Corriere della Sera, 8 maggio 2022
I trucchi da ricchi del ciclismo
Camicia celeste, cravatta nera, pantaloni nocciola: è la divisa del «misuratore di calzini», il più originale tra i giudici dell’Unione Ciclistica Internazionale (Uci) di stanza ieri in piazza degli Eroi. Armato di regolo telescopico, avvicina i corridori uno a uno per verificare che la lunghezza delle loro calze non superi «l’altezza definita dalla metà della distanza tra il centro del malleolo laterale e quello della testa del perone». Ferrato in anatomia (mica è semplice centrare la testa del perone), il nostro fa rispettare alla lettera il comma 1.3.033 del Regolamento Tecnico che impedisce ai cronoman di fasciarsi le gambe con tessuti che migliorino la penetrazione dell’aria. L’aerodinamica dell’insieme bici-atleta, recita il sacro testo, non va mai alterata: ogni eventuale elemento aggiuntivo va prima approvato dall’Uci e poi messo in commercio, a disposizione di tutti.
Concentrati sui calzini, i federali ieri e venerdì hanno trascurato le bici dell’Israel Cycling Academy, sgamate dagli altri corridori e da «cyclingnews.com». Il deragliatore posteriore (il rocchetto che permette alla catena di scalare le marce) era protetto da una (totalmente inedita) gabbia di silicone aeronautico, prodotta in Olanda da un’azienda che lavora ceramiche speciali. Tale gabbietta, pare costi 800 dollari e ieri la montava anche Nibali, può servire solo a rendere la bici più filante, cosa proibitissima dal regolamento. Interpellato, l’ex ciclista Michael Rogers, ora capo degli ispettori tecnici, risponde imbarazzato che «dovrebbe trattarsi di un elemento strutturale e non aggiuntivo. Lo teniamo sotto osservazione». Osservato forse, approvato no. Negli ultimi due mesi il ciclismo professionistico ha visto comparire a sorpresa il reggisella telescopico con cui Mohoric ha vinto la Sanremo (un pulsantino alza e abbassa la sella), le gomme che si gonfiano e sgonfiano a 50 all’ora del Team Dsm alla Roubaix e ora la gabbia siliconica.
Travolta dalle novità (interessanti, certo) l’Uci non fa il suo lavoro: livellare la disparità tra i team milionari e quelli con budget all’osso. I ricchi avranno sempre una marcia in più ma la F1 insegna che senza regole di base uguali per tutti la competizione non può essere equa. Il vantaggio del ciclismo è che gambe e polmoni contano ancora tanto: ieri il miglior atleta della Israel (Alex Dowsett) è arrivato a mezzo minuto da Yates.