ItaliaOggi, 7 maggio 2022
M5s, primo partito al Sud
«I 5stelle restano primo partito al Sud, anche se fortemente ridimensionati. Al Nord il primato della Lega resiste ma in Veneto e Friuli Venezia Giulia vanno forte i governatori leghisti, non il partito, che è stato scalzato da Fratelli d’Italia». L’analisi è di Paolo Natale, politologo dell’Università statale di Milano e consulente di Ipsos. In base alle rilevazioni dell’istituto di sondaggi presieduto da Nando Pagnoncelli, «la Lega ha perso appeal al Sud, è ritornata su una media del 10% di consensi, il progetto del partito nazionale è ormai tramontato», dice Natale. Ma i segnali peggiori per via Bellerio arrivano dalle regioni settentrionali, la roccaforte del Carroccio: «C’è uno scollamento tra base e leadership, l’elettorato leghista non capisce più quale sia la mission del partito a Roma, le ragioni per cui dopo aver decretato la fine del primo governo Conte, perché era impossibile lavorare con i 5stelle, Matteo Salvini ci sia tornato assieme con l’aggiunta di Mario Draghi come premier. I cattivi compagni di viaggio e il rappresentante principale dell’establishment, tutto in un colpo». Viste le tensioni tra Lega e Fdi, l’ipotesi di legge elettorale proporzionale chi avvantaggerebbe? «Il centrodestra se è compatto non teme concorrenti al di là dei sistemi elettorali», spiega Natale, «anche se dovessero mettersi tutti insieme sulla sponda del centrosinistra, compreso Calenda e Renzi, vincerebbe con uno scarto del 5%».
Domanda. Se tutto va bene, siamo nell’ultimo anno della legislatura, ormai alla vigilia della campagna elettorale. Come si presentano gli schieramenti alla linea di partenza?
Risposta. Abbiamo alle spalle 10 anni in cui nessuna forza politica è riuscita a mantenere la vetta delle preferenze per più di un biennio. Al giro dell’ultimo anno di legislatura, i dati ci consegnano una mappa del voto difficilmente ipotizzabile fino a qualche tempo fa, basti pensare alla Lega: era partita alle Politiche del 2018 con il 17%, alle Europee del 2019 era balzata al 34%, un successo storico, dopo tre anni è ritornata ai valori di partenza. Mentre Fratelli d’Italia dal suo sparuto 4 e rotti per cento, e stando saldamente all’opposizione, è oramai arrivata a oltre il 20%, primo partito. Ma quello che è ancora più interessante è quanto sta avvenendo sul territorio.
D. Che succede a quello che fu il primo partito delle Politiche, il Movimento5stelle e il suo 34%?
R. Il partito di Giuseppe Conte ha più che dimezzato i consensi potenziali a livello nazionale, ma nelle regioni meridionali del paese, da Roma in giù per intenderci, resta primo partito, anche se in deciso ridimensionamento rispetto al 40% di quattro anni fa. Ora siamo al 25% di consensi, con punte del 27% in Sicilia. L’anima meridionalista del Movimento, quella del reddito di cittadinanza e degli aiuti a pioggia, è rimasta intatta. Mentre non ha fatto preso la svolta meridionalista della Lega, che dal 20% delle Europee nelle regioni meridionali è tornata ai livelli pregressi del 10%. Il progetto del partito nazionale di Salvini è ormai tramontato. Il Carroccio resta il partito del Nord.
D. E come va al Nord?
R. La Lega preserva il suo primato in Lombardia e Piemonte, ma in Veneto e Friuli Venezia Giulia vanno forte i governatori leghisti, non il partito, che è stato scalzato da Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni continua a essere premiata dall’opposizione al governo, se escludiamo l’Emilia Romagna, la Toscana e l’Umbria, è al 25%, 5 punti in più della media nazionale.
D. Che sta succedendo politicamente al Nord?
R. Al Settentrione si sta consumando la frattura più grande, e per Salvini più pericolosa, tra la base e la leadership del partito.
L’elettorato leghista non capisce più quale sia la mission del partito a Roma, le ragioni per cui dopo aver decretato la fine del primo governo Conte, perché era impossibile lavorare con i 5stelle, Salvini ci sia tornato assieme con l’aggiunta di Mario Draghi come premier. I cattivi compagni di viaggio e il rappresentate principale dell’establishment, tutto in un colpo. E prima ancora faceva fatica a spiegarsi la svolta del progetto di un grande partito nazionale che inevitabilmente avrebbe portato a contrapporre gli interessi del Nord con quelli del Sud. Salvini deve darsi uno scatto se vuole usicre dall’angolo.
D. E Il Pd?
R. Il Pd è l’unico partito i cui valori nazionali sono in media anche quelli che ha sul territorio, il suo appeal oscilla tra un 18 e un 22%, salvo le regioni rosse in cui primeggia. Si conferma il partito dei centri urbani e di chi guadagna bene, una tendenza che del resto è diffusa in tutta Europa. Alle presidenziali francesi, la sinistra di Mélenchon ha vinto nel centro di Parigi, non nelle periferie, che restano appannaggio del centrodestra.
D. Viste le tensioni tra Lega e Fdi, l’ipotesi di una legge elettorale proporzionale chi avvantaggerebbe?
R. Il centrodestra se è compatto non teme concorrenti al di là dei sistemi elettorali, anche se dovessero mettersi tutti insieme sulla sponda del centrosinistra, compreso Calenda e Renzi, vincerebbe con uno scarto del 5%. Se vogliono misurarsi tra di loro, Lega e Fratelli d’Italia hanno la quota proporzionale dell’attuale legge che glielo conserte, ma con il sistema dei collegi maggioritari vincerebbero oltre il 50% dei seggi. Cambiare non gli conviene.
D. E i partiti anti sistema che fine hanno fatto?
R. Abbiamo assistito, anche complice l’epidemia, a una normalizzazione dei partiti, di tutti, anche dei 5stelle. Sta nel frattempo prendendo piede Italexit di Gianluigi Paragone, che nei sondaggi ha un gradimento del 4%, capitalizzando il consenso di quel popolo che è stato no Europa, no vax, no green pass. Da tenere sotto osservazione.