il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2022
Depp versus Heard, il processo continua
Il pirata mite veste completi da narco-boss di Cali, la regina-“merdosa” risponde con castigati corredi business-style che sottolineino l’algida bellezza affranta. Combattono in un’aula dalle linee squadrate e colori tenui. Il “defamation trial” si svolge in Virginia, a Fairfax: le armi sono parole taglienti, dettagliate relazioni di psicologi, avvocati con parcelle milionarie, registrazioni audio e video, e sterco. Lui è bello per fama, attitudine e ricordi esagerati ben visibili nel gonfiore dei sessanta anni, lei è bella per gioventù (poco meno della metà degli anni dell’ex marito), follie da attrice e nevrosi che all’improvviso appaiono sul suo viso levigato e nella fissità dello sguardo. Lui sui social vince qualche milione di like a zero, per ora, con scuorno dell’onda del #metoo, lei galleggia ancora nelle procelle del processo che la vedono sulla difensiva, dunque tanto più agguerrita. La posta in gioco sono la reputazione, la dignità e decine di milioni di dollari, o quel che resterà, pagate le parcelle di avvocati e team di pr. Depp contro Heard rappresenta il lato ludico-voyeuristico del legal drama all’americana. Un format che si nutre di classici d’Oltreoceano, con schiere di giurati da tastiera che sfornano meme feroci e gadgettistica improbabile e fantasiosa come la Barbie-Heard avvolta nella pupù apparsa sui social con lo slogan “fecal attraction”.
Mercoledì sera è toccato per la prima volta ad Amber prendere la parola: “Una volta Johnny mi ha ficcato le dita fin dentro la vagina, dicendo che stava ‘cercando cocaina’”. “Mi ha sbattuta al muro e schiaffeggiata perché avevo riso di un suo tatuaggio”. “Quando è in buona Johnny è incredibile, ma il Johnny sotto speed (anfetamine, ndr) è molto diverso dal Johnny sotto oppiacei, e il Johnny sotto quaalude (un simil-barbiturico, ndr) è molto diverso dal Johnny sotto Adderall (farmaco per la concentrazione, ndr) e cocaina: e io avevo imparato quale Johnny mi trovavo davanti…”.
Atto primo: amore. Depp e Heard si incontrano sul set di “The Rum Diary” un mediocre film prodotto nel 2011 dall’attore la cui visione fa pensare che gli abbondanti alcolici che il protagonista beve a ogni scena del film fossero davvero rum. Amber è la bella pupa del cattivo che lascia per lo squattrinato giornalista di buon cuore: si sposeranno (la pellicola è basata sulla storia vera del sulfureo giornalista Hunter Thompson). Gli attori, divenuti fidanzati, si sposano anche nella realtà, nel 2015, con una cerimonia civile nella casa di lui a Hollywood, e festeggiamenti sulla spiaggia dell’isola privata alle Bahamas; Depp, mito femminile del bello e dannato è impregnato di amore per la giovane moglie che quando torna a casa lo invita a distendersi sul divano per togliergli le scarpe e mettergli un bicchiere di vino in mano. “Nessuno lo aveva mai fatto”, ricorda in aula con intatta riconoscenza l’attore, che poi si sottopone alle domande degli avvocati sul suo rapporto con la madre: “Era nervosa, ansiosa, arrabbiata: col tempo avevo imparato quando era il momento di non stare sulla sua ‘linea di tiro’…”.
Atto secondo: divorzio. I due si separano dopo 15 mesi, nel 2016 su richiesta di lei, nell’accordo legale lei riceve 13 milioni di dollari, pubblicamente sostiene di averne avuti 7 e averli devoluti a un’associazione Lgbt, che però pare non ne abbia ricevuto neanche uno. Lei si fidanza per un anno con Bianca Butti, androgina direttore della fotografia; fino al 2012 era la compagna di Tasya van Ree fotografa-artista e ha sempre affermato la sua bisessualità, e nella primavera di un anno fa ha avuto Oonagh Paige con la maternità surrogata. Nel 2018 Johnny Depp fa causa a The Sun perché lo ha definito “marito picchiatore”: a Londra perde contro il tabloid. Intenta dunque causa direttamente contro l’ex moglie. Nel frattempo lei finisce sulle cronache di gossip per una presunta relazione a tre con Elon Musk e Cara Delevigne, modella e attrice dai consolidati gusti saffici.
Atto terzo: carnage. Il processo, iniziato tre settimane fa e che dovrebbe andare avanti per altrettante, vive sul catalogo di nefandezze che si sbattono addosso l’un l’altra: diagnosi di “disturbo post-traumatico da stress” per lei dovuta ad “abusi, violenze e umiliazioni subite” e all’“instabilità caratteriale” di lui, un dito mozzato dal vetro di una bottiglia lanciatagli contro per lui, lividi ed ecchimosi coperte con un fondotinta (che l’azienda produttrice preciserà non esser ancora sul mercato ai tempi dei fatti, ndr) per lei, cacca sul letto dove dormiva per lui, disordinate conversazioni in preda ad alcol e altro registrate da lei. “Sei un uomo bianco, pensi che il mondo ti crederà quando dirai di essere vittima di violenza domestica?”. La frase sibilata durante una lite.
Cattiverie e verità raccontate seduti al banco degli imputati nella più difficile parte da attore dei due ex innamorati.