Corriere della Sera, 7 maggio 2022
Karine Jean-Pierre, la prima nera gay portavoce della Casa Bianca
WASHINGTON Cambia il volto pubblico della Casa Bianca. Jen Psaki lascerà l’incarico di portavoce venerdì 13 maggio. Le subentra la sua vice, Karine Jean-Pierre, 44 anni. Sarà la prima donna afroamericana e dichiaratamente omosessuale a diventare «Press Secretary». Psaki, 43 anni, tornerà al giornalismo, come conduttrice nella rete tv Msnbc.
Il cambio della guardia è stato annunciato con largo anticipo, ma nessuno ha mai offerto una spiegazione approfondita. Certo, il compito di rappresentare il presidente degli Stati Uniti davanti ai media americani e mondiali è sicuramente gravoso, logorante. Tanto che Donald Trump cambiò quattro portavoce, tra le critiche e il sarcasmo generale. Ma Joe Biden è, per ora, più o meno in media, visto che Jen se ne va dopo soli 16 mesi di servizio.
Vedremo, allora, quanto durerà Karine Jean-Pierre, nata in Martinica, da genitori haitiani che immigrarono presto nel Queens, a New York. Papà faceva il tassista, la mamma, l’infemiera a domicilio. Karine ha avuto la possibilità e la capacità di laurearsi al New York Institute of Technology e poi di ottenere un master in relazioni internazionali alla Columbia University. Si è immediatamente tuffata nella politica, con una scalata classica. Ha cominciato con un lavoro da galoppino per un consigliere comunale, poi come staff nel comitato elettorale del candidato presidenziale John Edwards, nel 2008. Il salto decisivo nel 2012, quando viene scelta da Barack Obama come direttrice della zona Sud-est del Paese durante la campagna per la rielezione.
Da allora Karine non è più uscita dal giro Obama-Biden. In parallelo entra in «MoveOn», un’associazione progressista fondata nel 1998 e che si è distinta per l’opposizione alla guerra in Iraq.
Dopo una breve stagione come commentatrice per i canali Nbc e Msnbc, Jean-Pierre partecipa alla campagna di Biden nel 2020. Sviluppa un ottimo rapporto con Kamala Harris, che aveva già conosciuto qualche anno prima, ma alla fine viene nominata vice di Psaki.
L’avvicendamento di oggi, quindi, è nel segno della continuità. Tuttavia la nuova titolare del podio nella saletta briefing della Casa Bianca parte in una condizione di oggettivo svantaggio. Il tasso di approvazione del presidente resta molto basso, intorno al 42%. E le gaffe o le fughe in avanti di Biden talvolta hanno messo in difficoltà gli schemi sempre precisi, inappuntabili preparati da Jen Psaki.
La stessa portavoce, però, è andata fuori strada almeno una volta, sostenendo in un podcast che Peter Doocy, corrispondente di Fox News, fosse un provocatore. Biden aveva fatto anche di peggio, dando del «figlio di p.» al giornalista.
Karine dovrà affrontare una sala stampa che può diventare un campo minato, da qui alle elezioni di midterm in novembre. Le difficoltà per l’Amministrazione si stanno accumulando: la probabile sentenza che cancellerà il diritto all’aborto per tutte le donne americane; l’insidia dell’inflazione; il possibile flusso massiccio di immigranti dal Messico.
E naturalmente c’è la guerra in Ucraina: la gestione delle notizie è ormai una componente strategica.
Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, le ha rivolto un pensiero: «Le auguriamo di avere successo. Anche se in questo caso non sono affari nostri».