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 2022  maggio 12 Giovedì calendario

A Gianni Alemanno piace Alessandro Orsini

Gianni Alemanno, in molti si sono stupiti nel vederla alla lezione a teatro di Alessandro Orsini.
«Ci sono andato perché non mi piace la demonizzazione che si fa di una persona che parla fuori dal coro».
La sua posizione qual è?
«Putin naturalmente ha sbagliato, ma bisogna farsi anche qualche domanda su chi, come la Nato, l’ha provocato».
Ma ora non è più importante capire come si può arrivare alla pace?
«Sì, ma questo sfondo è connesso alla soluzione. La chiave è il Donbass. Lì, dal 2014, i filorussi i torti li hanno subiti, e nessuno ha mai avanzato una proposta».
Che cosa propone?
«Concordo con il generale Camporini. Si faccia un referendum per fare decidere alle popolazioni delle due Repubbliche del Donbass da che parte vogliono stare».
Orsini le è piaciuto?
«È stato più breve e leggero di quanto pensassi, me l’ero immaginata più strutturata, ma l’hoascoltato volentieri».
Sento una punta di delusione per i 25 euro spesi.
«Io veramente ne ho pagati 22, perché stavo un po’ indietro».
Che idea si è fatto del personaggio?
«È un po’ narciso, ma la sua voce va rispettata perché porta un altro punto di vista nel pensiero dominante».
Orsini raduna le estreme, da sinistra a destra.
«Le sue idee in realtà sono molto più diffuse di quanto appaia dai media, anche tra i ceti moderati. Si sta riproducendo una spaccatura orizzontale tra il palazzo e la gente».
Infatti c’era anche Di Battista l’altra sera.
«Perché questi temi furono all’origine della nascita del Movimento».
Lei è stato sempre anti
americano.
«Sono contro le loro guerre illegali. Nel 1991 la mia posizione contro la guerra del Golfo mi costò l’incarico di segretario del Fronte della gioventù, il movimento giovanile del Movimento sociale».
Giorgia Meloni invece è filo atlantica.
«Ha già il grande merito di stare all’opposizione del governo Draghi, più di questo è difficile chiederle».
Lei era filo Trump.
«Penso che se ci fosse stato lui questa guerra non sarebbe successa».
Orsini ha chiamato il suo show “Tutto quello che non ci dicono”.
Ma lui è ospite fisso nei talk.
«Convengo che può essere semplicistico. Ma resta un fatto che il dibattito è sbilanciato».
Dove?
«Nei talk li invitano per alzare un po’ i toni, ma il problema sta nei tiggì, che esprimono un’unica linea a reti unificate».
Cosa rimprovera a Draghi?
«Di essere troppo appiattito sugli Usa, e di non avere aiutato Francia e Germania a fare una proposta di pace concreta. Una responsabilità gravissima».