Raimondo Bultrini per “il Venerdì di Repubblica”, 6 maggio 2022
LE ELEZIONI NELLE FILIPPINE A COLPI DI FAKE NEWS - LA CORSA PER LA SUCCESSIONE A DUTERTE È DOMINATA DA FERDINANDO MARCOS II, FIGLIO DELL'EX DITTATORE, CHE PER I SONDAGGI OTTERRÀ PIÙ DELLA METÀ DEI VOTI - IL SEGRETO DEL SUCCESSO? UNA RETE DI VOLONTARI CHE LAVORA PER SMONTARE LE NOTIZIE NEGATIVE SULLA SUA FAMIGLIA- E LA STRATEGIA STA DANDO I SUOI FRUTTI: LA SECONDA FAVORITA LENI ROBOREDO DOVREBBE OTTENERE MENO DELLA METÀ DEI VOTI - MA PER GLI ESPERTI CIRCA IL 47% DEI FOLLOWER DI MARCOS SAREBBERO DEI FAKE… -
Per i nemici del negazionismo storico il voto che il 9 maggio eleggerà il nuovo presidente delle Filippine avrà un valore simbolico senza precedenti.
Nell'arcipelago cattolico con 110 milioni di abitanti e 88 milioni di utenti Facebook, grazie a una campagna web di revisionismo capillare, le tracce dell'era crudele e corrotta di Ferdinando Marcos sono ormai scomparse. Tanto che a tre decenni e mezzo dalla fine del dittatore, il suo secondogenito - che si chiama Ferdinando anche lui, ma è noto a tutti con il soprannome di BongBong - tornerà al potere.
Ferdinando II, 64 anni, secondo i sondaggi dell'autorevole gruppo Pulse Asia, otterrà più della metà dei voti degli elettori: pur senza aver mai ripudiato quella che nei comizi definisce «l'epoca d'oro del grande arcipelago», ovvero gli anni di governo di suo padre.
L'ARMA DEL WEB Dietro al successo della campagna di Marcos Jr. c'è, in buona parte, Internet. Gruppi di fact checking, tra i quali il sito news Rappler della giornalista Nobel per la Pace Maria Ressa, hanno individuato una rete che è in piedi da almeno dieci anni: è composta da navigatori (volontari o stipendiati) che lavorano per smontare le notizie negative - sul presente come sul passato - relative alla famiglia Marcos. La rete agisce a vari livelli. Pubblica post per negare che i 3.500 omicidi extragiudiziari degli anni di Marcos siano mai avvenuti.
Anche se sono documentati, così come i 36 mila casi di tortura e i 70 mila arresti indiscriminati dello stesso periodo. Le opere d'arte trovate in possesso della famiglia, da Michelangelo a Picasso? «Investimenti per il popolo che crescono di valore», proclamano i difensori di Marcos.
I dieci miliardi di dollari reclamati dallo Stato come parte del bottino che il dittatore avrebbe prelevato dalle casse statali? «Parte di un tesoro che i Marcos possiedono da prima che gli occidentali venissero a commerciare da queste parti» è la risposta. Ferdinando II stesso - che ne nega ufficialmente l'esistenza - è imbarazzato nel parlare di questo fantomatico forziere d'oro: eppure anche questa vicenda è divenuta parte della campagna di glorificazione dei Marcos, perché sui social gira la promessa che, una volta diventato presidente, BongBong aprirà la cassaforte e dividerà fra gli elettori i lingotti.
I quali - udite udite - sarebbero stati donati alla famiglia Marcos da un antico monarca di nome Tallano. Ferdinando II preferisce evitare la questione, così come tace sugli immensi possedimenti terrieri che il genitore gli ha lasciato e sul procedimento legale che lo vede accusato di aver evaso le tasse per una cifra complessiva di tre miliardi e mezzo di dollari. Se non dovesse vincere le elezioni, assicurandosi così l'immunità che spetta al presidente, Marcos Jr. - che usa sempre più spesso le stesse espressioni e persino l'acconciatura dei capelli del padre - rischia la prigione.
La Matriarca Novantaduenne Dietro al successo di Ferdinando II c'è sua madre, la famosa Imelda, vedova del dittatore e sacerdotessa del ritorno dinastico. La donna, diventata famosa nel mondo per le sue migliaia di paia di scarpe, è prima di tutto una scaltra conoscitrice dei segreti della dittatura e, basandosi su di essi, ha disegnato il successo del figlio. Novantadue anni, Imelda ha costruito il ritorno dei Marcos con certosina pazienza e lucidità, cominciando col far tornare in patria il corpo del marito imbalsamato.
Dall'esilio delle Hawaii, la salma è arrivata prima a Ilocos del Nord, terra di fedelissimi della famiglia, e poi - come primo atto del governo del presidente uscente Rodrigo Duterte, sei anni fa - nel cimitero degli Eroi nazionali della capitale, Manila. La traslazione fu l'occasione per cementare definitivamente l'alleanza dei Marcos con l'attuale leader, che ebbe Imelda come madrina dei suoi primi passi in politica: Duterte sfidò le ire dei difensori dei diritti umani di tutto il mondo portando la salma di un uomo considerato un criminale in quel luogo. Ma non se ne preoccupò troppo.
AMORE, GOSSIP E POTERE Il risultato immediato dell'intesa è evidente dall'ultimo sondaggio di Pulse Asia, secondo il quale Leni Robredo, la candidata dell'opposizione liberaldemocratica con più chance per la presidenza, raccoglierà appena il 24 per cento dei consensi.
