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 2022  maggio 07 Sabato calendario

LA SUPERFREGATA RUSSA È STATA COLPITA E AFFONDATA DALL’ESERCITO UCRAINO? I DUBBI SUL CASO DELLA NAVE RUSSA MAKAROV. DOPO 30 ORE IL PENTAGONO NON CONFERMA L’ATTACCO CHE SAREBBE STATO CONDOTTO CON I MISSILI NEPTUNE: “NOI NON C’ENTRIAMO”. PER LO STATO MAGGIORE DI KIEV SI TRATTA DELL’UNDICESIMA NAVE PERSA DAI NEMICI DALL’INIZIO DEL CONFLITTO. IL CREMLINO HA AFFERMATO DI NON AVERE NOTIZIE DI MEZZI COLPITI NELL’AREA - SI PARLA DI UN ATTACCO CON LO STESSO SCHEMA DEL MOSKVA: I RADAR RUSSI SAREBBERO CADUTI NELLA TRAPPOLA DEL SORVOLAMENTO DEI DRONI E… -

La fregata russa Admiral Makarov è stata colpita e affondata dall’esercito ucraino? A 30 ore di distanza dall’annuncio il Pentagono ancora non conferma l’attacco missilistico che sarebbe stato condotto con i Neptune. A bordo si sarebbe verificata un’esplosione seguita da un incendio, mentre dalla costa si scorgeva una colonna di fumo nero. Per lo Stato maggiore di Kiev si tratta dell’undicesima nave persa dai nemici dall’inizio del conflitto. Il Cremlino ha affermato di non avere notizie di mezzi colpiti nell’area, dove secondo gli ucraini si sarebbero invece diretti mezzi di soccorso navali e aerei, mentre in serata proprio Odessa è stata bombardata con missili dalla Crimea.



Del resto Mosca non ha mai confermato nemmeno il raid che ha affondato l’incrociatore Moskva, riferendo soltanto di esplosioni a bordo e di marinai morti, feriti e dispersi. E soltanto ieri la stampa americana ha scritto che il Pentagono ha aiutato gli ucraini a localizzare il Moskva permettendo così l’affondamento sulla cui dinamica ancora non c’è certezza. «Abbiamo seguito tutto il giorno, ma non abbiamo informazioni a conferma di quelle notizie», ha detto oggi il portavoce del Pentagono John Kirby a proposito dell’Admiral Makarov. L’attacco sarebbe stato sferrato nello stesso tratto di mare nei pressi dell’isola dei Serpenti, già diventata uno dei simboli della resistenza dopo che i suoi difensori avevano rifiutato di arrendersi (con tanto di francobollo celebrativo).



«L’abbiamo colpita con un Neptune – hanno scritto i media ucraini, citando il deputato Oleksiy Honcharenko -. Brucia da ore e i russi stanno cercando di spegnere l’incendio con navi appoggio». Secondo fonti d’intelligence citate da La Stampa almeno due aerei da guerra la sorvolano costantemente. Molto probabilmente le difese antimissile della fregata non sono operative così come era successo al Moskva. Un nuovo attacco potrebbe farla colare a picco. Anche in questo caso, secondo il quotidiano, i radar russi sarebbero caduti nella trappola del sorvolamento dei droni. Per questo la difesa antiaerea della nave non sarebbe riuscita a intercettare i 3 (o 5) missili Neptune partiti dall’oblast di Odessa. Uno dei missili l’avrebbe colpita sulla murata di dritta, ovvero il fianco destro della nave. Scatenando l’incendio e il black out dei sistemi di difesa.



La nave, progettata nel 2012 e varata cinque anni dopo, era un simbolo per Putin. Aveva sfilato nella parata del porto di San Pietroburgo nel 2018. Poi era arrivata nel mar Baltico a Sebastopoli dove era stata usata come base per il lancio dei missili Kalibr. Lunga quasi 125 metri, con 4mila tonnellate di stazza, la Makarov risulta armata con 24 missili terra-aria a medio raggio Buk e otto missili da crociera Kalibr. Come le altre fregate della stessa classe, può scortare altri mezzi e attaccare obiettivi a terra. Ha un equipaggio di circa 200 persone. L’impiego di questo tipo di navi nel conflitto è apparso finora limitato. Anche perché sarebbero state prevalentemente tenute a una distanza dalla costa di oltre cento chilometri proprio per evitare rischi di attacchi.

Tra le prove dell’attacco all’Admiral Makarov ci sarebbero le immagini satellitari dell’app Sentinel, che mostrano un’esplosione al largo di Odessa. Ma anche alcuni deputati ucraini si sono detti dubbiosi riguardo l’attacco missilistico. Il Corriere della Sera scrive che in queste ore è stato registrato nella zona un drone da ricognizione Global Hawk dell’aeronautica americana. Il sospetto è che possa di nuovo aver fornito agli ucraini informazioni essenziali per colpire la Makarov, così come successo col Moskva. Tutte e tre le fregate della classe Admiral Grigorovich appartengono alla flotta del Mar Nero, con base a Sebastopoli. Possono scortare altre navi e anche attaccare obiettivi a terra.



