ItaliaOggi, 6 maggio 2022
Periscopio
Papa Francesco teme che Putin, per il momento, non si fermerà. Tenta anche di ragionare sulle radici di questo comportamento, sulle motivazioni che lo spingono a una guerra così brutale. Forse «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. «Un’ira che non so dire se sia stata provocata – s’interroga – ma facilitata forse sì». Luciano Fontana, Corriere della Sera.
Chi si deve fermare è Biden, non è Putin. Michele Santoro, Di martedì.
Putin è un presidente democraticamente eletto, seppure molto autocratico. Carlo Rovelli, fisico.
Dopo che Michele Santoro e il ministro Lavrov (uno dei due è russo, non ricordo quale) avevano descritto i media italiani come megafoni della propaganda Nato, mi sono accostato alle tv di Putin con tanta voglia d’imparare. [Ho provato con un] reality. Si intitola Non sono gay e lo trovate anche su Youtube: otto concorrenti maschi chiusi in una casa e sottoposti a una serie di prove. Alla fine di ogni puntata viene eliminato il meno virile. Ho visto solo la sigla iniziale, con la voce fuori campo che dice: «Trovare un gay in Russia è difficile come trovare un McDonald’s aperto». A quel punto sono tornato sulla tv italiana e ho chiesto asilo politico a Un posto al sole. Massimo Gramellini, Corriere della Sera.
La giornalista che piace a Moni Ovadia dice che Zelensky è un pupazzo della Cia dedito a pratiche «sataniche e occulte». Difende l’«operazione speciale» russa, elogia il Cremlino per aver scoperto «biolaboratori» segreti del figlio di Biden e definisce Putin «l’uomo che si frappone tra noi e il Nuovo Ordine Mondiale». Ovadia chez Santoro arriva ad accusare l’ebreo Zelensky di essere filonazista sulla base delle tesi di un’antisemita e definisce i giornalisti italiani «velinari del governo Usa». Il capovolgimento dei fatti e delle parole: come colpevolizzare gli ucraini vittime di un massacro durante una manifestazione per la «pace». Luciano Capone, il Foglio.
Con la verità storica possiamo permetterci di tutto come capocomici che rimaneggiano i loro canovacci. Elémire Zolla, Aure.
In queste settimane è stato dato molto spazio al saltimbanco del Cremlino grazie anche a un sontuoso apparato televisivo che si è messo a disposizione al grido di «evviva il pluralismo dell’informazione». Non c’è niente di plurale nel garantire spazi pubblici senza sorveglianza giornalistica alla macelleria russa. Questa non è una contesa pubblica fra gentiluomini che condividono rodate regole del gioco, ma una sfida violenta e feroce all’ordine liberale. ilmachiavello.com.
[A proposito di saltimbanchi] tutto inizia con un «Ma calmati». «Calmati tu, imbecille». Poi Mughini carica Sgarbi e lo strattona. Il critico d’urto va giù come una pera cotta e gli cade anche un quadro in testa. Si rialza come una furia: «Faccia di culo, testa di cazzo, coglione, sei peggio di Putin, merda umana, fascista». Mughini minaccia: «Mi alzo e ti prendo a calci in culo». Dagospia.
Hitler volle resistere fino all’arrivo dei russi a Berlino. Avrebbe dovuto arrendersi due anni prima, quando la guerra era già perduta. Quei due anni di sopravvivenza costarono la vita a milioni di soldati e a milioni d’innocenti uccisi nei campi di sterminio. [Forse] Putin aspira a una statua nella galleria dei più grandi criminali e macellai della storia. Il posto fra Stalin e Hitler è libero. Gianni Pardo, ItaliaOggi.
Putin? Spero di vederlo appeso per i piedi sulla Piazza Rossa! Giuliano Cazzola, L’aria che tira.
La comunità mondiale è insorta indignata per il blasfemo paragone [tra Hitler e Zelensky]. Con un’omissione: i primi a tirare in ballo a vanvera Hitler a proposito della Russia di Vladimir Putin sono stati europei e americani, per non dire dei media di tutto l’Occidente [dove] il paragone ricorrente anche nelle caricature dei disegnatori è Putin eguale Hitler. Marcello Veneziani, La Verità.
Certi paragoni reggono, altri no. Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.
Per Pjotr Tolstoj – vicepresidente della Duma e trisnipote dell’autore di Guerra e Pace – l’«operazione militare speciale» russa in Ucraina andrà avanti «gradualmente» finché la Russia lo riterrà opportuno. Non ci sono scadenze in vista. «Penso che finiremo quando arriveremo al confine con la Polonia». HuffPost.
L’aggressione russa contro l’Ucraina sta facendo risorgere l’asse populista del 2018: Movimento Cinque Stelle e Lega alleati contro il governo di Mario Draghi in nome del «no» all’invio di nuovi aiuti militari. (…) Di colpo Salvini fa sapere di «avere dei dubbi» sull’invio di aiuti militari a Kiev. «All’inizio ho detto subito sì, senza se e senza ma». Ora non più. (…) Quanto a Conte, chiede a Draghi di spiegare le sue prossime mosse alle Camere, perché «nelle democrazie parlamentari bisogna venire costantemente ad aggiornare i parlamentari e il popolo». «Ci dica se siamo falchi o colombe», aggiunge in tv. Massimo Franco, Corriere della Sera.
Non c’è molto da discutere con chi preferisce la tirannia. Si può solo tentare di impedire, con i mezzi leciti che la democrazia mette a disposizione, che i suoi rappresentanti prendano il potere. [Ma] arginare gli antidemocratici non sarà facile. Se si pensa agli schieramenti politici in campo si può temere che dopo le prossime elezioni, qualunque coalizione governi, lo possa fare solo accettando un bel po’ di putiniani nelle proprie fila. (…) L’Italia sarà ancora coerentemente filoatlantica dopo le elezioni del 2023? È lecito, al momento, avere qualche dubbio. E si ricordi che se e quando cambia la politica estera è improbabile che non ci siano ricadute nella vita pubblica del Paese. Angelo Panebianco, Corriere della Sera.
L’ottimista ama la vita; il pessimista la conosce. Roberto Gervaso.