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 2022  maggio 10 Martedì calendario

L’ex ministro Mark Esper ha scritto un libro su Trump

Donald Trump, da presidente, voleva disperdere le proteste contro le ingiustizie razziali dopo l’uccisione di George Floyd sparando ai manifestanti (per ferirli alle gambe) e propose di lanciare missili contro il Messico per distruggere i laboratori dove i narcotrafficanti preparano la droga da esportare negli Usa. E quando il ministro della Giustizia, quello della Difesa e il capo di Stato Maggiore gli spiegarono che per legge l’esercito non può essere usato per disperdere manifestazioni, Trump fu preso da un accesso d’ira: apostrofò i presenti, compreso il suo vice, Mike Pence con un brutale «siete tutti dei fottuti losers» (perdenti). 
Di libri sui retroscena della presidenza repubblicana zeppi di aneddoti sulle intemperanze di The Donald, abituato a maltrattare i collaboratori e a ignorare regole e vincoli costituzionali, ne sono usciti già tanti. In genere i trumpiani li liquidano come saggi sensazionalistici di giornalisti che orecchiano dietro le porte e cercano di mungere celebrità e guadagni da un personaggio comunque popolarissimo. 
«A Sacred Oath» (un giuramento sacro), il libro che esce oggi nelle librerie americane è diverso dagli altri. Il suo autore non è un giornalista né uno di sinistra ma Mark Esper: l’uomo di solide credenziali conservatrici che Trump aveva scelto come ministro della Difesa dopo che Jim Mattis (un ex generale) se ne era andato dal Pentagono sbattendo la porta in disaccordo con le politiche della Casa Bianca. 
Anche quella di Esper, alla Difesa, è stata una navigazione tempestosa: prima la fatica di frenare le idee bellicose di Trump sull’Iran e gli interventi in Siria, poi lo scontro dalla primavera del 2020 quando il presidente ha cominciato a ipotizzare un uso improprio dell’esercito (al quale la Costituzione dà la missione della difesa da minacce esterne). Il ministro ha deciso di restare al suo posto fino in fondo per cercare di evitare colpi di mano del suo presidente: temeva anche tentativi di colpi di Stato nel periodo elettorale e aveva chiesto ai generali di informarlo di ogni ordine ricevuto dalla Casa Bianca che non fosse passato per la sua scrivania al Pentagono. 
Ora Esper, che fu licenziato con un tweet da Trump sei giorni dopo essere stato sconfitto alle presidenziali da Biden, racconta la sua rocambolesca avventura amministrativa in un libro talmente denso di episodi e di dettagli imbarazzanti da aver indotto anche l’attuale governo democratico a cercare di bloccare la pubblicazione di alcune delle rivelazioni più devastanti per motivi di sicurezza nazionale e il timore di compromettere le relazioni con alcuni partner. 

A partire dal Messico, certo non felice di sapere che avrebbe potuto divenire bersaglio di un attacco missilistico da parte di un Paese amico che non si fida della sua capacità di combattere il crimine. Il Pentagono ha cercato di bloccare la pubblicazione di questa parte del libro, ma nel novembre scorso Esper ha denunciato in tribunale il ministero del quale era stato il capo, sostenendo che il diritto degli americani di essere informati su quanto è accaduto deve prevalere sulle preoccupazioni diplomatiche. 
L’ha spuntata e così ora si può apprendere, dalla viva voce di un protagonista, che Trump disse: «Potremmo sparare un po’ di missili Patriot sui loro laboratori, senza dire nulla. Nessuno saprebbe che siamo stati noi». Agghiacciante per la proposta in sé, per l’idea balzana che in tempi di sorveglianza planetaria coi satelliti spia che controllano ogni angolo del mondo un attacco missilistico possa passare inosservato e per l’incompetenza: i Patriot servono ad abbattere oggetti in volo, aerei o altri missili. Ora gli americani sanno cosa aspettarsi se Trump tornerà alla Casa Bianca avendo eliminato, come intende fare, i dirigenti amministrativi non pienamente allineati.