Corriere della Sera, 6 maggio 2022
La conta dei generali morti
Il primo è caduto nell’imboscata a una colonna di carri armati verso Kiev: Magomed Tushayev era un fedelissimo del dittatore Ramzan Kadyrov in Cecenia, dove aveva fama di «persecutore di omosessuali». L’ultimo è stato ucciso il 2 maggio vicino a Izyum, in una scuola diventata comando avanzato della Seconda Armata in Donbass: Andrei Simonov, 55 anni, esperto di cyber war, ha perso la vita quando missili ucraini hanno centrato un convoglio di 30 mezzi corazzati; l’obiettivo principale del blitz era la missione in prima linea di Valery Gerasimov, massimo comandante russo; il «mascellone» che compare accanto a Vladimir Putin al Cremlino aveva appena lasciato la scuola. Tra il primo e l’ultimo, una decina di altri generali russi sono morti nell’«operazione speciale». «È quasi finita», aveva assicurato il comandante della 49ma armata Yakov Rezantsev alle sue truppe a fine febbraio. Per lui tutto è finito un mese dopo, quando il generale a due stelle è saltato in aria in un raid dell’artiglieria ucraina nei pressi dell’aeroporto di Kherson.
Per ritrovare una moria di alti ufficiali come questa, bisogna tornare indietro di 80 anni: durante la Seconda guerra mondiale, circa 235 generali sovietici morirono in combattimento secondo i dati raccolti dallo storico Aleksander Maslov. Ma anche nel periodo peggiore, dal giugno 1941 al novembre 1942 quando l’Armata Rossa circondò la Wehrmacht a Stalingrado, la media delle perdite tra gli alti gradi mandati da Mosca fu di sei al mese. Più o meno le cifre di oggi.
Il confronto
In Vietnam gli Usa persero nove generali (per elicotteri abbattuti) in vent’anni di conflitto
Gli americani in vent’anni di conflitto in Vietnam persero nove generali, la maggior parte a bordo di elicotteri abbattuti dal nemico. E persino nell’occupazione dell’Afghanistan, cominciata nel 1979, l’Urss contò nei primi sei mesi non più di sei generali morti. In Ucraina i russi possono affidarsi alle moderne comunicazioni criptate delle radio Azart, ma il problema è che non hanno abbastanza apparecchi. E per anni la Cia ha addestrato i paramilitari ucraini sul fronte del Donbass (compresi i cecchini) a intercettare il nemico. Il maggiore generale Andrei Sukhovetsky, 48 anni, pluridecorato paracadutista, è stato ucciso dal proiettile di un tiratore scelto a Hostomel, fuori Kiev, quattro giorni dopo l’inizio dei combattimenti. La sua morte è stata certificata ai funerali, nella città portuale di Novorossiysk sul Mar Nero. Il vice sindaco ha detto che Sukhovetsky «è morto da eroe». Altre conferme sono indirette: la scomparsa di Vitaly Gerasimov, comandante della 41ma Armata, era stata annunciata dall’intelligence di Kiev a inizio marzo. Pochi giorni dopo una conversazione tra agenti dei servizi di sicurezza russi, intercettata e resa pubblica, ha provato la morte del loro superiore, già veterano di molte campagne dalla Cecenia alla Siria, passando per l’annessione della Crimea nel 2014.
Il generale Oleg Mytyaev, 46 anni, anch’egli veterano della Siria, è stato ucciso a Mariupol, dopo che le forze ucraine avevano intercettato una comunicazione che lo localizzava. I russi sul campo si ritrovano spesso a usare i telefonini, rendendo più agevole l’individuazione di «bersagli grossi». Ufficialmente le autorità di Mosca non hanno mai fatto parola di queste perdite, che testimoniano le difficoltà incontrate sul terreno dall’armata di Putin. Ma forse al Cremlino non deve dispiacere troppo se queste notizie filtrano alla popolazione. Come dire: vedete, non muoiono soltanto i coscritti; anche i generali sono in prima linea e sacrificano la vita con i loro soldati.