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 2022  maggio 10 Martedì calendario

Eterna Marilyn dei record

Fosse una ragazza di oggi, Marilyn Monroe potrebbe essere vittima del body shaming , una culona, fosse un’odierna ultranovantenne (era nata il primo giugno 1926), sarebbe una vecchina venerata o dimenticata. Ma siccome è morta giusto 60 anni fa, il 5 agosto 1962, nel fulgore dei suoi 36 anni e della sua celebrità, se ne rispolvera adesso il ricordo anche per le nuove generazioni, per le quali lei è probabilmente un famoso reperto del passato, di cui possono non aver mai visto un film. E che oggi viene ricordata a milioni di giovani perché la loro star del momento, Kim Kardashian, di professione influencer, furbona, da mora si è fatta bionda, ha annunciato al mondo di aver perso 7 chili per indossare in quelle serate di cui tutto il mondo parla senza che nulla succeda, un paio di sinuosi e lucenti abiti che fasciarono il corpo dalla forma antica di Marilyn, nel marzo del 1962, premiata ai Golden Globe, e il 19 maggio dello stesso anno, poco meno di due mesi prima di morire, per il compleanno del presidente John Kennedy. Netflix, che non perde un anniversario, sta trasmettendo il documentario I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti sulla sua morte misteriosissima, e Christie’s di New York ha messo in vendita una delle serigrafie della serie Shot Sage Blue Marilyn ,1964, di Andy Warhol: definito con un minimo di esagerazione, «uno dei più grandi ritratti di tutti i tempi, tipoNascita di Venere di Botticelli eLes Demoiselles d’Avignon di Picasso », base d’asta 200 milioni di dollari. Apparteneva alla fondazione Thomas e Doris Ammann di Zurigo e il ricavato andrà alle loro filantropie. Ha detto il suo presidente, «Marilyn la donna non c’è più, le terribili circostanze della sua vita e della sua morte sono state dimenticate. Tutto ciò che ci resta di lei è questo enigmatico sorriso che la lega al sorriso misterioso di un’altra gran signora, Monna Lisa».
Gli anni in cui la bellezza bionda di Marilyn trionfava, erano quelli che neppure immaginavano l’eventualità del femminismo, quando lo spettacolo e soprattutto la vita, erano condizionati dal potere, dai sogni, dalle leggi, dalla sessualità degli uomini. Il corpo femminile era rigidamente costruito dal loro desiderio, seno abbondante, sedere opimo e ondeggiante, vita sottile, una forma a clessidra: giovane sempre, ridente, possibilmente stupidella, come i personaggi di Marilyn, l’attricetta, la ballerina, la suonatrice di ukulele, la cacciatrice di miliardari, la collezionista di gioielli, la modella, che per far ridere inforcava gli occhiali come se volesse apparire sapiente, del che avevano diritto solo le brutte non amabili. La volevano John Huston (Giungla d’asfalto ), Joseph L. Mankiewicz (Eva contro Eva ),Howard Hawks (Gli uomini preferiscono le bionde ), Billy Wilder (Quando la moglie è in vacanza , A qualcuno piace caldo ),Lawrence Oliver (Il principe e la ballerina ). Marilyn era un corpo d’epoca, anni ’50, da desiderare e possedere, non c’era ragione per chiedersi chi fosse davvero, se dentro quella meraviglia esagerata albergassero ricordi drammatici, demoni crudeli, indicibile dolore, voglia di morte. Madre schizofrenica, padre ignoto, infanzia in diverse famiglie affidatarie poi in orfanotrofio, molestata bambina, scuole saltuarie, un matrimonio casuale a 16 anni, vita di casalinga, operaia in tempi di guerra poi modella nuda nei calendari, infine Hollywood, il nevrotico successo, l’adorazione di tutto il mondo. Da sempre una salute fisica fragile, quella mentale pure, insicurezza, coscienza dei propri limiti, desiderio dimigliorare, imparare, studiare, il che non coincideva con ciò che il mondo le chiedeva, un fastidio che la rendeva molesta: depressione, estrema infelicità, alcol, droga. Aborti. Amanti bugiardi come Frank Sinatra, mariti gelosi come la star del baseball Joe Di-Maggio, o sprezzanti come il venerato commediografo Arthur Miller, una storia umiliante con il presidente John Kennedy e pure con suo fratello Robert. La morte in solitudine e la solitudine della morte; eccesso di sonniferi, suicidio, forse omicidio.
L’uscita di scena ai limiti della fine della giovinezza e quindi, per il cinema di allora, al momento giusto per scomparire. La stessa età in cui Greta Garbo risolse il problema semplicemente ritirandosi di sua volontà. Ancora oggi c’è chi indaga, dopo centinaia di inutili ricerche, per scoprire la verità di quella notte. Fu trovata morta nella camera da letto, chiusa dall’interno, della sua dimora di Brentwood, a Los Angeles, nuda e col telefono in mano, dalla governante e dal suopsichiatra. La ricostruzione di quella notte fu impossibile, soprattutto lo fu confermare se davvero c’era stato Bob Kennedy. Fu confermato il suicidio, ma si parlò di un possibile coinvolgimento dei Kennedy che temevano lei rivelasse la relazione col Presidente, della mafia che voleva vendicarsi dello stesso che non aveva mantenuto le sue promesse, e altre diavolerie. Di colpo la diva morta divenne un pericolo, non a conosceva più nessuno: fu l’ex marito Joe DiMaggio a organizzare il funerale cui parteciparono, oltre alla madre pazza, 30 persone. La bara era foderata di raso color champagne, la sua visagista le tolse il colore della morte, le misero la parrucca bionda del suo ultimo filme un abito verde di Emilio Pucci. Marlon Brando che era suo amico espresse lo stupore della gente, «tutti smisero di lavorare e per un giorno intero sulla faccia di tutti rimase la stessa espressione, lo stesso pensiero: come è possibile, aveva successo, fama, ricchezza, bellezza, come è possibile che si sia uccisa?». Dopo il tempo del silenzio e del vuoto imposto su di lei, si cominciò a riesumarne il ricordo. La vedova Strasberg che dal marito aveva ereditato il poco che la diva aveva lasciato, per esempio le sue poesie le fece pubblicare, assieme alle lettere e a suoi appunti, rivelando una passione per la letteratura, sino ad arrivare a sacrifici immani, quali leggere i sei volumi della biografia di Lincoln scritta da Sandburg, e addirittura l’Ulisse di Joyce. Nei tempi del suo successo certe foto non furono pubblicate: come poteva la donna dei sogni maschili farsi sorprendere con un libro in mano? Una volta defunta, eccone a decine, a letto, in giardino, in auto, davanti a una fitta biblioteca, ovviamente con un Arthur Miller ma anche un Capote e i suoi appunti segreti; «Sono profondamente sensibile a tutti i perseguitati del modo. Ma mi trattengo dal rispondere a domande personali di natura religiosa»… «In futuro spero di poter diventare un esempio splendente dei risultati prodigiosi che la psicoanalisi può ottenere. Non è ancora il momento… La mancanza di affetto e accudimento costanti ha causato diffidenza e paura del mondo. Non ci sono stati lati positivi, tranne forse l’aver imparato qualcosa sui bisogni dei bambini, dei malati e dei deboli…» (da Marilyn Monroe, Fragments, Feltrinelli).