La Stampa, 10 maggio 2022
Un reality con Mara Maionchi Orietta Berti e Sandra Milo
«Ci pensavo stanotte: in tre facciamo 248 anni. Orietta, che è la più giovane, di anni ne ha 78». Mara Maionchi è scatenata. Le altre due, Orietta che è poi la Berti nazionale e Sandra Milo, non sono da meno. Diverse che di più non si potrebbe, sono insieme nel reality Quelle brave ragazze, che dal 19 maggio per 6 settimane prenderà il posto di Pechino Express su Sky Uno (e in streaming su NOW e on demand): un altro show on the road ma senza stress, seppure con qualche missione che si intuisce non sempre facile, e in località alla portata di tutti: la Spagna da Madrid a Siviglia, Granada, Valencia. La produzione è di Blu Yazmine, ovvero Ilaria dalla Tana, Antonella D’Errico, executive vice president programming Sky Italia che ha subito colto la novità e l’allegria del progetto.
E così eccole, tre donne in cerca di guai e in mezzo alla via, ma certo non allo sbando perché senza compagnia. Da sole si bastano e si divertono come matte. Lo ammettono senza remore: all’alba degli 80 è il loro primo viaggio da sole e non d’affari. La cantante e l’attrice il mondo lo hanno girato per dovere professionale sempre accompagnate: la prima dall’inseparabile marito Osvaldo, l’altra da un qualche entourage. Quanto a Maionchi, di viaggi – dice – ne ha fatti pochi. Sarà per questo che da lei è partita l’idea del programma? Di certo c’è che è stanca di vedere una tv di sole giovani e belle. «E noi? Perché manchiamo sempre?». Avuta l’idea, ne ha parlato con le altre due. Ottenuto il via libera, tutto il resto è stato facile. O meglio: la produzione si è presa carico di tutto, loro non dovevano sapere nulla di cosa le avrebbe aspettate.
Attenzione però: «Non si è trattato di un viaggio alla ricerca del tempo perduto – spiega l’immortale Sandrocchia -, ma di un tempo nuovo. Sono una vecchia – che non è un insulto, ma uno stato e un dato di fatto -, ma questo non mi impedisce di sperimentare cose che non ho mai vissuto perché asfaltate dal lavoro, dai figli e dai nipoti. Apparteniamo a una generazione che è cresciuta nel mito del matrimonio e quindi della rivalità con le altre donne: che bello poter dimostrare a tutte che non è (più) così». Più semplicemente per Orietta: «È stato come andare in gita scolastica!». E ha l’aria birichina di chi si è scatenata.
Mara è la Maionchi di sempre: ironica, un po’ cinica, battutacce e parolacce senza peli sulla lingua. Sandra Milo pare una ragazzina, un po’ viziata e sognante, «leggiadra» come la definiscono le altre, ma poi, se si scatena, non la fermi più. Quanto alla Berti è la saggezza e il pragmatismo in persona, seppure – dato che soffre d’insonnia- passa la notte a lavare. «Di tutto. Se passi di lì lava pure te», completa l’aneddoto Maionchi. E comunque: è in aeroporto e subito perde la carta di identità. Ma ha una scusante: la gestione di tre mega trolley «per essere pronta a ogni evenienza». Milo sui trolley si è contenuta: solo due. «E uno solo di scarpe coi tacchi: ma come fa?», interviene ancora Maionchi, che invece le scarpe le ha portate tutte senza tacchi e comode. «Per non correre il rischio di cadere, farmi male e passare per una babbiona che è meglio stia a casa». I dialoghi sono esilaranti. Davanti al van rosa fucsia panterato su cui viaggeranno: «La gente si aspetta che scenda qualche strafiga – sghignazza Maionchi – poi vede noi. “E chi sono quelle?"». «Ci prenderanno per drag queen» ribatte serafica Milo. In un locale di metallari duri e puri, neri e borchiati, le tre riescono a salire sul palco. «Sandra era con Fellini – racconta la Berti ai ragazzi della band –. E io ho fatto una canzone con Achille Lauro». Stupore heavy metal.
Non sono state sempre rose e fiori, però. Tutte hanno mal digerito di dover volare in mongolfiera. Berti giura che non mangerà più una frittata in vita sua. Colpa di tutte «quelle patate crude dentro. Mai più». Un momento topico vede coinvolte delle anguille. «Così sinuose, fanno proprio schifo», commenta Milo.
Sono pronte a ripartire anche subito, dicono convinte. «Ma fate in fretta – sollecita Berti – che le nostre primavere sono come quelle dei cani: contano per sette». L’età «se non è una rottura di scatole di infiniti acciacchi è una bellezza perché sei più libera» (Maionchi). «Ma anche più egoista» (Milo). «E comunque su tutto vince la curiosità» (Berti).
Sia Berti che Maionchi vedranno Eurovision, «per conoscere le nuove tendenze». Ma poi si scatenano parlando dei Maneskin: «Bravi belli, interessanti, innovativi... E vuoi mettere come si vestono? Ma il più bello è Achille, lo seguirò con attenzione», sostiene Berti. E chi le ferma più?