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 2022  maggio 07 Sabato calendario

MONTE DELLE ASSOLUZIONI – LA CORTE D’APPELLO CANCELLA LE CONDANNE ALL’EX PRESIDENTE DEL MONTE DEI PASCHI MUSSARI E ALL’EX AD VIGNI NEL MIRINO PER AVER COPERTO LE PERDITE DI ANTONVENETA DOPO L’ACQUISIZIONE - REVOCATO LE CONFISCHE A DEUTSCHE BANK AG E DEUTSCHE BANK LONDON BRANCH (PER OLTRE 64 MILIONI DI EURO) E NOMURA (88 MILIONI) – ORA DIVENTA UN REBUS IL VERDETTO SULL'EX PRESIDENTE DELLA BANCA, ALESSANDRO PROFUMO E L'EX AD DI MPS FABRIZIO VIOLA GIÀ CONDANNATI IN PRIMO GRADO. E C’È UN TERZO TRONCONE ANCORA… -

Dopo anni di indagini e oltre cento udienze in primo grado, la Corte d'appello di Milano ha ribaltato la sentenza e assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste», gli ex vertici della banca Monte dei Paschi di Siena, a partire dall'ex presidente Giuseppe Mussari, che il Tribunale aveva condannato a 7 anni e mezzo di carcere. E che anche ieri, senza nascondere l'ovvia soddisfazione, non ha voluto commentare la decisione: «Ho scelto di difendermi solo e soltanto nelle aule di giustizia - ha spiegato - e non vi è ragione di mutare registro proprio oggi».

La Corte d'Appello, presieduta dal giudice Angela Scalise, ha anche revocato le confische a Deutsche Bank Ag e Deutsche Bank London Branch (per oltre 64 milioni di euro) e Nomura (88 milioni), imputate nel processo in base alla legge sulla responsabilità degli enti. Con Mussari è stato assolto l'ex direttore generale della banca senese Antonio Vigni, condannato in primo grado a 7 anni e 3 mesi. Entrambi erano ritenuti dalla procura i principali artefici di reati come il falso in bilancio e l'aggiotaggio commessi - per l'accusa - con l'obiettivo di coprire l'enorme buco di bilancio che si era creato dopo che l'istituto senese aveva acquisito Banca Antonveneta per 9 miliardi di euro nel 2008.

Tra i manager assolti c'è anche l'ex capo dell'area finanza Gianluca Baldassarri, che in aula ha ricordato come questa vicenda per lui è «iniziata in maniera drammatica», con l'arresto voluto dalla procura di Siena dove era partita oltre dieci anni fa l'inchiesta, finita poi a Milano per competenza territoriale. «Sono molto contento - ha dichiarato - che alla fine sia caduto l'ultimo pilastro di questa vicenda montata sulle menzogne di personaggi privi di scrupoli».

Al centro del processo vi erano i derivati Santorini e Alexandria, sottoscritti da Mps con il gruppo tedesco Deutsche Bank e quello giapponese Nomura che, secondo l'ipotesi accusatoria, erano serviti a nascondere la reale situazione finanziaria della banca senese. Per tutti e 16 gli imputati, fra persone fisiche e giuridiche, la sostituta procuratrice generale Gemma Gualdi aveva chiesto la conferma delle condanne, con qualche aggiustamento, dovuto alla prescrizione di alcuni capi d'accusa.

Alla lettura del dispositivo, grandissima soddisfazione è stata espressa in aula dai difensori. «La giustizia funziona, gli anticorpi costituzionali hanno reagito. Verrà il tempo per rileggere, a mente fredda, una pagina poco felice della nostra storia giudiziaria», ha affermato Francesco Centonze che con Carla Iavarone, assiste Vigni. E ancora: «Questo è il disvelamento di come si esercita il terribile potere di accusa in Italia, dove, per fortuna, esiste ancora un giudice, rintanato a Berlino», è il commento dei legali di Mussari, Tullio Padovani, Francesco Marenghi e Fabio Pisillo. «Dopo un immenso dispendio di energie professionali e personali, finalmente abbiamo restituito ai nostri assistiti la serenità», ha commentato Giuseppe Iannaccone, mentre Francesco Isolabella ha parlato di «giudici coraggiosi». «È stato riconosciuto - ha dichiarato Guido Alleva, legale di Nomura - che il comportamento della banca era stato assolutamente regolare e che l'operazione conclusa si è svolta nella piena legalità, come abbiamo sempre sostenuto». Per leggere le motivazioni della decisione bisognerà attendere 90 giorni. Ma con essa non si esaurisce il ruolo dei magistrati milanesi nella ricostruzione dei fatti intorno al crac senese.

C'è un altro filone che a breve arriverà in Appello: sono imputati l'ex presidente della banca, Alessandro Profumo (oggi amministratore delegato di Leonardo), e l'ex ad di Mps Fabrizio Viola, entrambi condannati a sei anni in primo grado sempre per aggiotaggio e falso in bilancio, nonostante le richieste di assoluzione che tanti problemi hanno rimediato alla procura (con un'inchiesta a Brescia che vede indagato l'ex capo Francesco Greco). E un terzo troncone, sulla gestione dei crediti deteriorati, ancora in fase di indagini preliminari.