la Repubblica, 10 maggio 2022
Intervista a Franco Baresi
Due gol nel giorno del suo compleanno li aveva segnati, noblesse oblige, un certo Michel Platini al Mondiale: uno al Kuwait il 21 giugno dell’82 — compiva 27 anni, era la partita dello sceicco entrato in campo per annullare il 4-1 di Giresse — e l’altro 4 anni dopo al Brasile nei quarti, un’altrapartita non banale, finita ai rigori con la vittoria della Francia (lui ne sbagliò uno, ininfluente). Ma domenica, con la doppietta forse da scudetto rifilata al Verona proprio la sera in cui ha compiuto 22 anni, il milanista dop Sandro Tonali — denominazione di origine protetta, perché nell’era del monopolio straniero in Serie A sembra quasi inverosimile la storia di un campione passato da tifoso a simbolo della propria squadra — ha fatto qualcosa di storico e per certi versi di ancora più eccezionale. Lo ha illustrato lui stesso su Instagram, postando “Happy birthday to me” sotto una foto del festeggiamento, e lo ribadisce il più illustre campione nati l’8 maggio: Franco Baresi, modello di riferimento “genetico” del centrocampistagoleador.
Baresi, lei che ha 40 anni esatti in più del suo “nipotino” Sandro ha festeggiato con lui?
«Non l’ho sentito a voce, però gli ho mandato gli auguri per il nostro compleanno, che in fondo sono anche auguri per il Milan».
La storia di Tonali può diventare come la sua e quella di Rivera e Paolo Maldini, capitani e simboli?
«Sandro ha certamente dimostrato un grande senso di appartenenza e lo sta confermando partita dopo partita, al di là del futuro, che non si può mai prevedere» .
Pensa che certi paragoni siano ancora troppo impegnativi?
«No, penso semplicemente che lui sia un ragazzo umile e che sappia di essere nella prima fase di un percorso. Ma è partito veramente bene, dopo qualche fatica».
Nel famoso Rio Ave-Milan, la qualificazione di Europa League da cui è cominciata la formidabile scalata della squadra, Tonali era una riserva.
«Ripeto, dopo qualche fatica nella prima stagione, ha voluto rimanere. Ha dimostrato l’attaccamento, ha avuto determinazione, voglia di mettersi in discussione, coraggio. E a poco a poco è entrato nel cuore della squadra, fino a incarnare pienamente lo spirito milanista».
Che cos’è lo spirito milanista?
«È l’insieme delle qualità di calciatore e caratteriali che gli hanno permesso di meritare glielogi che sta ricevendo, attraverso le sue prestazioni sul campo e la capacità di farsi volere bene dai compagni e dalla gente».
Accettando ad esempio di abbassarsi lo stipendio, invece di fuggire?
«Il destino lo ha voluto premiare: quella di Verona è stata una serata davvero molto importante per lui e per la stagione della squadra».
Gli vuole consigliare di non
andarsene mai, come ha fatto lei?
«La questione non si pone. Deve essere sereno e contento di se stesso e sapere che può crescere con il Milan e per il Milan. Quanto ci tenesse a giocare con questa maglia, del resto, lo ha sempre dimostrato fin da bambino».
Gattuso, Pirlo, De Rossi, Tardelli, Gerrard: gli accostamenti si sprecano.
«Per me Tonali è Tonali, un calciatore moderno. Riesce a fare con disinvoltura e con personalità il centrocampista basso e la mezzala, ha attitudine all’inserimento e sta imparando a giocare in più posizioni del centrocampo».
Qual è il ruolo più appropriato?
«È difficile fare paragoni col passato. L’essenziale è che resti umile ed equilibrato. Deve pensare a se stesso e alle sue qualità. Lui lo sa, è giovane e può crescere tanto».
Fino a diventare un cardine della Nazionale?
«Riuscire a imporsi nel Milan vuole dire poterlo fare automaticamente anche nell’Italia».
La sua doppietta al Verona, dopo il gol alla Lazio, ha scritto il 19° scudetto del Milan?
«Calma, mancano due partite, anche se le vittorie in trasferta con Lazio e Verona sono state un segnale forte. Diciamo però che è tutto nelle nostre mani. E che questa condizione ce la siamo meritata».