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 2022  aprile 19 Martedì calendario

Sulla mostra del Maxxi «What a Wonderful World»

Viviamo un tempo di sfide e di incertezze, di conflitti e di speranze. Da una parte il peso della pandemia mondiale e della guerra in corso in Ucraina, dall’altra le molteplici possibilità umane e tecnologiche che il progresso scientifico — la grande evoluzione dell’uomo che pensa — ci presenta, spingendoci verso il futuro. E’ il tema della mostra in programma al MAXXI di Roma dal prossimo 26 maggio: «What a Wonderful World» è un percorso che si snoda in un grande allestimento della Collezione Arte del Maxxi , un viaggio tra nuove e importanti acquisizioni e opere commissionate per l’occasione.


«Vale la pena di evidenziare l’impatto della parte iniziale della mostra — spiega il curatore dell’esposizione, Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi — dove «ci sarà una installazione immersiva molto grande di Franklin Evans, artista americano che dipinge ma negli ultimi anni ha sviluppato una pittura che esce dalla bidimensionalità e assume una dimensione spaziale-ambientale, seguendo l’idea di un flusso di dati che non ha più confini». Subito dopo si incontrerà installazione di Carsten Höller da una parte e il grande quadro di Thomas Hirschhorn dall’atra: un ingresso molto forte sulle tematiche della mostra. Il lavoro di Höller fu acquisito dal Maxxi nel ‘96 «ma è un’opera straordinaria perché è interattiva e il pubblico potrà sdraiarsi sulle panchine ed entrare con la testa sotto questo acquario con prospettiva totalmente ribaltata rispetto a quella tradizionale».




Dal canto suo Hirschhorn presenta uno dei suo collage pixelati, che può spingere ad una riflessione iniziale su come i dati stiano trasformando la nostra esperienza e i punti di vista, «di come l’uomo si stia de-antropizzando per dare spazio al punto di vista delle altre specie viventi». In un’altra sezione, a parlare saranno le opere di artisti che hanno a che fare con le nuove tecnologie, come Jon Rafman, Ed Atkins e Simon Denny: «Tutti e tre artisti che lavorano questa dimensione di indagine sull’inconscio tecnologico e come le tecnologie stiano trasformando la nostra percezione del reale ma anche i valori e le politiche con cui le forze economiche e politiche determinano le scelte collettive». Sono tre artisti di una generazione giovane 35-40 enni venuti alla ribalta negli ultimi anni con lavori molto forti, profondi e intensi su queste tematiche.


Non è mai semplice conoscere e comprendere la collezione di una grande museo. E il MAXXI non fa eccezione. Per questo l’esposizione assume particolare importanza: per realizzarla, ci sono voluti mesi di lavoro dedicati alla ideazione e realizzazione di un vero e proprio “prototipo innovativo e sperimentale” per l’applicazione delle nuove tecnologie alla valorizzazione della Collezione del Museo dedicato all’arte del XXI secolo. Nel visitarla, ci si immergerà letteralmente nell’arte spostandosi tra grandi installazioni ambientali, dove gli artisti ci invitano a condividere sogni, speranze, critiche, ipotesi ed esercizi, a riflettere su alcuni dei grandi temi contemporanei e su ciò che oggi percepiamo e intendiamo come ‘mondo’.


Con Rossella Biscotti e Rosa Barba si potrà cercare di capire cosa resta della ‘globalizzazione’, quali sono le dinamiche che definiscono lo spazio fisico e dell’informazione tra grandi flussi migratori che segnano le nuove geografie e percorsi invisibili nelle città metropolitane. Con Rä Di Martino, Thomas Hirschorn, Franklin Evans e James Webb ci si inoltrerà su un sentiero tra realtà e immaginario, per comprendere come incidono sulle nostra nozione di esperienza i flussi di dati che determinano ciò che vediamo e ciò che percepiamo. Ventura, Trouvé, Assael indagheranno quali mondi e quale uomo si prospettano negli ecosistemi digitali «tra inconsci tecnologici, derive algoritmiche e crypto sistemi». Le opere di Holler e Moro ci spingeranno a chiederci quale sia oggi il posto dell’essere umano in relazione alle altre specie viventi. Rafman, Denny e Atkins quanto appaia sempre più incerto e ristretto l’ambiente fisico in cui abitiamo.


Con «What a Wonderful World», grazie alla collaborazione con il centro di ricerca HER She Loves Data, verrà presentato il prototipo che può indagare — attraverso la raccolta, l’analisi, la visualizzazione e l’interpretazione dei dati — la relazione tra opera e visitatore, fornendo sintesi che possono costituire la base delle scelte di programmazione museale. Dunque al centro non ci sarà più solo l’opera d’arte in sé, ma «l’interconnessione tra arti, esperienze, tecnologie e persone, come generatrice di significati: un’esperienza in continua evoluzione con il visitatore promosso esso stesso a regista della propria esperienza». E’ infatti il visitatore stesso a costruire il «viaggio» tra le opere esposte, un viaggio mediato da un «ecosistema» museale che ne rende possibile la fruizione (interpretazione critica, allestimento, conservazione, catalogazione, didattica…). Benvenuti dunque a una mostra che sarà un’esperienza immersiva con il visitatore al centro.