il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2022
La villa di Claudio Graziano da 13mila euro al mese
La Difesa europea non c’è ancora, se ci fosse magari avrebbe impedito l’invasione dell’Ucraina. In compenso però dal 6 novembre 2018 abbiamo il generale Claudio Graziano a capo del Comitato militare dell’Ue. A Bruxelles, solo per l’alloggio, è costato alla Difesa 13 mila euro al mese, circa 150 mila l’anno per tre anni e mezzo. Vive in una maison de maître, un’elegante palazzina su tre livelli più uno sopraelevato, con terrazzo e giardino, circa 900 metri quadri secondo fonti locali, nell’esclusivo complesso residenziale della “Square du Bois”, che molti chiamano “Square des miliardaires”.
È un tratto dell’Avenue Louise chiuso da una cancellata a due passi dal parco del Bois de la Cambre, nella zona delle ambasciate. Lì abitano anche il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nobili e borghesi famiglie legate ai reali del Belgio e ai principi di Monaco, industriali tra cui alcuni Bialetti e da ultimo un notabile ucraino che lavora in ambasciata e parcheggia sotto casa una fiammante Maserati. Nel complesso ci sono una gran bella piscina e una sauna.
Per carità, come spiegano dal Comitato militare Ue (Eumc), la maison di Avenue Louise è “una residenza istituzionale e di alta rappresentanza”, come quella di un ambasciatore che però in genere è di proprietà dello Stato, anche perché l’ambasciata è permanente mentre all’Eumc si resta solo quattro anni. Insomma, a volte c’è da organizzare cene e ricevimenti con i ministri della Difesa e i capi di Stato maggiore dei 27 Paesi. “Avremmo dovuto affittare locali a costi superiori”, dicono all’Eumc. Infatti, nel verbale della “valutazione di congruità del canone di locazione” del 4 luglio 2018, a firma di un tenente colonnello, si legge che la maison venne scelta perché offriva, tra l’altro, “un salone e un disimpegno esterno in grado di ospitare almeno 70 persone per colazioni di lavoro in piedi” e “una sala da pranzo con 30 posti tavola con area servizi annessa”. C’è poi il “sistema di allarme” e il “servizio di guardiania”, che fa risparmiare sui carabinieri destinati a vigilare notte e giorno.
Alla Difesa c’era allora la ministra M5S Elisabetta Trenta e raccontano che si discusse a lungo dello staff. Graziano avrebbe chiesto più di 40 persone, gliene diedero 26 tra ufficiali, sottufficiali e graduati, alcuni però già interni agli uffici dell’Eumc. Loro la casa se la pagano, hanno cospicue indennità ma Bruxelles è cara e chi ha figli non mette i soldi da parte. Anni fa, peraltro, questi staff erano ben più consistenti.
Sta per lasciare, il generale. Giorni fa sotto casa sua c’era il camion di una ditta italiana di traslochi. Il 18, spiegano a Bruxelles, arriverà il generale austriaco Robert Brieger, scelto per guidare il Comitato militare Ue. Torinese, alpino, in servizio a 68 anni, Graziano è stato capo di Stato maggiore dell’Esercito e della Difesa e addetto militare a Washington, ha all’attivo missioni in Iraq e in Afghanistan e una sfilza di medaglie e onorificenze che nemmeno Francesco Paolo Figliuolo, altro alpino, che con lui lavorò alla Difesa. E poi qualche episodio divertente come quando nel 2018 tentò di stringere la mano a un manichino in divisa e qualche preoccupazione per il processo per disastro ambientale nel gigantesco poligono di Capo Teulada, su cui si apre proprio oggi l’udienza preliminare dopo che un giudice ha ordinato alla Procura di Cagliari di formulare l’imputazione, respingendo una richiesta di archiviazione. È destinato alla presidenza di Fincantieri: trattandosi di navi c’è chi avrebbe visto meglio, se deve andarci un militare, un ufficiale di Marina, ma Graziano raccoglie forti consensi e al di là della megalomania che gli attribuiscono diversi colleghi, compresi quelli che lo chiamano “Badoglio” con tutto quello che significa, ha un certo ascendente su parte dei vertici militari che decideranno sugli armamenti futuri.
Del resto, se l’Europa della Difesa è la grande assente della guerra russo-ucraina, dipende dai governi, dai loro contrasti e dalla subalternità agli Stati Uniti, non certo dai generali. Anzi, nello staff di Graziano sono soddisfatti dei risultati di questi anni a Bruxelles: per gli 8 miliardi di euro destinati alla ricerca e allo sviluppo tecnologico per la Difesa, per essere passati dalla vecchia Pesc (Politica estera e di sicurezza comune) all’embrione di un concetto strategico europeo, per le missioni Ue in corso in Africa e in Bosnia, per i 500 milioni spesi subito in armamenti per gli ucraini e per l’European Rapid Deployment Capacity che dovrebbe portare nel 2025 all’ormai famoso mini-esercito di 5.000 uomini. Sempre che l’Ue sopravviva a se stessa e alla guerra di Putin e della Nato.