il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2022
Via Margutta sotto sfratto
Sono poche le persone nel mondo che non si sono emozionate ammirando Gregory Peck e Audrey Hepburn, nei panni del giornalista Joe Bradley e della principessa Anna, innamorarsi all’ombra di questo angolo di paradiso nel film Vacanze Romane, pellicola che rilanciò l’immagine della Città eterna a livello planetario dopo gli anni bui del fascismo e della guerra. Era il 1953, e proprio in quel periodo, nei cortili, nelle botteghe e nelle gallerie immortalati dal regista William Wyler, lavoravano pittori del calibro di Renato Guttuso e Giulio Turcato e altri artisti che lasciarono il loro contributo planetario alla scena artistica contemporanea negli anni 50 e ’60 del Novecento. Dietro di loro, tanti pittori “minori” che hanno comunque reso via Margutta e via del Babuino una galleria a cielo aperto narrata da scrittori, poeti e cantautori.
A 70 anni di distanza però, la magia del cortile di via Margutta 51/A rischia di essere spazzata via da quella che tecnicamente si chiama “rivalutazione edilizia”, per fare spazio a mini appartamenti e bed and breakfast. Sotto sfratto alcuni dei pittori e degli artigiani sopravvissuti al lento degrado che ha ingrigito l’area dall’inizio degli anni Novanta, quando gli edifici sono passati alla Regione Lazio e confluiti nel patrimonio dell’ex Ipab Sant’Alessio Margherita di Savoia, ente di beneficenza che assiste le persone non vedenti. Nel 2017, la Regione e l’Ipab hanno deciso di affidare a una società privata la gestione di 30 immobili e tre terreni, per un valore di circa 116 milioni, tra cui appunto il complesso edilizio di via Margutta. Ad aggiudicarsi la gara è stata la Sorgente Sgr, che ha sviluppato un progetto per la “rivalutazione” degli edifici (che da anni non vengono ristrutturati) e ne ha ipotizzato la trasformazione in un complesso alberghiero-residenziale. Poi Sorgente Sgr ha passato il testimone a un altro fondo, in seno alla Castello Sgr, ma per il momento non ci sono state riunioni con il nuovo gestore.
Nell’attesa, si sono moltiplicati i singoli contenziosi. È l’esempio dei fratelli Alessandro e Fabrizio Fiorini, che il 16 marzo hanno ricevuto un’intimazione di sfratto proprio dalla Castello Sgr. I due artigiani, attivi da decenni, con l’arrivo del Covid avevano accumulato una morosità di circa 50 mila euro sull’affitto, che nei mesi scorsi hanno rimborsato interamente. La proprietà ora vuole anche il saldo dell’Iva (circa 18 mila euro) non previsto alla stipula dei contratti originari. Ora i fratelli Fiorini minacciano azioni legali. “Qualche anno fa – racconta Fabrizio – un guasto all’impianto fognario ha causato un allagamento di acque reflue nel nostro studio e in quelli di altri artigiani che ora sono andati via. La proprietà non ha mai posto rimedio o risarcito i danni. L’edificio che ci ospita cade a pezzi, ma si trova il tempo di intimarci lo sfratto per somme che non ci spetta di pagare”.
Sulle abitazioni presenti a via Margutta 51/A ci sono da sempre le mire di politici e colletti bianchi. A un certo punto, la villetta dove Totò passò gli ultimi anni della sua vita finì in mano a Franco Fiorito detto “Batman”, l’ex consigliere regionale del Pdl al centro dello scandalo dei rimborsi esploso nella Regione Lazio nel 2012 (dopo il quale si trasferì). Nel 2004 fu L’Unità a raccontare i presunti abusi edilizi (poi bloccati) di Massimo Mingolla, all’epoca consulente elettorale dell’allora premier Silvio Berlusconi. Nel 2005, poi, la Regione Lazio guidata da Francesco Storace provò a far confluire il complesso in una fondazione parallela, “Alessio e Margherita onlus”, che avrebbe “acquisito il diritto di servirsi dell’immobile” e concesso “a terzi il godimento dell’immobile” per “percepire i fitti”: l’operazione non andò in porto. “Vogliono sfrattare artigiani e botteghe storiche, ma da anni tentano di mettere le mani su questo piccolo angolo di paradiso”, dice oggi al Fatto Gaetano Castelli, artista ed ex storico scenografo Rai, fino allo scorso anno residente in via Margutta 51/A. Castelli aveva presentato un progetto di riqualificazione approvato nel 2003 dalla Sovrintendenza ai Beni culturali di Roma, ma bloccato dall’Ipab, che poi cedette la gestione dell’area proprio a Mingolla.
Su via Margutta esiste anche una petizione per l’ingresso nel patrimonio Unesco. Ma le istituzioni sono rimaste a guardare. L’unico atto recente è una mozione del marzo 2021 del I Municipio di Roma che chiedeva alla Regione di “preservare artigiani e botteghe storiche rimaste all’interno del civico 51/A”. Il Fatto ha contattato Amedeo Piva, attuale presidente del Sant’Alessio: “Vogliamo che il patrimonio culturale sia preservato – dichiara – ma l’ultima parola spetta alla Castello, che ha in gestione gli immobili. Noi possiamo solo dare delle indicazioni. Ho incontrato gli artigiani, ho spiegato loro che si farà il possibile”. E il progetto di “rivalutazione”? “Castello sta studiando le carte, per ora non ci sono stati incontri istituzionali con Regione e Comune”.