore, un titolare dell’U21, è relegato in Serie B. Giocatori così dovrebbero avere zero problemi a trovare spazio in Serie A. Ma non è colpa dei club: se ti fanno pagare un ristorante stellato come una trattoria, che fai? È una grave responsabilità della politica in Italia e del calcio italiano».
Che effetto le ha fatto la scomparsa di Raiola? Un collega che ha cambiato molto il vostro mondo.
«Mi ha rattristato molto: non avevamo un rapporto stretto, c’era rivalità, ma era anche un grande stimolo professionale: mi ha portato via un paio di giocatori, un paio li ho presi io a lui. Ha caratterizzato l’essere agente, ha rotto gli schemi, anche per il look. Mancherà tanto».