Corriere della Sera, 8 maggio 2022
Cesara Buonamici si sposa
«Non immaginavo che la notizia del mio matrimonio colpisse così tanto l’opinione pubblica. Io l’ho tenuta riservata, non volevo tanto rumore, ma le numerose dimostrazioni di affetto mi hanno fatto davvero piacere» Cesara Buonamici, classe ‘57, volto amato, conduttrice storica e ora anche vicedirettrice del Tg5, in estate sposerà il suo storico fidanzato, il medico israeliano Joshua Kalman, 71 anni.
Cesara, dopo 24 anni di fidanzamento vi direte sì.
«Io e Joshua stiamo insieme dal 14 settembre 1997 e in questi lunghi anni ci abbiamo pensato più volte, ma poi il matrimonio non si è mai celebrato. In fondo, non avevamo necessità, non c’erano motivi reali. Qualche volta abbiamo pensato di organizzare le nozze presso l’ambasciata italiana in Israele, oppure durante qualche viaggio all’estero. E invece dopo tanto girovagare ci sposeremo a Fiesole, il mio paese natìo, dove ho le mie radici».
È scattato un bisogno di ufficializzare l’unione?
«So che un giorno ci siamo detti, “Perché no?”. Non c’è stato dibattito. L’idea ci è piaciuta all’unisono, come un riconoscimento per noi stessi. Credo sia un bel gesto reciproco e ci ha fatto piacere che tutti gli amici abbiano accolto la notizia con tanto affetto. Mi ha commosso la reazione del mio direttore, Clemente Mimun, di tutti i miei colleghi di oggi e di tanti anni fa, come Enrico Mentana e Cristina Parodi».
Lei è cattolica osservante, il suo futuro marito è di religione ebraica. Come avete vissuto questa realtà?
«Tra noi c’è sempre stato tanto rispetto, per noi le diverse religioni sono state motivo di arricchimento. Andiamo spesso in Israele dove c’è suo fratello e le sue radici. Nei nostri anni di convivenza abbiamo vissuto insieme tutte le feste: il Natale e la Festa delle Luci, la nostra Pasqua e quella ebraica. Ci vogliamo bene anche in questo».
E per il matrimonio cosa avete deciso di fare?
«Ci sposiamo con rito civile nella mia Fiesole. Poi io desideravo molto avere una benedizione dal mio sacerdote e Joshua si è detto d’accordo. Il suo gesto mi ha riempito di gioia. È un segno di grande rispetto e di grande amore. Lui sapeva che per me era davvero importante e ha acconsentito alla benedizione».
Dove vi siete conosciuti?
«Ci siamo conosciuti a un matrimonio di una mia collega, a Roma. Cosa mi ha colpito di lui? Era attraente, affascinante. Mi ha colpito il suo modo di parlare, il fatto che non è mai scontato, mai banale. Joshua è una persona molto interessante, un cittadino del mondo che mi ha conquistato per questo, mi ha aperto una nuova visione del mondo. Perché io sono invece una formica legata al mio mondo d’origine, legatissima alla Toscana».
Una passione che vi unisce più di altre?
«In assoluto quella dei viaggi. Tanti momenti indimenticabili: Yemen, Libia, Cina, Birmania, India (quattro volte), Kenia, Tanzania. Ci ha fermato il Covid, ma ora speriamo di ripatire».
Non avete figli. È stata una scelta?
«No, non è stata una scelta. Ma abbiamo metabolizzato anche questo».
Lei è proprio una fedele, una stanziale. A gennaio ha festeggiato 30 anni al Tg5.
«È vero. Negli anni ho avuto offerte ma non ho mai avuto dubbi, perché io con Mediaset mi sono sempre trovata benissimo. Il senso di libertà che si respira lì non credo ci sia ovunque».
Racconti i suoi colleghi storici e oggi amici, con i quali avete condiviso la nascita del Tg5 nel ‘92. Cominciamo con Mentana.
«È un vulcano. Ricordo che quando non era contento della scaletta e riaggiornava la riunione eravamo tutti terrorizzati. Ci ha dato molto, ma ci ha terrorizzato».
Cristina Parodi?
«L’amica di sempre. Allora c’erano voci di rivalità tra noi due: nulla di più falso. Noi ci siamo sempre aiutate, sempre volute bene. Certo la nostra galoppata al Tg5 è stata meravigliosa».
Clemente Mimun?
«Mimun è famiglia. È un grande direttore, uno che ha un entusiasmo e una curiosità da ragazzo».
Lamberto Sposini?
«È il dolore di tutti noi, è la ferita... È con noi nel cuore».