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 2022  maggio 07 Sabato calendario

Il punto sulla resistenza ucraina


Per gli ucraini è iniziata una nuova fase della guerra, ha detto il loro presidente Volodymyr Zelensky tre giorni fa, sostenendo che i suoi uomini in alcune regioni sono riusciti anche a riguadagnare terreno. Dichiarazioni ottimistiche, ma Mosca non rinuncia ai suoi obiettivi.
Sul campo
Partiamo dall’area di Kharkiv, a Nordest. La resistenza prima ha tenuto, quindi ha stanato gli invasori. Li ha colpiti con l’artiglieria, costringendo quella nemica a ripiegare. Insieme ai grossi calibri si è affidata, in alcuni casi, anche a piccoli droni che, dotati di telecamere, hanno sganciato vecchie granate modificate sul «tetto» dei corazzati: soluzioni economiche ma efficaci. Anche questa è la guerra. E adesso, con in dotazione i droni-kamikaze ricevuti dagli Stati Uniti, possono avere risultati maggiori. L’azione multipla degli ucraini, con la partecipazione di forze speciali, ha costretto l’invasore a ripiegare per circa 40 chilometri. Uno slancio che ha dato fiducia e che porta Kiev a parlare di controffensiva in questo settore, per allargare il controllo e sperare di rendere meno complessa la situazione a Sudest dove il nemico prende villaggi e punta all’accerchiamento delle forze di Kiev usando le stesse tecniche.
Qui sono i droni russi ad andare a caccia e qualche volta colpiscono le trincee con ordigni. Oppure indicano ai lunghi calibri, in particolare i semoventi e i micidiali lanciarazzi Smerch, dove tirare. In testa hanno sempre le cittadine di Sloviansk e Kramatorsk. Mosca cerca comunque di ridurre le perdite, procede con estrema cautela e per questo si affida al fuoco di sbarramento. Non sappiamo con quale precisione, al solito i pareri si dividono tra chi li considera meno efficaci del previsto e quanti invitano ad aspettare. È un logoramento pesante. Continuano a circolare analisi negative sui russi: gli ufficiali sarebbero scarsi, manca sempre un coordinamento efficace, qualità e morale dei soldati sono bassi. In poche parole il nuovo comandante, il generale Alexandr Dvornikov, e il supervisore, il capo di Stato Maggiore Gerasimov, non sarebbero riusciti al momento a invertire il trend negativo.
Tuttavia coloro che scommettono sul fattore tempo insistono sul fatto che Putin ne ha ancora, che può devastare quanto e come crede, e ritengono che le «bordate» avranno i loro effetti sulle postazioni avversarie. Un’interpretazione rovesciata dai critici che ritornano su un altro fattore: la riorganizzazione ucraina. Kiev – affermano – ha imparato a sue spese la dura lezione nel Donbass, ha sistemato i ranghi e le tattiche, ha imparato a conoscere le mosse degli aggressori. C’è poi un aspetto interessante: molte unità sono miste, composte da veterani – sulla quarantina, con esperienza al fronte – e reclute, in alcuni casi gli ufficiali contano su team di riservisti che conoscono personalmente. La componente umana si integra con le armi, che crescono in qualità e numeri.
L’estate
Le forniture però, a sentire Kiev, non bastano ancora. Il momento giusto per contrattaccare, secondo il consigliere Oleksiy Arestovych, non arriverà prima dell’estate: «Non sarà possibile lanciare una controffensiva finché non avremo accumulato abbastanza sistemi occidentali, sufficienti per diverse brigate», ha detto alla televisione ucraina. «I primi che possono aiutarci a fermare il nemico arriveranno in gran numero alla fine di maggio o inizio giugno». In base alla sua valutazione, una controffensiva non potrà partire quindi prima di metà giugno, o più probabilmente luglio. Una previsione che segue quella di analisti indipendenti.
Restano però da considerare due elementi: la propaganda e i segreti. Per alcuni, i difensori hanno già molto. La Germania ha appena annunciato l’invio di sette cannoni semoventi P2000, uno dei tanti «doni bellici» che possono aumentare le frecce degli ucraini e si aggiungono alle altre. I Paesi Bassi si associano alla mossa con cinque pezzi analoghi: è una porzione di un nuovo arsenale modellato con il supporto Nato. Zelensky voleva i mezzi per poter rispondere e ora ne ha ricevuti, in particolare tank, artiglieria, munizioni, radar.
La campagna strategica
C’è poi un dato di fonte ucraina: una quindicina di depositi petroliferi e raffinerie sono stati danneggiati dai missili. Sono solo una parte delle infrastrutture centrate dagli avversari, insieme a molti siti strategici, civili, militari. Per ora Zelensky non ha risorse per fermare questi colpi, che incidono sulle capacità industriali, sulla vita quotidiana dei cittadini, sul futuro dello stesso Paese. Putin, finché avrà scorte, continuerà sulle stesse strade della «campagna strategica»: punizione per un popolo che ai suoi occhi non esiste, terra bruciata, devastazioni che richiederanno anni prima di essere compensate. Sarà interessante vedere se il Cremlino proverà a interdire, con maggiore efficacia, l’arrivo di materiale bellico dell’alleanza.