COLPITA LA SUPERFREGATA RUSSA Riccardo Coletti per la Stampa

La fregata russa Ammiraglio Makarov è in fiamme al largo dell'isola dei Serpenti. «L'abbiamo colpita con un Neptune - scrivono i media ucraini, citando il deputato Oleksiy Honcharenko -. Brucia da ore e i russi stanno cercando di spegnere l'incendio con navi appoggio». Secondo fonti d'intelligence almeno due aerei da guerra la sorvolano costantemente; molto probabilmente le difese antimissile della fregata non sono operative ed un nuovo attacco potrebbe farla colare a picco.

Sembra la replica esatta dell'affondamento dell'incrociatore Moskva. Anche in questo caso i radar russi sarebbero caduti nella trappola dei droni ucraini in volo radente sulla Makarov. L'antiaerea della nave non è riuscita a intercettare tutti i Neptune, dai 3 ai 5, partiti dall'Oblast di Odessa. Uno l'avrebbe colpita sulla murata di dritta, il fianco destro della nave, scatenando l'incendio che ha portato al blackout dei sistemi di difesa.

La notizia dell'attacco è immediatamente circolata in tutta l'Ucraina. «Ne affondiamo una dopo l'altra - urlavano i cosacchi in trincea a nord di Melitopol -. Adesso correranno a nascondersi in mare aperto». La fregata era tornata a costeggiare l'isola dei Serpenti da meno di 10 giorni. Di fatto era stata promossa in mare ammiraglia delle operazioni lungo la costa di Odessa ed aveva come scorta altre 3 o 4 imbarcazioni della flotta del Mar Nero.

Progettata nel 2012 è stata varata 5 anni dopo. Un simbolo per Putin tanto da sfilare in parata al porto di San Pietroburgo nell'estate del 2018.

Giusto il tempo di sfoggiare i suoi armamenti in diretta alla tv nazionale per poi essere immediatamente dirottata dal Mar Baltico a Sebastopoli. Prima come nave scorta del Moskva e poi come nave lancio dei Kalibr: i missili subsonici che hanno martellato Odessa e Mykolaiv.

Parlando con chi è lontano dai centri di lancio, dai luoghi di comando, si intuisce immediatamente il valore di questo secondo attacco navale. «L'università di ingegneria navale di Mykolaiv è intitolata proprio all'ammiraglio Makarov - ricordano i marines Ucraini -. In quell'ateneo si sono laureati migliaia di ingegneri. Quelli che hanno progettato il Moskva (quando ancora si chiamava Slava ndr) e quelli che avranno indicato alla difesa navale dove colpire la fregata». Suggestioni di soldati in guerra, ma due navi russe su due, colpite in questa "operazione speciale" hanno un legame con Mykolaiv. Simboli per un popolo, ed i suoi soldati, in guerra. Simboli per un esercito che deve fare i conti con attacchi missilistici sempre più frequenti.

La Makarov è una fregata da 125 metri, larga 15, con 200 membri d'equipaggio. È una di quelle navi a concezione moderna capace di trasportare truppe, difendere navi ammiraglie e lanciare missili. Ha 8 rampe di lancio per Kalibr: missili subsonici con testate da 500 chilogrammi di esplosivo. Gli stessi Kalibr che hanno colpito Odessa e sventato il palazzo del governatore di Mykolaiv.

Mentre l'Ucraina festeggia una seconda "vittoria navale" il mondo si chiede come sia possibile che la flotta russa, possa aver perso due navi in meno di un mese. I Neptune sono missili "made in Ukraine" lanciati dalle coste di Odessa. Costruiti a Kiev, in una delle fabbriche colpite duranti gli attichi di fine aprile, e lanciabili sia da lanciamissili mobili che da basi missilistiche. Tecnicamente l'artiglieria di Zelensky è in grado di poter progettare e gestire questo genere di attacchi. In molti, però, si sono chiesti se dietro questi due "colpi la cuore" della flotta del Cremlino non ci fossero satelliti e intelligence occidentali.

Dopo settimane il Pentagono ha deciso di rompere il silenzio. «Non abbiamo fornito all'Ucraina informazioni specifiche», ha dichiarato John Kirby in un'intervista alla Cnn. Il portavoce del Pentagono esclude ogni coinvolgimento statunitense nell'affondamento del Moskva. «Non siamo stati coinvolti nella decisione degli ucraini di colpire l'imbarcazione o nell'operazione che hanno effettuato - ha precisato -. Non eravamo a conoscenza dell'intenzione dell'Ucraina di colpire la nave». Una precisazione arrivata poche ore prima dell'attacco ucraino alla Makarov che potrebbe essere letta da mosca come l'ennesima provocazione. «Gli ucraini hanno le loro capacità di intelligence per tracciare e colpire imbarcazioni russe».