Corriere della Sera, 7 maggio 2022
Medicina in tv, tra malati di cuore e ipocondriaci
Come suggeriva Alberto Arbasino, ogni tanto una gita a Chiasso fa bene. La mia Chiasso è la RSI, la tv svizzera di lingua italiana. Se non la ricevete direttamente sul televisore, è sempre possibile andare sul sito e scegliere qualche programma.
Quasi per caso sono finito su un programma di medicina perché nella presentazione si sosteneva questo: le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nelle donne, eppure nell’immaginario collettivo, sono gli uomini ad avere l’infarto. Vero. Nelle interviste che aprivano il servizio, alcuni uomini sostenevano, in dialetto ticinese, che non avevano mai sentito parlare di una donna morta per infarto. Finita la premessa, sto parlando di «Come va?», un programma di Leila Galfetti, Riccardo Silvestri e Chris Guidotti, proposto ora in una pezzatura più corta e suddiviso per argomenti. Di norma, il programma condotto da Laura Pozzi affronta temi della salute e della medicina invitando in studio medici e specialisti. Si parla di malattie ma anche di prevenzione e di novità terapeutiche.
Era dai tempi di «Check-up» di Biagio Agnes che non guardavo un programma di medicina. Il motivo? Come molti spettatori sono convinto che parlino di me, che i sintomi che stanno descrivendo sono proprio quelli che ho provato la sera prima. Non c’è niente da fare, i devoti di questi programmi sono un popolo di ipocondriaci, di malati immaginari, di persone ansiose per la propria salute, desiderose di informazioni e rassicurazioni. Per questo il medical è uno dei generi più frequentati della serialità.
«Come va?» è, appunto, molto rassicurante: le dottoresse responsabili del Cardiocentro di Lugano, è il caso di dirlo, usano parole rincuoranti. C’è una frase che mi ha molto colpito: «Le donne danno più importanza alle malattie del marito e dei figli e non pensano a curarsi». Forse è questo il motivo per cui si parla solo di infarti maschili.