La Stampa, 8 maggio 2022
Intervista a Diodato
Parafrasando Pietro Savastano di Gomorra, potrebbe dire «ora ci riprendiamo tutto quello che è nostro». Diodato arriva martedì all’Eurovision Song Concert come ospite speciale nella prima delle due semifinali con uno spirito particolare: la pandemia gli ha tolto dalle mani la possibilità di partecipare alla gara nel 2020 in quanto vincitore del festival di Sanremo con Fai rumore. La sua presenza sul palco ha quindi il sapore della rivincita, anche s elui minimizza. «Ovviamente mi è dispiaciuto un sacco non partecipare - dice lui - ma stava accadendo qualcosa di così grande e incredibile che a un certo punto ho smesso di pensare alle occasioni perse, tanto era travolgente quello che stava accadendo al mondo intero. Lamentarmi solo della mia piccola sfiga personale mi faceva sentire un cretino».
Fece lo stesso un’esibizione cantando da solo in un’Arena di Verona deserta, bellissima e suggestiva, cosa provava?
«Fu un’emozione fortissima e un riscontro internazionale inaspettato. Mi sono arrivati messaggi da tutto il mondo: non mi sono sentito solo perchè la potenza della musica è semrpe un incontro con lgi altri. Certo, ho pensato di aver perso l’occasione della vita, ma si è creato qualcosa di unico e impensabile. Ora sono grato per questa opportunità torinese, è come la chiusura di un cerchio».
Canterà "Fai rumore"?
«Sì, ma in una versione che non avete mai sentito e poi, diciamocela tutta, con questo titolo e di questi tempi sembra una canzone fatta apposta»!
Il testo parla di manifestare la propria umanità.
«Quello che ci è mancato di più in questi due anni. Un’umanità sconfessata da ciò che ci sta accadendo intorno. Prima si parlava solo di pandemia, Covid e ripresa e poi è arrivata la guerra, aberrante, dove però sta venendo fuori una risposta umana da buona pare del mondo libero. Ho visto delle immagini potenti e alcune erano legate alla musica».
Qualche esempio?
«Il coro fuori dal teatro di Mariupol mentre cadevano le bombe. La bambina che cantava la canzone nel rifugio sotterraneo, il video del violoncellista che suonava tra le macerie. La musica comunica una presenza. La guerra lascia un silenzio. Ancora una vostra la voglia di rompere quel silenzio è fondamentale».
Tornando all’Eurovision Song Contest, sarebbe contento se vincesse l’Ucraina?
«Non so se sarebbe giusto farla vincere solo perché c’è questo afflato popolare nei confronti della popolazione ucraina. Penso sia fondamentale dimostrare che la musica crea ponti, indipendentemente da chi li costruisce. Spero che tutti gli artisti si uniranno in un coro di pace con la voglia di manifestare una visione del mondo che non comprende le lotte fra gli esseri umani».
La musica deve diventare amplificatore della quotidianità?
«Lo vivo sulla pelle con la mia città, Taranto, e quello che siamo riusciti a mettere insieme con il 1° Maggio di Taranto. Chissà, magari gli artisti in gara all’ESC vista la situazione vorranno mettere insieme una specie di coro alla We Are The World, sarebbe bellissimo. In un momento in cui l’Europa sanguina sarebbe assurdo non parlare/cantare quello che accade».
Dopo questa esperienza da "ospite" cosa farà Diodato?
«Ho deciso di concentrarmi sul nuovo album che è scritto, finito ma ha ancora bisogno che lo segua da vicino. Mi piacerebbe molto presto partire per un tour europeo. Sono già uscito dall’Italia e mi è capitato di suonare a Buenos Aires e in altre città in giro per il mondo, ma quello che stiamo strutturando è un vero e proprio tour che mi porti in Francia, Germania, Belgio Inghilterra, Spagna, Portogallo. Non a caso sono all’Eurovision e spero mi faccia da apriporta per il viaggio che voglio intraprendere».