la Repubblica, 9 maggio 2022
Benetton, bufera su Schema 43
I parenti delle vittime del ponte Morandi, quelle quarantatré vite stroncate dal crollo del viadotto il 14 agosto del 2018, continuano a sentirsi oltraggiate dalla famiglia Benetton. Anche nelle scelte più recenti, come quella di chiamare Schemaquarantatré la società operativa che gestirà Atlantia, se andrà in porto l’opa lanciata dalla holding Schemaquarantadue, costituita da Edizione (Benetton) e Blackstone – con l’adesione di Fondazione Crt – per ritirare la società dal listino.
«Quello che avete letto – ha sottolineato Egle Possetti, presidente del Comitato vittime – è forse una barzelletta? In realtà non lo è. Schema 43 (come i nostri morti nel crollo del ponte Morandi, come il numero delle famiglie lasciate in ginocchio) è il nome della società che gestirà le quote societarie dei Benetton acquisite con i soldi degli italiani, sulla pelle delle nostre famiglie. Ci sono o ci fanno? Oppure “l’operazione dei 43” è stata redditizia? Siamo schifati, amareggiati, delusi, non resta altro da dire».
La famiglia Benetton ha adottato da decenni la formula “Schema”, seguita da un numero progressivo, per lanciare operazioni societarie. La prima volta risale al 1994, quando Schemaventi acquisì la Sme. Fino alla finanziaria Schemaquarantadueche lancerà l’opa su Atlantia (il prospetto è stato depositato in Consob la settimana scorsa) che a sua volta controllerà la società operativa Schemaquarantré. Un numero chebrucia, sulla pelle dei familiari delle vittime del Ponte. «Possiamo capire la ratio nella gestione del nome dei veicoli finanziari operativi della famiglia Benetton. Ma un minimo di attenzione, di etica avrebbero dovuto usarla. Invece – continua la portavoce del Comitato – proprio su questa operazione ci è sembrato di gran cattivo gusto».
Nei giorni scorsi Alessandro Benetton in un’intervista ha ammesso che dopo la tragedia del ponte Morandi «avremmo dovuto chiedere subito scusa», aggiungendo tuttavia che la famiglia aveva solo un membro nel consiglio di amministrazione in Atlantia, di cui controllavano il 30%. Un’uscita criticata dai parenti delle vittime, secondo cui i Benetton «stanno cercando di rifarsi una verginità. Un errore il silenzio dopo il crollo, certo, ma ci sono errori più grandi. Il problema è che il passaggio di Aspi allo Stato costerà a tutti noi cittadini». Critica anche la presidente della Commissione Trasporti della Camera, Raffaella Paita: «Un’imperdonabile mancanza di tatto, è bene che cambino nome».