Meno della metà del 56 attribuito al candidato BongBong e alla sua partner per la vicepresidenza, Sara Duterte, la 43enne figlia dello stravagante despota Rodrigo, ormai al termine del suo mandato di sei anni da capo di Stato. Per quanto ibrida, l'unione tra l'aristocratico del Nord e la rampolla di una nascente casata un po' cafona ma molto potente nel Sud è sempre più stretta. Sara è stata a lungo sindaca di Davao, il feudo di papà Rodrigo: appena sarà eletta vicepresidente, passerà al fratello più giovane, Sebastian, già suo sostituto ad interim, la carica di prima cittadina.
I gossip parlano anche di una nascente love story tra BongBong e Sara, che però sono entrambi sposati: pettegolezzi senza prove, che sollevano l'ironia dei democratici ma non scandalizzano nessuno. Anzi, danno un tono leggero e piccante alla kermesse elettorale. Rosso acceso i fan di Marcos Jr., verde smeraldo quelli di Sara, i colori si intrecciano sempre più spesso sotto e sopra i palchi delle feste elettorali. I siti web e i comizi dell'avversaria Robredo sono invece un tripudio di rosa: un modo per aiutare gli elettori liberali a distinguersi, anche visivamente, dal ticket rivale.
COLPI DI SPUGNA Da parte loro, Marcos II e Duterte II possono già vantare un risultato importante: entrambi sono riusciti a cancellare o a rovesciare la memoria e la narrazione dei fatti avvenuti durante i governi dei rispettivi genitori. Marites Vitug, decana dei giornalisti investigativi, editorialista di Rappler, ci spiega che «molti intellettuali progressisti, pur intuendolo, sono rimasti scioccati dallo scoprire che sarà la Generazione Z a votare in larga maggioranza per i Marcos.
Nati dopo il regime, formati in scuole dove la storia si ferma alle colonie spagnole e abituati a informarsi sugli smartphone, sono stati condizionati dalla narrativa falsificata da milioni di trolls al servizio delle due famiglie».
In campagna elettorale, accanto a Ferdinando II, c'è sua sorella maggiore Imee, 66 anni, che dal 2019 siede in Parlamento come senatrice. Imee in passato ha dichiarato di essere laureata, come pure suo fratello: in realtà nessuno dei due è in possesso di un titolo di studio universitario riconosciuto.
La donna, esperta di tv e cinema, è comunque una preziosa consigliera del brand ripulito: ha più volte dichiarato di ritenersi parte di una stirpe «predestinata» - parole sue - sulla quale mamma Imelda tiene acceso il fuoco del culto.
Non a caso anche il figlio maggiore di BongBong, prediletto della nonna, sta per entrare in Parlamento. Si chiama - va da sé - anche lui Ferdinando, detto Sandro, ha 28 anni e una laurea alla London school of economics. Ne aveva 17 quando iniziò a smanettare su Internet per aiutare il papà a pescare i voti dei giovani della sua età. Fu un successo: anche grazie al figlio, Ferdinando II vinse nel collegio di Ilocos del Nord il seggio da senatore che presto passerà proprio a Sandro.
Poi ci fu una battuta d'arresto: nonostante l'aiuto del figlio, nel 2016 Ferdinando II perse il distretto di famiglia per consegnarlo nelle mani di quella stessa candidata liberale, Robredo, che oggi si ritrova come sfidante alla presidenza. Per tutti i Marcos fu una lezione preziosa, che li convinse del fatto che il processo di eradicazione della memoria doveva andare ancora più in profondità, e che per costruire un'immagine diversa della famiglia, più moderna e più pulita, andava usato ogni strumento concesso dalla tecnologia. Senza esclusione di colpi. E senza risparmio di risorse.
CERCANSI FOLLOWER (VERI) Così si arriva alla storia di oggi. Gli esperti di Internet che seguono le Filippine stimano che il 47 per cento dei followers di Marcos - che sono un milione su YouTube e tre milioni su Facebook - non sono persone reali, ma profili falsi creati per amplificare il messaggio e dare credibilità al candidato. Lo stratagemma è comune a molti politici, ma nel caso di Ferdinando II l'uso è massiccio.
A questo si aggiunge l'alleanza con i Duterte, anche loro dediti alla stessa causa negazionista. Il risultato è una potente strategia di rete, con messaggi moltiplicati che enfatizzano il benessere portato dalla dittatura di Ferdinando I e bollano come invenzione dei mass media fatti incontrovertibili come il debito estero del Paese salito da 800 milioni all'inizio del primo mandato di Marcos nel 1965 a 28,3 miliardi quando fu cacciato nel 1986.
Da parte loro, i Duterte attribuiscono a un complotto tra opposizioni, cartelli degli stupefacenti e misteriose forze straniere, le denunce delle organizzazioni internazionali per i diritti umani relative alla sanguinosa campagna antidroga del presidente uscente che hanno portato all'apertura di un'inchiesta da parte del Tribunale penale internazionale dell'Aia. Il procedimento è ancora pendente, e per salvarsi papà Duterte conta sull'immunità che BongBong e la figlia Sara potrebbero concedergli.
A conti fatti, in meno di sei anni, durante il suo governo sono state uccisie almeno 12 mila persone fra sospetti pusher e consumatori. Un numero quattro volte più alto degli oppositori eliminati nei 14 anni dello stato d'emergenza proclamato da Marcos. Notizie che ormai nelle Filippine vengono bollate come fake news. La verità sarà presto ristabilita da BongBong e Sara, i nuovi padroni dell'arcipelago.