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 2022  maggio 07 Sabato calendario

Padre ucciso dal malore, moglie e figlio dalla fame

Il padre di 80 anni ha avuto un malore ma non è morto subito. La moglie 77enne costretta a letto da un ictus e il loro unico figlio 54enne invalido dopo un tragico incidente avvenuto una trentina di anni fa sarebbero morti dopo, lentamente, di inedia. Una fine terribile quella della famiglia Canullo, ricostruita attraverso complesse analisi di laboratorio dal medico legale Roberto Scendoni e dal tossicologo Rino Froldi che nei giorni scorsi hanno depositato in Procura i risultati dell’autopsia messi poi a disposizione degli eredi. A uccidere Eros Canullo, la moglie Angela Maria Moretti e il figlio Alessandro, sono state dunque cause naturali, ma è stata la solitudine, un distacco dalla comunità vissuto da tempo, che ha fatto sì che la loro drammatica fine venisse scoperta solo dopo circa due mesi dal decesso.
L’ALLARME
Era stata la sorella di Angela Maria, una donna di 77 anni che vive a Milano, a dare l’allarme dopo alcuni tentativi andati a vuoto di mettersi in contatto con la parente. Erano i primi di settembre del 2021 quando al civico 72 di Borgo Santa Croce, a Macerata, intervennero 118, vigili del fuoco e polizia. Il cancello era chiuso con catena e lucchetto, la cassetta delle lettere era traboccante di posta e, per arrivare alla villa, dall’aspetto decadente ma non visibile dalla strada, bisognava percorrere un lungo viale. I soccorritori, a quel punto, erano stati costretti a rompere la catena per poter raggiungere l’interno della casa. Porte e finestre erano chiuse, i riscaldamenti erano rimasti accesi presumibilmente da prima dell’estate e quello che era rimasto dei tre corpi era stato rinvenuto in due stanze diverse: Eros nel bagno, madre e figlio invece si trovavano nella camera da letto, lei sul letto, mentre lui giaceva a terra.
Per entrare i vigili del fuoco e i poliziotti avevano dovuto indossare le bombole di ossigeno, tanto l’aria era diventata satura per le emissioni di gas.
GLI ACCERTAMENTI
L’8 settembre i consulenti del pubblico ministero Stefania Ciccioli iniziarono l’accertamento autoptico, proseguito nei mesi successivi in laboratorio. Si è trattato di un lavoro lungo e complesso a causa delle condizioni dei resti dei Canullo.
Nella tragica vicenda un ruolo non secondario lo hanno avuto l’ambiente materiale e immateriale in cui la famiglia viveva: Eros, ex imprenditore, a 80 anni era la persona che si occupava degli altri familiari. La moglie, infatti, insegnante ormai in pensione, l’anno precedente era stata colpita da un ictus che l’aveva costretta al letto ed era assolutamente incapace di provvedere a se stessa. Mentre il figlio Alessandro aveva difficoltà deambulatorie, se fosse caduto a terra, da solo non sarebbe mai riuscito ad alzarsi. In casa (una villa isolata non visibile dalla strada) poi non c’erano cellulari, l’unico modo per comunicare con l’esterno era il telefono fisso che probabilmente Alessandro non sarebbe riuscito ad usare con la disabilità che lo aveva colpito agli arti. Un dramma della solitudine insomma, che fa venire i brividi solo a pensare alle ultime ore dei due disabili, intrappolati dentro casa senza la possibilità di sostentarsi in alcun modo. Il tutto aggravato dal sostanzialmente isolamento rispetto al mondo esterno in cui viveva la famiglia, una situazione purtroppo sempre più presente in diverse città italiane, anche di medie dimensioni come Macerata.
L’AMBIENTE
La tragica vicenda familiare dei Canullo aveva scosso l’intera comunità. «È una tragedia che ci ha sconvolto e ci fa riflettere aveva commentato all’epoca il sindaco Sandro Parcaroli. È evidente che le situazioni di solitudine e fragilità stanno aumentando in questo momento così difficile e dobbiamo essere tutti, istituzioni e cittadini, più attenti e solleciti nel riuscire a captare i bisogni legati all’isolamento sociale».
«La vicenda dei Canullo ha invece commentato ieri il capogruppo Pd Narciso Ricotta deve far interrogare la nostra comunità. Una città è veramente sicura quando si prende effettivamente cura dei propri cittadini, in particolare i più fragili ed è evidente che il nostro sistema di protezione sociale in questo caso non ha dato la risposta giusta perché la fragilità di questo nucleo familiare era nota da tempo e non è stata messa in atto alcuna strategia che potesse impedire questa fine tragica».
Benedetta Lombo