Il Messaggero, 12 maggio 2022
Biografia di Giovanna D’Arco
A Parigi, al centro di Place des Pyramides, c’è una statua di bronzo dorato. Raffigura una fanciulla con l’armatura e lo stendardo, a cavallo. La statua è opera di Emmanuel Fremiet e risale al 1874. Ma la giovane era nata molto prima. Si tratta della patrona nazionale di Francia, Jeanne d’Arc – Giovanna d’Arco – la «pulzella d’Orléans».
Moltissimi saranno i quadri, le immagini, le statue che la raffigurano. Come i libri, le poesie, le biografie a lei dedicate. E, ai tempi nostri, i film, fra cui quello con Ingrid Bergman. Christine de Pizan – la prima «scrittrice di professione» – aveva scritto: «E tu, Pulzella benedetta/dovresti forse essere dimenticata, / tu che Dio ha onorato così tanto/ da farti sciogliere la corda/ che teneva imprigionata la Francia? / Potremo lodarti abbastanza, / tu che hai restituito la pace/ a questa terra, umiliata dalla guerra?». In effetti, Giovanna non verrà dimenticata. Tuttavia, come capita a molte grandi donne (e grandi uomini), il suo destino passa per l’affermazione a prezzo di sacrifici, poi per la caduta, il martirio e la morte tragica. Solo in seguito verrà riabilitata, beatificata nel 1909 da Pio X e santificata da papa Benedetto XV.
LE ORIGINI
Giovanna nasce in Borgogna, a Domrémy, nel 1412, da una famiglia di contadini provenienti dalla Lorena. Analfabeta e di povera estrazione, è comunque molto legata alla sua terra e animata da una fortissima fede. Le nazioni come le conosciamo ancora non esistono, tuttavia la pulzella vuole liberare la Francia dal dominio inglese. Siamo nel periodo della Guerra dei Cento anni, che dura in realtà dal 1337 al 1453: l’Inghilterra rivendica, per ragioni dinastiche, la corona francese e riesce (insieme agli alleati borgognoni) in una prima fase a conquistare molti territori, sino a entrare a Parigi.
Verso i tredici anni, Giovanna comincia a sentire delle «voci» e avere visioni di san Michele, santa Caterina, santa Margherita. Decide di dedicare la propria vita a Dio. Intanto, gli inglesi continuano la loro avanzata: nell’ottobre 1428 metteranno sotto assedio Orléans, che si trova al centro della valle della Loira. Incoraggiata dalle «voci», la «pulzella» vuole la riscossa. Si reca a Chinon per incontrare Carlo VII, «il gentile delfino» di Francia, che lei non ha mai visto. Per metterla alla prova, questi si tiene al centro di un’assemblea di nobili e, quando Giovanna si dirige verso di lui chiamandolo «Nobilissimo signor Delfino», le indica il conte di Clermont, abbigliato con vesti regali. «Questo è il re», le dice per sviarla. La giovane non si lascia confondere. A lui solo si rivolge. «Il re di Francia è il Re dei Cieli».
LA SPEDIZIONE
Dopo essere stata sottoposta a esami approfonditi da parte di ecclesiastici, riceve da Carlo il compito di accompagnare una spedizione che va in aiuto di Orléans. Giovanna, che non ha ruoli ufficiali, riforma l’esercito e guida i soldati in battaglia. Fra loro c’è Gilles de Rais, che dopo la sua morte diverrà una figura spaventosa e ispirerà la fiaba Barbablù. La pulzella porta i capelli corti, un’armatura bianca, la spada e uno stendardo sempre bianco. Rompe l’assedio nemico, entra a Orléans, poi la libera. A un certo punto rimane ferita. Il popolo, l’esercito la venerano, ma la nobiltà è spesso infastidita dall’importanza di questa «contadinella».
Riesce a sconfiggere ancora gli inglesi a Patay, a far passare molte città dalla parte dei francesi, poi a entrare a Reims, dove il delfino (che si era prudentemente tenuto lontano) viene incoronato il 17 luglio 1429. Lei è al suo fianco. «O gentile Re, ora si compie il volere di Dio, che voleva che vi portassi a Reims per ricevere la Consacrazione, dimostrando che siete il vero Re, e colui al quale il Regno di Francia deve appartenere», gli dice commossa. Sente che la sua missione è compiuta. Non sono terminate, però, le prove che la attendono.
Giovanna è oggetto di odi e gelosie. Vorrebbe marciare su Parigi, ma il re tenta di intavolare trattative con i borgognoni. Infine la capitale viene presa d’assedio e lei di nuovo ferita. Carlo impone di fermare l’offensiva, per cui la pulzella trascorre un lungo periodo di inattività. Le viene concesso il titolo nobiliare e uno stemma araldico; tuttavia non può bastarle. Torna a combattere e lascia la corte.
Alla fine del maggio 1430 viene catturata dai Borgognoni – grazie, pare, a un tradimento – e venduta agli inglesi. Pur dovendole il trono, Carlo VII non fa nulla per riscattarla né liberarla. La detenzione a cui è sottoposta è terribile.
GLI INTERROGATORI
Cominciano gli interrogatori, a cui lei risponde con acume, ironia e sapienza. Il 3 gennaio 1431 si apre il processo a suo carico. All’inizio «per stregoneria», poi «per eresia». Le vengono persino contestati «gli abiti maschili». L’atto di accusa è composto da 70 articoli, sintetizzati in 12. «Blasfema», «eretica», «evocatrice di diavoli» nulla le è risparmiato. Eppure, lei continua a riconoscere l’autorità del papa. Dopo essere sottoposta a altre, terribili angherie, viene condannata al rogo. Vestita di bianco, viene arsa viva il 30 maggio 1431. Ha 19 anni.