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 2022  maggio 09 Lunedì calendario

Salgono a quattromila le piante secolari d’Italia



Il nonno di tutti gli alberi ha quattromila anni, è un olivastro di Santu Baltolu Luras, vicino Olbia, in Sardegna. Il più grande è un fico, nel vero senso della parola, ben piazzato con la sua circonferenza di 3600 metri in mezzo alla Villa Garibaldi di Palermo. Il più alto misura invece 59 metri, quanto un palazzo di una ventina di piani, e fa ombra a Cernobbio, nella Villa Erba che fu di Luchino Visconti.
Sono oltre quattromila in Italia gli alberi monumentali elencati finora. Nel primo censimento, del 1982, erano un migliaio, nel penultimo 3665. Alcuni esemplari nel frattempo sono morti, ma nel saldo tra entrate e uscite, come abbiamo tristemente imparato a dire leggendo il bollettino quotidiano del Covid, ce ne sono 400 in più, inseriti nell’albo ancora inedito che verrà pubblicato entro fine mese dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
Non sono “nuovi” alberi, perché per dirsi monumentale un esemplare deve rispondere ad alcuni requisiti: il pregio legato all’età e alle dimensioni (in cui contano circonferenza, altezza, ampiezza e chioma), un certo portamento, la rarità botanica, il valore storico, culturale, religioso, ecologico, paesaggistico. E allora perché aumentano? Perché c’è qualcuno che li cerca, li trova e ne scopre ogni giorno di nuovi. Merito soprattutto dei cittadini- scout, esploratori del verde urbano e non, che taccuino e smartphone alla mano ne segnano specie, posizioni, coordinate, scattano foto e poi li segnalano ai Comuni.
Il compito spetterebbe in primo luogo alle amministrazioni, ma i servizi giardini sono ridotti all’osso: Roma conta ad esempio appena 46 alberi monumentali, ma ce ne sono di certo molti di più in città. Tocca poi alle Regioni avviare l’istruttoria e una volta ottenuto il riconoscimento della monumentalità, la direzione generale delle foreste iscrive i singoli fusti o il gruppo di alberi nell’elenco ufficiale che conta 180 specie arboree; la più diffusa, con 580 esemplari, è la roverella.
Da quel momento scatta la tutela: i tronchi non si possono abbattere, potare, ma nemmeno curare o valorizzare senza autorizzazione del ministero, pena una multa tra 5 e 100 mila euro in caso di danneggiamento.
Così si salvano gli alberi secolari dagli espropri, dalle espansioni urbanistiche, dal tempo. «Siamo anche subissati dalle richieste di condomini d’ogni parte d’Italia che vorrebbero la tutela per evitare che la pianta al centro del loro cortile venga rimossa…Purtroppo avolte non possiamo far nulla, perché non si tratta di alberi di pregio », spiega Alessandro Cerofolini, il “capo” degli alberi monumentali e dei boschi vetusti d’Italia, alla guida della Direzione del Mipaaf che se ne occupa.
Accanto ai cittadini-scopritori ci sono poi le associazioni, le scuole, gli enti territoriali. «Chiunque può segnalarceli, ne ho scoperto qualcuno anch’io, ancora sconosciuto, vicino casa», racconta ancora il direttore.
Ma è Priverno, in provincia di Latina, la città che ne conta di più (59 esemplari), la Sardegna la regione (410 esemplari). Ognuno andrebbe recintato, pr otetto, coccolato e spiegato, con una cartellonistica uguale in tutta Italia che ne illustri caratteristiche, storia, curiosità. Ma spesso i Comuni sono inadempienti. Eppure ce ne sono di iconici, più o meno conosciuti: la leggenda di uno dei Giganti di Puglia, l’olivo del Crocifisso, nella riserva naturale di Torre Guaceto, si lega a una tempesta, un naufragio e un salvataggio; sotto alla quercia dei Cento cavalieri di Tricase (Lecce) si narra che Federico Secondo vi trovò riparo col suo esercito durante una tempesta; e alle Quercia delle streghe di Capannori, Lucca, la fiaba vuole che vi fu impiccato il burattino Pinocchio per rubargli le monete d’oro.
Il prossimo impegno, racconta Cerofolini, sarà il registro dei boschi vetusti, quelli in cui è rappresentata l’intera vita di un albero, dalla piantina al tronco morto, e in cui la mano dell’uomo, le potature, gli incendi, il traffico, non si vedono da almeno sessant’anni. Il primo censimento ne conterà 150, tredici sono già patrimonio dell’umanità.