Corriere della Sera, 8 maggio 2022
Lo «yacht dello zar» era pronto a salpare
Era quasi tutto pronto per salpare: bacino di carenaggio allagato, lavori di ordinaria manutenzione al termine, equipaggio pronto all’imbarco: destinazione Dubai. E invece alle 2 di notte di venerdì il misterioso Scheherazade, lo yacht di 140 metri dal valore di 700 milioni di dollari che si sospetta possa essere del presidente russo Vladimir Putin, è stato bloccato, o meglio congelato da un decreto del ministro Daniele Franco. Il provvedimento è stato notificato dagli uomini della Guardia di Finanza di Massa Carrara al comandante della nave, il britannico Guy Bennett-Pearce.
Nei documenti del ministero non si fa il nome del leader del Cremlino né quello del proprietario ufficiale, vero o presunto, l’oligarca russo Eduard Khudaynatov, ex presidente della compagnia petrolifera Rosneft e proprietario di Villa Altachiara (la residenza sul promontorio di Portofino dove morì la contessa Francesca Vacca Agusta) ma si fa cenno genericamente a un titolare che avrebbe collegamenti con elementi di spicco del governo russo e con altri oligarchi raggiunti dalle sanzioni dell’Unione europea.
Secondo indiscrezioni il nome di Khudaynatov sarebbe destinato a finire molto presto nella black list europea degli uomini di affari, favorevoli all’invasione dell’Ucraina e complici di Putin, da colpire con le sanzioni. A questo punto il congelamento dello Scheherazade diventerebbe un sequestro vero e proprio. Da ieri lo yacht è sotto la responsabilità dello Stato italiano che dovrà, in questa fase, pagare le spese per il personale e per il rimessaggio nel cantiere navale di Marina di Carrara di proprietà della società The Italian Sea Group che non ha alcuna responsabilità di ciò che è avvenuto.
Un conto che potrebbe essere molto salato. Il superyacht ha sei ponti, un dislocamento di oltre 10 mila tonnellate e motori di ultima generazione che possono raggiungere quasi venti nodi di velocità. Dispone di due piattaforme di atterraggio per elicotteri, un cinema, una grande piscina, sale giochi e soprattutto è attrezzato con sistemi di sicurezza molto avanzati, tra questi un neutralizzatore di droni spia. Gli interni, da favola, sono firmati Zuretti Yacht Design. I membri dell’equipaggio a pieno regime sono quaranta.
A definire lo Scheherazade «lo yacht di Putin» erano stati – come riportato dal New York Times — alcuni membri dell’equipaggio. I sospetti erano poi diventati indizi quando erano stati pubblicate le generalità di alcuni marinai. Nella lista, compilata a Carrara il 17 dicembre del 2020, apparivano nomi legatissimi al leader del Cremlino e ai suoi servizi di sicurezza. Tra questi gli agenti Sergey Grishin e Anatoly Furtel, e l’ufficiale addetto alla sicurezza militare Evgheny Schvedov.