Corriere della Sera, 8 maggio 2022
L’ex prete delle orge diventa giallista
Padova Sembra sconfortata. «Cosa ne penso del fatto che abbia scritto un libro? Guardi, credo si commenti da solo...».
L’uomo che l’ha tormentata è tornato a ricordarle il passato, anche se solo attraverso le pagine di un romanzo. Lei è una delle due parrocchiane che a fine 2016 accusarono don Andrea Contin di maltrattamenti, lesioni e abusi di vario genere.
Un caso che passò alle cronache come «lo scandalo delle orge in canonica» e che per settimane riempì giornali e talk show. Tutti a interrogarsi su quel sacerdote dalla vita sessuale sfrenata (all’epoca si disse avesse avuto una ventina di amanti) che organizzava festini a luci rosse nelle sale della parrocchia anche alla presenza di altri uomini (e di un secondo prete), dando sfogo a ogni genere di perversione.
«Mi chiamava “schiava” – raccontò una delle vittime —. Volevo smettere di frequentarlo ma mi disse che mi avrebbe uccisa...».
Il libro che secondo la parrocchiana «si commenta da solo», è quello scritto proprio da Andrea Contin, 54 anni, ormai «ex prete», visto che il 3 marzo 2017 il vescovo di Padova lo ha ridotto allo stato laicale.
L’anno successivo ottenne di patteggiare un anno di carcere. Oggi Contin si è ritirato a vita privata e nel suo sito dice di vivere nei «boschi della valle del Primiero e del Vanoi», in Trentino. E lì ha scritto un romanzo che sembra ricco di spunti autobiografici, dal titolo: «Mia madre era una ragazza. Morte di un prete a luci rosse».
Uscirà, autoprodotto, a metà giugno («In questi giorni è impegnato nella correzione delle bozze», spiega un collaboratore) ed è un giallo che racconta le indagini intorno alla vicenda di Luca Canterletti, ex prete protagonista di uno scandalo sessuale trovato morto in casa una mattina di fine ottobre.
«Per scrivere questo libro – spiega Contin – ho impiegato cinque anni e un biglietto andata e ritorno per l’inferno. Il titolo? È stata l’ultima frase che ho scritto. Come sempre la cosa più importante la scrivi quando hai terminato le altre». È il romanzo «di uno che è nato quattro volte, senza ancora mai morire davvero una sola volta».
Numerosi i richiami alla Bibbia. Nell’ultimo capitolo, l’immagine di un quadro che ritrae delle mele, un coltello, e un Cristo. «Il crocifisso annega sullo sfondo, al buio – scrive – sta guardando, ha le mani legate. Guarda noi, nudi, sbucciati, a pezzi, ma vivi. Eterni Adamo ed Eva, eternamente a caccia di paradisi». È solo finzione. Nella realtà, a esserne uscite «a pezzi», sono state le sue vittime.