il Fatto Quotidiano, 7 maggio 2022
Berlino, festa blindata
Berlino. Domenica e lunedì a Berlino saranno vietate sia le bandiere russe sia quelle ucraine. Non si potranno intonare inni e marce, non si potranno indossare uniformi militari, unica eccezione i veterani della Seconda guerra mondiale. La sera dell’8 maggio 1945, a Mosca era già passata la mezzanotte, quando la Germania nazista firmò la resa. Per gli statunitensi la guerra finì l’8, per la Russia il 9. A Berlino si celebrano entrambe le giornate. Ci saranno oltre 50 manifestazioni, molte di protesta. “Una situazione ad alto rischio” giudica Barbara Slowik, capo della polizia della Capitale tedesca, che ha mobilitato 3.500 agenti. “Proteggeremo 15 luoghi commemorativi e memoriali per prevenire qualsiasi conflitto” ha detto Slowik sottolineando l’unicità delle misure adottate per le commemorazioni di quest’anno: “Agiamo contro qualsiasi forma di sostegno, approvazione, glorificazione della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”. Tra i simboli vietati c’è la “Z”.
Il perimetro dell’ambasciata russa è protetto da transenne e camion delle forze dell’ordine. Dall’inizio dell’invasione sono stati centinaia gli attacchi contro i simboli che la Russia ha lasciato a Berlino. Il memoriale ai caduti dell’armata rossa, al parco di Treptow, è stato imbrattato di vernice. I carri armati con la stella rossa al Tiergarten, distanti poche decine di metri dal Bundestag e dalla Porta di Brandeburgo, sono stati coperti con le bandiere ucraine. Si sono registrati episodi ben più gravi contro la comunità russofona: il mese scorso è stato dato fuoco a una scuola bilingue. Per paura di proteste la diplomazia russa ha mantenuto segreti dettagli e orari delle manifestazioni dei prossimi giorni. In questo clima teso da guerra fredda, domani sera il cancelliere Olaf Scholz farà un discorso alla nazione. Registrato nel pomeriggio verrà trasmesso dai canali della tv pubblica in prima serata. Il 24 febbraio il cancelliere era apparso in tv, con un messaggio di sei minuti, per indicare la strada che la Germania avrebbe percorso dopo l’invasione russa. Andò così così. La volontà del governo era evidenziare la portata della crisi in cui stava per entrare il paese e l’Europa. Anche il discorso di domenica dovrebbe essere breve, meno di dieci minuti. Una condanna definitiva alle azioni di Vladimir Putin. Scholz deve riguadagnare la popolarità che ha perso in questi due mesi di guerra. Meno di quattro tedeschi su dieci sono d’accordo con il suo operato. I media lo accusano di essere titubante e taciturno. La questione centrale è stata l’invio delle armi pesanti in Ucraina. “Troppo poco, troppo tardi” dicono persino all’interno della sua maggioranza.
Mentre Scholz parlerà alla nazione la presidente del Bundestag, Bärbel Bas, sarà a Kiev. “Potrei anche incontrare il presidente Zelensky, ma non è ancora stato deciso” ha detto commentando l’invito del parlamento ucraino per il 77° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Europa. “Naturalmente voglio fare dei paralleli tra quella guerra e quella di oggi”. Mentre lunedì arriverà a Berlino il presidente francese Emmanuel Macron. Ci sono in programma diverse attività serali, ma i piani potrebbero cambiare. Ieri Zelensky ha chiesto a Scholz di fare un “passo potente” e recarsi a Kiev il 9 maggio. “Non ho bisogno di spiegarne il significato – ha detto Zelensky – penso che ne sia ben consapevole”.