Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 09 Lunedì calendario

Parla la studentessa americana salvata da Leo Gassmann

«Davvero è stato Leo Gassmann a salvarmi? Non lo sapevo. Vorrei conoscerlo, ringraziarlo». È ancora scossa Tilde. La studentessa americana, 29 anni, nella notte tra venerdì e sabato è stata soccorsa dal figlio dell’attore Alessandro Gassmann, mentre gridava, in un angolo buio a poche decine di metri dalle discoteche in via di Portonaccio, a est di Roma, mentre un ragazzo la molestava.
Tilde, perché era a Casal Bertone l’altra notte?
«Ero stata alla festa di una mia amica, a Trastevere: eravamo il solito gruppo di artisti, persone squisite che conosco ormai da due anni, da quando sono arrivata a Roma dalla Pennsylvania per studiare Storia dell’arte all’università di Tor Vergata.
Abbiamo passato la serata in questo giardino dietro l’Orto botanico.
Abbiamo bevuto. Lì, ho conosciuto un ragazzo che credevo fosse loro amico».
Non è così?
«Ho il forte sospetto che si sia imbucato, perché nessuno di noi lo conosceva, siamo tutte persone per bene. Durante la serata si è avvicinato a me e mi ha offerto un calice di vino, non so se dentro ci abbia messo della droga».
Poi cosa è successo?
«Io ero andata alla festa con due cari amici. Verso le tre abbiamodeciso di proseguire la serata in un locale a Portonaccio. I miei amici hanno preferito tornare a casa. Io e questo ragazzo siamo saliti su un taxi. Ha provato a toccarmi, a baciarmi. Ho dei ricordi piuttosto sfocati, dei flash. Ricordo solo che ero in strada e piangevo disperata, a un certo punto ho avuto un attacco di panico».
Ricorda Gassmann? L’ha soccorsa.
«Non proprio. Ricordo solo che il ragazzo che avevo addosso a un certo punto è scappato. Un altro ragazzo è venuto verso di me con una bottiglia d’acqua: allora era lui, Gassmann. Poi è arrivata la polizia».
Perché non ha voluto sporgere la denuncia?
«Mi hanno portata al pronto soccorso del policlinico Umberto I, anche lì non smettevo di piangere.
Dopo la visita medica, la polizia mi ha portato al commissariato Parioli, mi hanno tenuto mezz’ora e poi mi hanno detto che potevo tornare a casa».
A quel punto cosa ha fatto?
«Non sapevo dove andare. Mi sentivo sola. Avevo solo il cellulare,con il 5 per cento di batteria. Quel tipo mi ha rubato la borsa, non avevo più il portafogli né le chiavi di casa. Allora ho chiamato una mia amica che abita ai Parioli e sono andata da lei. Il giorno dopo ho chiamato il fabbro per farmi aprirela porta di casa e sabato pomeriggio sono andata a fare la denuncia nel mio quartiere, a Monteverde».
È sicura che le abbiano rubato la borsa, potrebbe anche averla persa.
«No, sono sicura che l’ha presa quelragazzo. Perché a casa delle mie amiche non c’era più. E poi ho visto che hanno provato a prelevare dei soldi con la carta di credito».
Il ragazzo che ha tentato di violentarla l’aveva mai visto prima, lo conosceva?
«No, affatto. È un tipo strano, vestiva un po’ da donna, credo che abiti nella zona di Trastevere. Spero davvero che lo prendano, perché voglio portarlo in tribunale».
Crede che Roma sia una città pericolosa?
«Sinceramente no. Penso di aver avuto tanta sfortuna. Ho incrociato la persona sbagliata nel momento sbagliato. Ma non lascerò Roma, ora è la mia città».
Davvero?
«Ho girato tutto il mondo, non mi era mai successa una cosa simile.
Non avevo mai pensato di poter essere vista come un soggetto fragile: mi sbagliavo. Quel ragazzo mi ha vista sola, disorientata e ha provato ad approfittarsi di me».