La Stampa, 9 maggio 2022
Le gambe accavallate di Sharon Stone, 30 anni fa
Se a Marilyn Monroe è bastato mettersi sopra a una grata per cambiare il mondo, a Sharon Stone fu sufficiente accavallare le gambe per sollevarlo. Era l’8 maggio 1992 quando uscì Basic Instinct: sono passati già 30 anni, ma le gambe della Stone non sono invecchiate di un giorno. Noi sì, e a riguardarlo ora ci si sente un po’ in imbarazzo per chi eravamo, per quanto ci siamo scandalizzati, per quanto ci sembrò mediocre, e come contrappasso ci è toccato in sorte vivere nell’era del dramma adolescenziale di Euphoria.
Oggi ai grandi scandali cinematografici abbiamo fatto il funerale: forse l’occhio si è abituato ad avere tutto a disposizione in qualunque momento, andando in sottrazione su quello che è il desiderio. Come faccio a desiderare qualcosa che posso avere o guardare sempre? Non si può, il desiderio è morto e nemmeno il cinema si sente tanto bene. Paul Verhoeven, regista di Basic Instinct, maestro di genere, sbancatore di botteghini, produttore di cult e iconografie varie, in un’intervista ha dichiarato che non pensava potesse essere un problema che si vedesse «una parte di vagina»: sono sicura che Verhoeven sapesse perfettamente cosa stesse facendo, non è che girare uno dei più grandi incassi della storia del cinema sia un colpo di fortuna. È bastato un fotogramma per entrare nell’immaginario collettivo eterno: poco tempo fa il Mail On Sunday ha scandalizzato l’opinione pubblica inglese scrivendo che Angela Rayner, vice del leader del partito laburista Keir Starmer, avrebbe accavallato le gambe come Sharon Stone in Basic Instinct mentre Boris Johnson parlava, usando il gesto come arma di distrazione di massa: questo ci dimostra come la memoria di un’inquadratura di 30 anni fa sia ancora lucidissima, e a me non viene in mente qualcosa di simile tra i film usciti negli ultimi vent’anni. Quando uscì, a dimostrazione che non ci siamo inventati niente, la comunità gay protestò in maniera molto dura, ma geniale: i manifestanti si mettevano fuori dai cinema a urlare il finale alle persone in fila per entrare. Anche le femministe erano contrariate, accusavano il film di essere misogino: evidentemente nessuna di loro aveva mai guardato un film noir in vita sua. Oggi non è necessario fare nemmeno lo sforzo di uscire di casa, basterebbe farci un tweet; la parola «spoiler» non era ancora entrata in uso, non esisteva Netflix, non esisteva Twitter, bisognava per forza di cose alzarsi dal divano per ottenere qualcosa, e soprattutto nessuno ti minacciava di morte se raccontavi pubblicamente il finale di Via col vento. La comunità gay protestava perché i personaggi omosessuali o bisessuali nel film erano tutti negativi, psicopatici e pluriomicidi: forse è qui che è iniziato il tentativo di ammazzare il cinema per sostituirlo con il documentario, forse non erano attivisti ma registi neorealisti. All’epoca il critico cinematografico Roger Ebert scrisse, in sintesi, che se i personaggi omosessuali erano negativi, di certo quelli eterosessuali non erano da meno: non è che Michael Douglas ne uscisse bene, Douglas che dal 1987 – anno di Attrazione fatale – in poi non faceva altro che passare da una psicopatica all’altra, facendo sempre la figura del cretino. Se Basic Instinct a rivederlo oggi regge perfettamente l’usura del tempo, chi soccombe in maniera tragica è la serata del Telegatto del 1993 dove erano ospiti Stone e Douglas: Stone premia Alberto Castagna, le chiedono se sappia cucinare, Corrado poi mette in scena una gag in cui cerca di baciare Stone, lei scappa da professionista, Douglas guarda impietrito dalla platea, Corrado riesce a baciarla sul collo e lei per poco non cade: nemmeno gli sceneggiatori di Euphoria arriverebbero a tanto. —