La Stampa, 7 maggio 2022
Draghi, Conte e la tensione che sale
Aprire il Parlamento di domenica, come avvenne per il Covid: è questa l’ultima proposta formulata da Conte, pronto a presentare una mozione, per far svolgere alla Camera un nuovo dibattito sui modi della solidarietà all’Ucraina e sulla qualità e la quantità di armi che l’Italia sta inviando, da ormai due mesi. Palazzo Chigi, fin qui indifferente all’escalation pacifista dei 5 stelle, s’è dichiarato disponibile a prenderla in considerazione il 19 maggio. Alzare il livello del contenzioso con Draghi serve a Conte a poter dire che il premier è partito per gli Usa e ha incontrato Biden senza un preciso mandato del Parlamento. Con il corollario che gli impegni eventualmente presi a Washington potrebbero essere smentiti da una parte importante della maggioranza.
Che ci sia un forte elemento di propaganda nella posizione di Conte è evidente. In un primo momento infatti l’avvocato del popolo aveva spiegato che i suoi dubbi sull’invio delle armi erano legati alla necessità di provvedere prima ai bisogni crescenti degli italiani, determinati dal caro bollette, dalla crescita dei prezzi dei carburanti e dall’inflazione. Curiosamente, però, al momento di votare in consiglio dei ministri il decreto Aiuti da 14 miliardi, il Movimento si è astenuto, perché il provvedimento conteneva un articolo che assegnava a Gualtieri, sindaco di Roma, i poteri per dotare la Capitale di un termovalorizzatore e risolvere così il problema dei rifiuti.
Inoltre Conte considera superato il voto con cui il Parlamento ha autorizzato Draghi a fare ciò che ha fatto durante tutto il periodo della guerra. Ma il testo, approvato a larghissima maggioranza, è chiarissimo e non prevede altri sbocchi che quello del «ritiro di tutte le forze che occupano illegittimamente il suolo ucraino». Nessuna distinzione, com’è ovvio (e come invece i 5 stelle continuano a chiedere), tra armi «offensive e difensive». E pieno sostegno, «di qualsiasi natura» (cioè, s’intende, armi comprese) da parte del governo, al popolo ucraino che resiste all’invasione russa.
Rimettere in discussione tutto ciò di fronte all’aggravamento della situazione in Ucraina sarebbe davvero difficile. Tal che neppure il pacifista Salvini sarebbe disposto a seguire Conte sulla strada di un nuovo voto parlamentare. —