Corriere della Sera, 6 maggio 2022
La Russia ha simulato il lancio di missili nucleari
Un segnale, un avvertimento per la Nato del futuro,quella che, con tutta probabilità, comprenderà anche Finlandia e Svezia. Ieri pomeriggio, la Russia ha simulato il lancio di missili nucleari da Kaliningrad, la sua enclave occidentale sul Mar Baltico, incastrata tra Polonia e Lituania. E per una volta, contrariamente al silenzio che avvolge tutto quel che riguarda le forze armate, è stato lo stesso ministero della Difesa a sottolineare come le unità di combattimento impiegate abbiano anche «effettuato operazioni in condizioni di radiazioni e contaminazione chimica». Non è un caso, ovviamente. L’esercitazione infatti è una delle fasi previste dal sistema difensivo di allerta delle forze nucleari, deciso da Vladimir Putin pochi giorni dopo l’inizio dell’Operazione militare speciale. Era il 27 febbraio. Il presidente aveva convocato al Cremlino il ministro della Difesa Sergey Shoigu e il Capo di Stato maggiore Valeri Gerasimov, gli altri due uomini che possiedono i codici della valigetta nucleare. E aveva dato l’ordine dello stato d’allerta. Di quell’incontro, si ricordano soprattutto le facce perplesse dei due sottoposti, che parevano poco entusiasti dell’idea. Ma chi comanda è Putin. Così, le esercitazioni di ieri hanno coinvolto più di cento militari russi che hanno simulato diversi lanci di missili nucleari in situazione di attacco. Le forze armate hanno effettuato attacchi singoli e multipli contro obiettivi diversi, imitando situazioni di guerra con aeroporti, infrastrutture difensive, difesa dell’equipaggiamento militare e dei posti di comando.
L’Amministrazione Biden, ha preso nota, anche se il portavoce del Pentagono, John Kirby, non ha commentato direttamente. L’operazione di ieri segue il test del super razzo Sarmat,in grado di colpire direttamente gli Stati Uniti. Fa parte, dunque, di un’escalation studiata da Putin. A Washington stanno esaminando con attenzione le mappe mostrate da Mosca: i missili lanciati da Kalingrad potrebbero colpire Berlino in 100 secondi e Londra o Parigi, in 200. Nella capitale americana,però, prevale l’idea che Putin abbia voluto intimorire soprattutto la Svezia e la Finlandia, i due Paesi che sono pronti a rinunciare alla storica neutralità per confluire nella Nato.
Nelle scorse settimane il Cremlino aveva fatto sapere ai governi di Helsinki e di Stoccolma «che non saranno più al sicuro se entreranno nell’Alleanza Atlantica». Il Mar Baltico è stato finora relativamente risparmiato dalle tensioni tra Occidente e Russia. È un’area comunque strategica: da lì passa gran parte del greggio russo esportato in Europa. La Svezia, per altro, ha già alzato il livello di allerta del suo esercito e della sua marina, rafforzando le difese delle Isole Gotland, a metà strada tra Kalingrad e San Pietroburgo.
I due Paesi potrebbero finalizzare la richiesta di adesione entro il vertice della Nato, in programma a Madrid alla fine di giugno. Poi si aprirebbe un periodo di transizione, in cui i 30 partner dell’Alleanza dovrebbero ratificare l’allargamento. Il portavoce del Pentagono, Kirby, ha fatto sapere, misurando le parole: «Noi siamo pronti a fornire assistenza per la loro sicurezza nel caso Svezia e Finlandia dovessero averne bisogno». Come dire: sale la tensione anche nel Baltico.