Corriere della Sera, 6 maggio 2022
Intervista a Gigliola Cinquetti
Nel 1964 aveva 16 anni e vinse Sanremo con «Non ho l’età». Come fece a non montarsi la testa?
«La testa ce l’avevo già montata di mio, a prescindere». Gigliola Cinquetti a metà anni Sessanta era già una diva internazionale, due volte vincitrice a Sanremo, trionfatrice all’Eurovision, strattonata dalle tv di mezza Europa. «In tre minuti è cambiata la mia vita perché da ragazza qualunque sono diventata una piccola celebrità. Me ne sono resa conto subito, proprio lì a Sanremo dopo la prima apparizione in tv: fuori dall’albergo in un attimo fui assalita da una torma di persone. Fu una sorta di aggressione, ai limiti dell’isteria. Pensavo durasse mesi, invece è durata anni».
Lei era in coppia con la cantante Patricia Carli, in quell’edizione c’erano anche Milva, Claudio Villa, Gino Paoli, Modugno, Gaber, Tony Renis. Un’adolescente che batte i giganti... Che emozione provò?
«Non mi fece nessun effetto, perché io ero assolutamente consapevole di me stessa, nella mia presunzione di ragazzina. Oltre a me c’erano altri esordienti, non avevamo nessun rispetto o timore riverenziale di fronte a fame che noi ritenevamo già tramontate. Ai nostri occhi loro erano i “vecchi”. Sapevamo perfettamente di essere noi i vincenti».
Il cliché della ragazzina timida non le apparteneva?
«Io ero sì timida, non mi piaceva per niente essere esposta agli assalti del pubblico, né essere costretta a parlare, a dire qualcosa. Cantavo proprio perché non mi andava di parlare. Ma c’era la consapevolezza che noi eravamo una generazione nuova, che eravamo per la prima volta i veri protagonisti».
Dopo Sanremo arrivò prima anche all’Eurovision.
«In poche settimane vinsi Castrocaro, Sanremo, poi mi chiamarono a cantare all’Olympia di Parigi, tutto il giorno alle Galeries Lafayette suonavano la mia canzone, mi esibii alla tv tedesca: ero già una cantante internazionale, l’Eurovision fu quasi la naturale conseguenza, non c’era più da stupirsi di niente. Non ho l’età fu un successo davvero globale, i miei dischi sono arrivati anche a Kinshasa».
Nel 1966 altra vittoria a Sanremo con «Dio, come ti amo» in coppia con Modugno.
«Fu un riconoscimento entusiasmante perché fu una scelta esclusivamente di Mimmo. Mi chiese di incontrarlo e di ascoltare questa canzone da soli in una stanza, prese la chitarra e me la cantò. Io ero una bambina che leggeva tanti libri d’avventura e sognavo una vita di avventure. La sua musica per me rappresentava quel mondo di avventura che avevo sognato da bambina».
Però Modugno andò da solo all’Eurovison. Lei ci rimase male?
Quando vinsi la prima volta a Sanremo non avevo alcun timore
dei big
Agli occhi di noi esordienti erano già tramontati
«No. Mi sembrava giusto che chi aveva scritto la canzone ne facesse ciò che voleva; già mi sentivo più che riconoscente a Mimmo per Sanremo. Che altro potevo volere?».
La canzone arrivò ultima. A lei quindi è andata bene non esserci...
«Magari io non arrivavo ultima... ma non prima probabilmente, era un pezzo che richiese tempo per diventare un evergreen».
Poi, nel pieno successo, lasciò la musica per dedicarsi alla famiglia.
«Sono stata per 15 anni con la valigia in mano, ricordo ancora la fatica e l’intensità di quelle esperienze. Ma quando mi sono sposata nel 1979 e ho fatto due figli mi sono detta che non potevo continuare ad andare in giro per il mondo. Soprattutto non volevo. Volevo godermi la vita. Lavorando e basta tutto ti passa davanti, un giorno sei qua, un altro là, non costruisci niente per te. Io invece volevo costruire, volevo divertirmi, volevo godere la mia vita. Era uno spreco vedere posti belli, vivere esperienze intense ma non poterle condividere con nessuno. Il successo è stato un mezzo, non un fine».
Nel giorno della finale, sabato 14, all’Eurovision tornerà a cantare «Non ho l’età».
«La gratitudine per il successo che ho avuto è totale; se non ci fosse stato non avrei questo dono straordinario di cantare un brano dolcissimo che è stato il talismano della mia vita, ogni parola di quel brano l’ho introiettata. E quel successo così trasversale ha finito per legarmi intimamente anche a persone che non conosco personalmente».
In gara ci sono Mahmood e Blanco.
«Sono deliziosamente teneri, mi piacciono nella loro grazia».
Oggi per cosa non ha l’età?
«Per tutto. Mi sento ancora immatura, e mi piace questa sensazione».