la Repubblica, 11 maggio 2022
Cronaca del primo Queen’s Speech di Carlo
Il discorso “Queen’s Speech”, eccezionalmente letto dal Principe Carlo ieri a Westminster al posto di Elisabetta II, accende dibattito e speculazioni. Per la prima volta da 59 anni, nel 1963, la regina rinuncia a inaugurare la nuova sessione del Parlamento. Non solo: è la prima volta in duecento anni che un sovrano inglese passa la mano all’erede per il Queen’s Speech, dopo il precedente di Giorgio VI al posto di Giorgio III affetto da demenza senile. E dunque: l’erede al trono Carlo è già regnante “de facto”?
No. O almeno, non al momento. Come ci confermano fonti parlamentari, la Regina ha fatto di tutto, fino all’ultimo, per esserci ieri. E leelegantissime brochure della Camera dei Lord dove Repubblica ha avuto accesso insieme ad altri giornalisti inglesi, erano tutte intestate a “Sua Maestà”. Perché medici e staff della sovrana, afflitta dagli acciacchi di 96 gloriosi anni di età e da crescenti difficoltà motorie, decidono ormai di volta in volta se porre il veto ai suoi eventi pubblici, come visto molte altre volte di recente. Messa in onore del marito Filippo a parte Westminster Abbey è molto più accessibile della Camera dei Lord - l’obiettivo è uno: preservare Elisabetta II fino al Giubileo di Platino di giugno per celebrare i suoi 70 leggendari anni al trono. Il resto è secondario.
Non a caso, la regina, nonostante i malanni, ancora incontra tutti i capi di Stato e la società civile, firma decreti e leggi, discute al telefono ogni settimana con il primo ministro Boris Johnson, come convenzione britannica impone. L’ultima volta proprio ieri. «La regina è pienamente al comando», ha commentato alGuardian il grande storico della monarchia Robert Lacey, «Carlo la sostituisce quando necessario, come già in passato. Ma siamo ancora lontanissimi da una sorta di reggenza. Significherebbe cedere autorità, che non è proprio nelle corde di Elisabetta…». Del resto, la sovrana ha sempre fatto capire che servirà il popolo fino all’ultimo: l’abdicazione è una extrema ratio .Certo, la salute è precaria e tutto può succedere. Simbolicamente straordinario, quello di ieri potrebbe anche rivelarsi il primo passo di un maggior e progressivo coinvolgimento del primogenito. Ma al momento, Carlo sostituisce la madre sovrana solo nelle trasferte e quando lei non riesce a stare in piedi. Anche perché Elisabetta sinora ha sempre posto il veto alla sedia a rotelle, a differenza di Papa Francesco. «Oggi non c’è alcuna reggenza de facto di Carlo», sottolinea Vernon Bogdanor, uno dei massimi costituzionalisti inglesi.
Certo, quel silenzio glaciale. Ore 11.27, ci alziamo tutti in piedi nella House of Lords. Al posto della sovrana, su un Rolls Royce nera e nella sua uniforme di ammiraglio della Royal Navy, arriva Carlo. Trenta, quaranta secondi gelidi, in attesa di Boris Johnson e deputati in arrivo dalla Camera dei Comuni. Il principe del Galles pare scrutare uno a uno gli occhi dei presenti in questo regno parallelo, tra parrucconi, mantelli cremisi e signore concappellini scintillanti.
Ma di fianco a Carlo sul trono dorato, quella triste e solitaria Corona Imperiale, da oltre un chilo e 2868 diamanti, 273 perle, 17 zaffiri e altrettanti smeraldi, adagiata su un cuscino. E poi la moglie Camilla nascosta da un imperioso cappello blu e il figlio William, in silenzio, mani conserte e abiti civili: la fresca speranza di una monarchia che vuole perpetrarsi.
Carlo legge il discorso programmatico che gli mette in bocca il governo, come tradizione del Queen’s Speech. Ma tutti pensano a quella Corona senza la testa della Regina. Memento. Il flashback di un futuro da esorcizzare a Londra. Il senso di una fine, direbbe Julian Barnes. L’immagine è potentissima. Un’agnizione della fragilità umana. Persino dell’inossidabile 96enne “Queen”.