Domenico Quirico per la Stampa, 8 maggio 2022
PUTIN-OCCIDENTE: SCONTRO TOTALE – QUIRICO: LO ZAR SCOMMETTE SULLA RETICENZA OCCIDENTALE A USARE LA POTENZA MILITARE, VUOLE CANCELLARE IL SISTEMA BASATO SULL'ECONOMIA E SOSTITUIRLO CON LE ARMI - L'UNICO MODO PER SMENTIRLO È QUELLO DI ACCETTARNE LA LOGICA DELLA FORZA PURA, CIOÈ ENTRARE IN GUERRA DIRETTAMENTE. E FORSE GLI AMERICANI SI PREPARANO A FARLO. UNA CONTRAPPOSIZIONE CATASTROFICA IN CUI NON SI INTRAVEDONO, AHIMÈ, POSSIBILITÀ DI ARBITRATO…" -
Ora abbiamo purtroppo compreso che in questo angolo comodo e protetto la nostra confortevole e pacifica vita quotidiana non è una eterna necessità delle cose ma semplicemente un breve spazio di quiete nel mezzo dell'impetuoso e convulso fluire del mondo. Così occorre riflettere su due parole chiave tornate di moda, dal momento che la rivalità tra Occidente e la aggressiva Russia sembra destinata a oscurare odiosamente l'Europa per i prossimi anni. Le parole sono Forza e Sicurezza.
Queste due parole sono utili.
Permettono di misurare chimicamente quanto i due sistemi siano costruiti su principi opposti e profondamente antagonistici. E il disaccordo ideologico che riguarda libertà individuale, direzione della Storia, diritti dell'uomo non è certo virtuosismo pubblicitario più leggero di quello che divise Occidente e Unione sovietica nella prima Guerra fredda.
Per Stalin il capitalismo democratico era un nemico mortale e la sua esistenza una minaccia intollerabile. Secondo molti la visione putiniana del mondo ne è la continuazione diretta, a cui si aggiunge la rivalità geopolitica. I due contendenti sono spronati da diversità di principi, conflitti di interessi reali e supposti e da una vasta catena di equivoci, fraintendimenti e demagogismo. Ciascun versante proclama l'impegno di attuare ciò che proclama come azioni e ragioni difensive che l'altro schieramento intende invece come misure inaccettabili intimidatorie e prevaricatrici. Ecco dunque comparire inevitabile il concetto risolutivo di Forza.
A poco a poco in questi settanta giorni di aggressione russa alla grama Ucraina si è da entrambe le parti accentuata la tendenza pericolosa, emersa fino dal 2014 con la occupazione della Crimea e «l'aiuto fraterno» ai ribelli del Donbass, a percepire un conflitto locale in termini globali, un conflitto geopolitico in termini morali e le differenze relative in termini assoluti. Tutto questo perfetto e pericoloso sincronismo determina un incendiarsi della seconda guerra fredda come accadde nella prima fase della prima.
Questa collusione involontaria, che ovviamente non implica una equivalenza morale visto che rimane la insormontabile differenza tra chi ha aggredito e la vittima e tra le idee di una tirannia poliziesca e società libere, ruota appunto attorno al concetto di Forza. Ciascun schieramento attribuisce all'altro un piano magistrale per la dominazione del mondo e una efficienza luciferina nell'esecuzione di questo piano.
È stato Putin a trasferire questa sua concezione monopolistica della politica allo scenario globale. E sulla base di questo concetto esige che si imposti l'intero complesso della politica mondiale: da dieci anni, da quando ritiene di aver conseguito questa rinnovata dimensione della forza non soltanto ipotetica, possibile ma di fatto inutilizzabile come è quella dell'armamento atomico, ma la forza tradizionale spendibile senza problemi sul campo di battaglia.
Putin insomma ci impone una semplificazione del mondo: io sono forte e posso usarla in modo spregiudicato questa Forza. E voi? Chiede all'Occidente. O meglio: agli Usa.
Putin è un realista non un dilettante abborracciatore, e non si fa illusioni sul fatto che la potenza militare americana sia inferiore o pari alla sua. Ma è sulla possibilità che i dirigenti americani siano altrettanto e decisi a far ricorso a quella forza superiore che ha giocato la azzardosa carta ucraina e basa le escandescenze di un nuovo ordine mondiale. Indecisione e debolezza, secondo lui, sono amici intimi della politica americana caratterizzata dalla indolenza di gente rovinata dalla compulsione a prendersela comoda.
Questo sfacelo di volontà in Afghanistan e in Siria si sarebbe manifestato in modo esplicito, come una malattia irrimediabile che affratella tutti gli imperi al tramonto.
Gli occidentali per lui sono persone con il cuore di pezza e l'anima di gesso.
Nelle nuove teorie strategiche del Pentagono basate sulla osservazione satellitare, le munizioni teleguidate e la ricerca del combattimento senza contatto ci sarebbe una confessione non di superiorità tecnologica e infatuazione tecnicistica ma di debolezza pratica. E chissà che nella scelta americana di entrare (finora) nella guerra in ucraina per interposta persona fornendo un misto di tecnologia bellica micidiale e informazioni killer, non veda la conferma di questo fato americano.
L'unico modo per smentirlo dunque è quello di accettarne la logica della Forza pura, cioè entrare in guerra direttamente. E forse gli americani si preparano a farlo. Il suo ricorso brutale a una inumanità diffusa, il minacciare scempi irreparabili e inespiabili è il test sulla capacità di risposta. Per lui l'unico obbligo morale che si deve alla Storia è di riscriverla. La violenza sarebbe in grado di modellare l'economia e ribaltarne gli equilibri che lo vedono soccombente. Putin con la Forza vuole svelare le magagne di un impero logistico come quello americano che cerca di governare nell'economia-mondo un caos diffuso ma tenuto sotto controllo.
Ecco allora la seconda parola: Sicurezza. Invocata dal Cremlino come motivazione della operazione speciale: la Nato metterebbe in pericolo con la perniciosa avanzata verso Est nelle pianure ucraine la sicurezza russa. Antica ossessione degli imperi terragni di disporre di un rapporto spazio e tempo che consenta loro di manovrare e organizzarsi prima di essere colpiti al cuore da un aggressore geograficamente vicino. I satelliti di argilla legati dal patto di Varsavia non erano negli anni della Guerra fredda numero uno altro che questo spazio utile per evitare di ripetersi dell'attacco tedesco nell'estate del 1941 che quasi fece stramazzare l'Unione sovietica. Stalin, in fondo, sarebbe stato un tiranno tremebondo, con il cervello imbussolato dall'incubo di venir spacciato da una seconda blitzkrieg.
Putin rimastica queste antiche esigenze che il disastro del 1989 che il tracollo della tigre di carta e della evidente impostura dell'Urss sembrava aver cancellato. Rivuole questo spazio di sicurezza. Per ottenerlo rivendica una sorta di paradossale diritto alla guerra attraverso un paleo colonialismo di vicinato. L'Europa e l'Ucraina vi oppongono la loro contrapposta necessità di sicurezza, Putin ne sarebbe il nemico irriducibile e mortale. Con lui al potere uno spazio di sicurezza collettiva sarebbe impossibile. Contrapposizione catastrofica in cui non si intravedono, ahimè, possibilità di arbitrato.