Corriere della Sera, 7 maggio 2022
Mps, tutti assolti in appello
Monte dei Paschi di Siena, ribaltata la sentenza in Corte d’Appello. Assolti a Milano Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ex presidente e direttore generale della banca. Annullate anche confische per 153 milioni.
Milano Come «contrasto di giudicati» farà felici per anni i convegni di diritto: perché se nell’ottobre 2016 Monte dei Paschi di Siena (come ente) aveva chiesto e ottenuto dal gip milanese Livio Cristofano di poter patteggiare (a 10 milioni di euro di confisca e 600.000 euro di sanzione pecuniaria) l’assenza di un modello organizzativo idoneo a impedire le false comunicazioni sociali e l’aggiotaggio ascritti ai suoi ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni nel montare nel 2008-2009 sofisticate operazioni sui derivati Fresh, Santorini e Alexandria per occultare le perdite derivanti dalla strapagata acquisizione di Antonveneta, ieri quegli stessi reati vengono invece esclusi in radice dalla II Corte d’Appello di Milano. La quale, disattendendo la pg Gemma Gualdi, ribalta le 15 pesanti condanne (sino a 7 anni e mezzo) inflitte in primo grado nell’ottobre 2019 dalle giudici Trovato-De Cristofaro-Moncedi su richiesta dei pm Baggio-Civardi-Clerici dopo quasi 3 anni di udienze; assolve «perché il fatto non sussiste» sia gli ex presidente e direttore generale, sia tutti gli altri imputati da tutte le condotte di aggiotaggio, dalle false comunicazioni sociali 2011-2012 (residue a quelle del 2008-2010 già prescritte in Tribunale), e da un ostacolo alla vigilanza; e azzera le confische di 65 e 88 milioni ai rami londinesi della tedesca Deutsche Bank e giapponese Nomura, confische che all’epoca la Procura proponeva in 1 miliardo di euro.
La sentenza d’Appello decisa ieri dopo 4 mesi di processo in questo filone principale dalle giudici Angela Scalise, Maria Rosaria Rinaldi e Raffaella Zappatini – queste ultime rimaste nel collegio originario dopo che nell’aprile 2021 l’allora presidente, Piero Gamacchio andò in anticipo in pensione a seguito della divulgazione alla vigilia del processo di doglianze di negozianti per conti lasciati in sospeso in anni precedenti – si giustappone indirettamente anche all’altra sentenza (per adesso di primo grado e in attesa di Appello) nel secondo filone sui trascinamenti contabili di quelle operazioni: e cioè alla condanna che nell’ottobre 2020 un altro Tribunale aveva inflitto ai successori di Mussari e Vigni chiamati nel 2012 da Banca d’Italia a gestire l’istituto senese a un passo dal crac, Alessandro Profumo (oggi n.1 di Finmeccanica) e Fabrizio Viola, proprio coloro che avevano additato ai magistrati talune scelte di Mussari e Vigni. Di Profumo e Viola i pm milanesi in seguito avevano più volte chiesto l’archiviazione, ma i gip l’avevano respinta ordinando l’imputazione coatta, e infine nel 2020 i giudici di primo grado Tanga-Saba-Crepaldi li avevano condannati a 6 anni, ravvisando avessero anch’essi ingannato il mercato nel momento in cui «lo avevano rassicurato in vista dell’incetta di denari da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale».
Milano iniziò a lavorare su Mps nel 2014 (e chiese il giudizio già nel 2015) una volta ricevuti gli atti sull’aggiotaggio dalla Procura di Siena, dove Mussari e Vigni erano stati lì assolti in Appello da una iniziale condanna in Tribunale per ostacolo alla vigilanza, e dove il Tribunale del Riesame aveva bocciato un sequestro a Nomura per l’ipotesi di usura.
A complicare vieppiù il testa-coda è un terzo filone a Milano su ancora successivi amministratori Mps oltre a Profumo e Viola, stavolta per i criteri contabili sui crediti deteriorati, filone sul quale a metà 2021 si sono astenuti gli iniziali pm Baggio-Civardi-Clerici denunciati dal finanziere Giuseppe Bivona del fondo attivista Bluebell. In più la Procura di Brescia, su innesco di doglianze della pg Gualdi oltre che di esposti di Bivona, sta conducendo una inchiesta per l’ipotesi di omissione d’atti d’ufficio nella quale (dopo aver prima inquisito e poi chiesto di archiviare i pm Baggio-Civardi-Clerici) ha indagato l’allora procuratore Francesco Greco, e due consulenti della Procura.
Un intreccio giudiziario dal quale da ieri (mentre Mps in Borsa perdeva il 5,1% al minimo storico dopo la trimestrale con un utile sceso del 92% a 10 milioni) si slegano gli assolti con formula piena: Mussari e Vigni; il direttore finanziario Daniele Pirondini, i dirigenti dell’area finanza Gianluca Baldassarri e della tesoreria Marco Di Santo; le banche Nomura (con il top manager Sadeq Sayeed e il responsabile vendite Europa/Medio Oriente, Raffaele Ricci), e Deutsche Bank con il capo dei global capital markets, Ivor Scott Dunbar, e i manager Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Matteo Angelo Vaghi e Marco Veroni.