il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2022
Stoltenberg zittisce Zelensky: «L’annessione della Crimea alla Russia perché illegale»
La Festa della Vittoria, che si celebra domani nella Piazza Rossa attizza i nazionalismi patriottici. E il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, reagisce con asprezza alle indiscrezioni di stampa, secondo cui l’intelligence statunitense ha guidato il tiro degli ucraini sui generali russi uccisi e sull’incrociatore Moskva affondato. Gli Stati Uniti “partecipano alle ostilità in Ucraina – posta su Telegram – non si tratta solo della fornitura di armi e attrezzature, Washington coordina e sviluppa operazioni militari” per conto del “regime nazista di Kiev”, “partecipando così direttamente alle ostilità contro il nostro Paese”. L’Amministrazione Biden avverte il rischio di un coinvolgimento nel conflitto; e il presidente ammonisce i vertici della difesa e degli 007 sui rischi delle fughe di notizie circa la condivisione con Kiev di dati dell’intelligence: “Le indiscrezioni sono controproducenti – dice – e ci distraggono dal nostro obiettivo”, che è fare la guerra con la vita degli altri – gli ucraini – e indebolire la Russia. La Nbc riferisce i contenuti di una telefonata di Biden a vari alti responsabili. Il capo della Cia, William Burns, parlando a Washington, dice che il presidente russo Vladimir Putin “è in uno stato d’animo in cui crede di non poter perdere e penso che sia convinto che raddoppiare gli sforzi gli consentirà di fare progressi”. Burns ritiene che il Cremlino “punterà sulla seconda fase del conflitto”.
Le parole di Volodin potrebbero trovare qualche eco al G7 virtuale di oggi, voluto da Joe Biden, mentre la Nato prepara la riunione dei ministri degli Esteri in Germania il 14 e 15 maggio. Biden chiede al Congresso e agli alleati di garantire il flusso di armi e di aiuti promesso all’Ucraina. E l’Alleanza atlantica non avalla l’apertura negoziale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, disposto a rinunciare alla Crimea. Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista alla stampa tedesca conferma che la guerra può durare “mesi o anni”, prevede un’intensificazione dei combattimenti nei prossimi giorni e dice che gli alleati “non accetteranno mai” l’annessione della Crimea alla Russia perché “illegale”. Se la diplomazia fa un passo avanti e uno indietro, sul terreno continua la battaglia nel Donbass, soprattutto nella zona del Donetsk con combattimenti anche dentro le città. Scontri a fuoco con armi leggere sono segnalati nei sobborghi della città di Severodonetsk, che aveva una popolazione di circa 100 mila abitanti e che starebbe per essere accerchiata. Vittime civili ci sono state nella città di Bakhmut, dopo un attacco missilistico su una zona residenziale. Ed è stato distrutto nella notte il Museo nazionale letterario di Hryhoriy Skovoroda, a Skovorodynivka, non lontano da Kharkiv. Nell’imminenza delle celebrazioni del 9 maggio, il presidente Zelensky invita gli ucraini a prestare attenzione agli allarmi aerei: c’è il timore che i russi vogliano compiere azioni dimostrative. Odessa è sotto coprifuoco fino a domani e ieri è stata raggiunta da diversi missili. Quattro esplosioni, nelle prime ore di venerdì, sono state sentite vicino al villaggio di Varancau, in Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldavia al confine con l’Ucraina. E almeno due droni hanno sorvolato le postazioni di una unità militare di stanza lì. Non si ha notizia di vittime.
Il mese scorso, granate erano state lanciate contro il ministero per la Sicurezza statale di Tiraspol, l’autoproclamata Capitale della Transnistria. Erano state distrutte antenne della radio russa e un’unità militare vicino a Tiraspol era pure stata colpita.
L’Onu nel frattempo chiede di riaprire il porto di Odessa, perché i depositi di grano sono pieni – si calcola di 25 milioni di tonnellate –, ma le navi non possono partire a causa del blocco russo: il Programma alimentare mondiale (Pam ) ritiene la riapertura dei porti dell’Ucraina un fatto essenziale per scongiurare l’incombente minaccia di una carestia globale, una crisi della fame che potrebbe “sfuggire di mano”.