la Repubblica, 9 maggio 2022
L’allarme dei Servizi sugli opinionisti russi in tv
Dietro la presenza di opinionisti stranieri nei talk show italiani non ci sarebbe soltanto il giornalismo. O il caso. Ma «un’operazione di disinformazione organizzata e pensata a monte da uomini del governo russo». È il sospetto del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che ha programmato nei prossimi giorni una serie di audizioni: il direttore dell’Aisi Mario Parente (l’11 maggio), l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes (il 12) e il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella (il 18).
Il sospetto non nasce per caso ma da una serie di circostanze emerse nel corso delle ultime audizioni. C’è la certezza che alcuni degli opinionisti stranieri chiamati dai talk show italiani siano a libro paga del governo di Putin. C’è il caso di Nadana Fridirkhson, presenza fissa in alcuni programmi (è stata recentemente aCarta Bianca ), che lavora per la tv del ministero della Difesa russa.
Ma sono arrivate dai nostri Servizi informazioni dello stesso tipo per almeno altre tre persone. Come si è spiegato nel corso degli incontri al Copasir, la questione evidentemente non riguarda la necessità sacrosanta di un contraddittorio. Ma attiene alla delicata questione della propaganda. Il punto di partenza sono le parole di Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per le politiche di sicurezza. Nello spiegare il motivo per cui si era deciso di mettere al bando Russia Todaye l’agenzia Sputnik aveva spiegato che, dal loro punto di vista, erano«armi nell’ecosistema di manipolazione del Cremlino», che «bombardano le menti e gli spiriti: l’informazione è il combustibile della democrazia. Se l’informazione è di cattiva qualità, anche la democrazia è di cattiva qualità». «Se dunque si è deciso di chiudere Russia Today eSputnik» ragiona una fonte della nostra intelligence, «per una questione di sicurezza nazionale, per quale motivo permettiamo che altre persone pagate da Mosca vengano a portare gli stessi concetti nelle nostre tv?».
Il terreno è scivoloso. Perché, evidentemente, c’è di mezzo la libertà di informazione. Ma secondo il Copasir cruciale: non fosse altro perché è stato lo stesso comitato, per primo, in piena pandemia a sollevare il caso delle operazioni russe in Italia in tema di disinformazione. L’intenzione ora è di procedere pergradi. Per il momento verrà ascoltato soltanto il management della televisionepubblica. Per capire l’altra faccia della medaglia. Perché se da un lato c’è Mosca che decide messaggio e volti, dall’altra c’è anche chi gli opinionisti li sceglie e li invita. Bene: esiste una lista? C’è qualcuno, magari in ambasciata, che offre i contatti? Gli autori dei singoli programmi si muovono autonomamente o c’è una regia? C’è una circostanza, infatti, che non è sfuggita: il primo maggio scorso contemporaneamente in prima serata in Italia sono andate due interviste. Quella al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov (Rete4 )e quella al giornalista amico di Putin Vladimir Solovyev (La7 ).Due voci ufficiali di Putin entrambi sotto sanzioni da parte dell’Italia e della Ue.